venerdì 30 ottobre 2009

Lo IED di Torino disegna le Fiat-Chrysler del futuro


L'esercitazione degli studenti del secondo anno del corso triennale in Transportation Design - Car Design, che si tiene presso l'Istituto Europeo di Design di Torino, era tanto complessa quanto intrigante. Gli aspiranti designers hanno infatti dovuto immaginare alcune vetture che fossero il potenziale risultato della collaborazione tra il Gruppo Fiat e il Gruppo Chrysler, ma iniziando nel febbraio 2009, cioè ancor prima dell'ufficializzazione dell'accordo. Pensando, dunque, al rispetto delle caratteristiche dei singoli marchi (come l’economia e il basso impatto ambientale per Fiat, o le piattaforme, le capacità industriali e l’ampio mercato di riferimento per Chrysler), gli studenti hanno anche dovuto immaginare una concreta condivisione di piattaforme: ciò è stato possibile grazie al team di docenti che ha monitorato l'intero sviluppo del progetto, ma anche attraverso l'incontro diretto del gruppo di lavoro con i designers del centro stile Fiat. L'esercizio, partito in febbraio e conclusosi a luglio 2009, ha previsto innanzi tutto la realizzazione di un concept da parte di ciascuno dei 37 studenti; di questi, ne sono stati selezionati 13, e infine soltanto due sono stati scelti per la realizzazione di altrettanti modelli, in scala 1:4. La prima vettura si chiama Biov ed è stata ideata da Roberto Testolin, con l'obiettivo di ridurre i costi di produzione di una vettura del segmento A dalle caratteristiche ecologiche, e destinata ai giovani. Questo assunto spiega la forma moderna ed essenziale, costituita da poche superfici e da materiali plastici di facile realizzazione e molto leggeri, assemblati tra loro mediante un sistema di sovrapposizione. La particolare forma della "cellula" ad uovo garantisce abitabilità, protezione dei passeggeri e anche una certa efficienza aerodinamica, in rapporto alle dimensioni generali. La Jeep PYGMY è invece la proposta di Vasiliy Kurkov: al contrario dell'essenzialità del progetto precedente, qui l'obiettivo è la creazione di una Jeep "europea", che integri lo spirito del fuoristrada americano. Basata su una piattaforma molto compatta (è quella della Fiat Panda Cross 4x4), con abitacolo a due posti, la vettura ha una carrozzeria le cui parti sono fortemente trasformabili e personalizzabili, passando da una "shopping car" a una sportiva con vocazione rallystica... Lo stile è contemporaneamente retrò e high tech, e con effetti appariscenti - si veda, ad esempio, il frontale in contrasto cromatico o l'originalissima soluzione del lunotto circolare in coda; anche gli interni mantengono la stessa filosofia, non trascurando una sensazione di lusso. Dopo questo progetto, gli studenti sono ora pronti per una nuova sfida: affrontare il terzo e ultimo anno del corso, con un brief ancora una volta proposto insieme ad una casa automobilistica, e immaginando le forme e alle tecnologie delle automobili del futuro.
(Fonte: www.omniauto.it - 27/10/2009)

giovedì 29 ottobre 2009

Dopo aver "clonato" la Panda, Great Wall accusa Fiat di spionaggio


La società cinese Great Wall Motor ha sporto denuncia contro la Fiat per presunto furto di segreti commerciali in relazione alla piccola vettura Peri. Lo hanno annunciato la stessa azienda e il suo avvocato all'agenzia Afp, aprendo così una nuova puntata di una querelle che va avanti da tre anni, nei quali la casa torinese ha sempre sostenuto che la Peri è sostanzialmente un clone della Panda. Secondo quanto spiega il legale Liu Hongkai, Great Wall ha depositato il ricorso presso la Corte intermedia di Shijiazhuang, nella provincia di Hebei, affermando che la Fiat avrebbe fotografato la nuova vettura Peri, prima del lancio nel 2007: «Nel 2007 - ha riferito Liu all'Afp - la Fiat ha inviato qualcuno allo stabilimento Great Wall, che ha scattato delle foto segrete della vettura ancora in corso di sviluppo. Abbiamo denunciato la Fiat per essersi introdotta nella fabbrica e aver rubato dei segreti commerciali». Un responsabile dell'azienda cinese, che ha voluto mantenere l'anonimato, ha confermato all'Ansa la denuncia, che sarebbe avvenuta in giugno, senza fornire ulteriori dettagli. La Fiat, invece, respinge le accuse affermando di non aver ricevuto alcuna notifica ufficiale: «Vorremmo sottolineare - dice un comunicato del Lingotto - che in 110 anni di esistenza, la Fiat non ha mai plagiato nè imitato il design di nessun altro costruttore nel mondo». Secondo la Fiat, infatti, le accuse vanno ribaltate, perchè in realtà la Peri sarebbe una imitazione della Panda. Lo sottolineò nel 2006 il presidente del Lingotto Luca Cordero di Montezemolo, che dopo aver visto la vettura cinese esposta al Motor Show, ironizzò: «Se non altro dimostrano di avere buon gusto». In seguito il Lingotto ricorse alle vie legali sia in Cina che in Italia. Mentre il tribunale e la Corte d'Appello di Torino hanno dato ragione alla Fiat, i giudici cinesi hanno invece scagionato la Great Wall.
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 20/10/2009)

mercoledì 28 ottobre 2009

Elkann su Fiat: crescere all'estero per crescere in Italia


"La centralità dell'Italia nella Fiat è tuttora importante. Riuscire ad ampliare il perimetro è l'unica vera garanzia per mantenere nel tempo ciò che c'è in Italia". Lo ha detto il vicepresidente della Fiat John Elkann, incontrando giovani e insegnanti in occasione di "Open Mind", manifestazione di cinque giorni a Torino che prevede incontri con un centinaio di personalità dell'imprenditoria della cultura delle istituzioni. "Il mercato italiano - ha proseguito Elkann - non è sufficientemente grande per l'industria dell'auto. E dunque ciò che è avvenuto è stato di ampliare il perimetro geografico per accrescere le nostre possibilità e la nostra organizzazione, in sintesi il raggio d'azione ed essere sempre più competitivi". "Questo - ha detto ancora Elkann - fa sì che la Fiat possa andare avanti positivamente e avrà ricadute positive sull'Italia. Se al contrario non lo facesse perderebbe velocità e a quel punto le possibilità che la Fiat continui ad esistere sono molto basse. Uno può non volerlo vedere ma è la realtà. Non c'è miglior garanzia per la Fiat in Italia di sviluppare l'auto in tale perimetro, non c'è uno spostamento della produzione ma c'è soltanto un aumento di perimetro che è stato fatto per esempio con l'accordo Chrysler, a garanzia della Fiat e a beneficio della sua presenza in Italia". Dopo il suo intervento Elkann, avvicinato dai giornalisti che gli hanno domandato del piano Chrysler, ha dato appuntamento al 4 novembre, giorno in cui verrà reso pubblico. "Aspettiamo il 4 novembre", ha dichiarato.
(Fonte: www.asca.it - 28/10/2009)

martedì 27 ottobre 2009

La Chrysler che verrà secondo il WSJ


Chrysler dice addio a molti dei suoi modelli e affida il proprio rilancio ai quelli Fiat: la prima a sbarcare negli U.S.A., nel 2011, sarà la 500, prodotta in Messico. L'Alfa Romeo, dopo oltre un decennio di assenza, farà il suo nuovo esordio in territorio americano nel 2012 con la MiTo. Per il pubblico americano l'Alfa si farà anche SUV: la vettura, che sarà basata sulla piattaforma del Jeep Grand Cherokee - scrive il New York Times - punta a imitare i successi della Bmw X3. Il piano industriale della casa automobilistica statunitense sarà svelato il prossimo 4 novembre dall'amministratore delegato Sergio Marchionne, con una presentazione-fiume stimata in sei ore, ma le prime indiscrezioni a una settimana dall'atteso evento iniziano a circolare. Secondo il Wall Street Journal, il primo piano quinquennale targato Marchionne prevede l'addio ad alcuni modelli Dodge, come la compatta Caliber, il SUV Nitro e la berlina Avanger. Rimarrà invece il Dodge Challenger e la berlina full-size Charger. Andrà in pensione, a partire dal 2012, anche il Chrysler PT Cruiser e la Chrysler Sebring, così come il Jeep Compass e il Jeep Patriot. Per il proprio rilancio la casa automobilistica americana si affida ai modelli Fiat: l'Alfa Romeo MiTo sarà lanciata nel 2012, seguita all'inizio del 2013 dall'Alfa Milano e da un'altra berlina. Tutte e tre le vetture - aggiunge il quotidiano - saranno prodotte in nord America. La 500, invece, sarà prodotta in Messico. "Fiat e Chrysler sono al lavoro anche su diversi nuovi veicoli dotati di tecnologia Fiat per gli U.S.A., inclusa una berlina targata Chrysler da lanciare nel 2012". Presentando il piano Marchionne fisserà anche gli obeittivi economici per la società. In una recente intervista al canadese Globe and Mail, l'amministratore delegato ha previsto un ritorno all'utile operativo per la casa automobilistica americana in 24 mesi. "Siamo tornati, siamo vivi e vegeti", aveva detto Marchionne, descrivendo il rilancio della casa automobilistica americana che considera "più reale che teorico" nonostante la mancanza di sviluppo di veicoli sotto il precedente proprietario Cerberus Capital Management. Da quando la Fiat ha acquisito il 20% "la società si sta già risollevando" e nei prossimi 24 mesi - aveva sottolineato - tornerà all'utile operativo. Il vero problema di Marchionne, secondo gli analisti, sarà quello di mantenere a galla Chrysler fino al 2012, quando l'alleanza con Fiat decollerà effettivamente. Per i prossimi due anni - osserva il Wall Street Journal - Chrysler dovrà infatti sopravvivere con i suoi attuali modelli e potrà contare solo sul restyling della Jeep Gran Cherokee e della berlina Chrysler 300. Per sostenere la casa americana, alle prese con un calo delle vendite, la Fiat difficilmente opterà per l'importazione di un numero significativo di modelli, visto che andrebbero rivisti e adeguati alle normative vigenti negli U.S.A. e dato l'apprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro che rende l'importazione onerosa. "Gli americani amano i vestiti italiani. Se ameranno le auto italiane è tutto da vedere" spiega al New York Times Arndt Ellinghorst, analista di Credit Suisse, secondo il quale "il prodotto non sarà un problema. Il nodo è la percezione del marchio. A Volkswagen ci è voluto molto tempo e ancora non è come vorrebbe essere".
(Fonte: http://online.wsj.com - 27/10/2009)

lunedì 26 ottobre 2009

Fiat: due nuove berline basate sulla Chrysler 300 LX


L’alleanza tra Fiat e Chrysler porterà la casa torinese al lancio di due nuove berline a trazione posteriore basate sulla piattaforma della Chrysler 300 LX. La notizia segue quella dell’acquisizione della fabbrica di Bertone in preparazione del lancio di diversi nuovi modelli basati sulle piattaforme della casa americana. La settimana scorsa Alfredo Altavilla, responsabile del reparto propulsori del Lingotto, ha dichiarato che le nuove vetture saranno basate sulla grossa berlina Chrysler e utilizzeranno il nuovo propulsore V6 Pentastar. Secondo indiscrezioni Fiat produrrà circa 50.000 unità di due nuove berline a trazione posteriore: è ormai certo che la prima sarà una Lancia (l’erede della Thesis) mentre sulla seconda c’è qualche incertezza tra Maserati e Alfa Romeo. La produzione inizierà nella ex fabbrica Bertone, ribattezzata Officine Automobilistiche Grugliasco (OAG), a fine 2011. Ne sapremo di più il 4 novembre, quando Fiat annuncerà il suo piano quinquennale per la produzione dei nuovi modelli del gruppo.
(Fonte: www.motorionline.com - 26/10/2009)

venerdì 23 ottobre 2009

Fiat-Bertone diventa "Officine Automobilistiche Grugliasco"


Un tempo erano la Giulietta Sprint, la Lamborghini Miura e la Lancia Stratos ad uscire dallo stabilimento di Grugliasco (Torino) della Bertone, entro il 2012 invece saranno i modelli Chrysler. La storica carrozzeria italiana, dopo cinque anni di traversie aziendali e di sacrifici per i lavoratori, è pronta a ripartire con l'assemblaggio di due modelli del Gruppo americano - uno alto di gamma ed uno equipaggiato con un motore Chrysler V6 opportunamente adattato - e con una capacità produttiva pari a 50mila vetture l'anno. Ieri mattina i rappresentanti dei sindacati si sono incontrati con Alfredo Altavilla, amministratore delegato di Fiat Powertrain Tecnologies, ed hanno definito in dettaglio gli ultimi accordi. Già dal 19 novembre i 1.100 dipendenti della carrozzeria passeranno sotto le insegne del Lingotto. Lo stesso avverrà per gli stabilimenti, che si chiameranno "Officine Automobilistiche Grugliasco", mentre il marchio resterà della famiglia Bertone. L'incontro ha generato grande soddisfazione tra i dipendenti, che si occuperanno anche della verniciatura dei prossimi modelli Fiat-Chrysler, ma c'è ancora una rischiesta da soddisfare: la formazione. In particolare i sindacati hanno chiesto alla Regione Piemonte di finanziare dei corsi di aggiornamento tecnico per i lavoratori ex Bertone.
(Fonte: www.omniauto.it - 23/10/2009)

giovedì 22 ottobre 2009

Marchionne su Fiat: il peggio è passato, aumento di capitale non necessario


Che il nadir della crisi potesse essere alle spalle, grazie da un lato agli incentivi di stato dall’altro ai poderosi tagli dei costi operati dal management di Fiat, gli operatori l’avevano sospettato già stamattina leggendo di come nel terzo trimestre il giro d’affari di Fiat Group Automobiles (FGA) fosse calato solo dell’1,4% su base annua rispetto al -15,9% medio del gruppo e l’utile della gestione ordinaria del 18,4% contro il -61,6% a livello consolidato. Ma Sergio Marchionne non ha voluto sprecare l’occasione data dalla conference call con gli analisti per ribadirlo, sia pure mantenendo una certa prudenza. E’ difficile “fare previsioni per il 2010” ha risposto il manager, ma dopo che i risultati nel trimestre si sono rivelati “in linea con le nostre attese” si può ritenere che “il peggio è passato”. Marchionne ha anche confermato che il gruppo punta a chiudere l’anno con una quota di mercato del 33% in Italia (in settembre è risultata pari al 31,5%, ovvero al 33,2% nei primi nove mesi dell’anno) e del 9% in Europa Occidentale (alla fine del mese scorso il Lingotto era risalito all’8%). Risultati ottenibili a fronte di una previsione di sostanziale stabilità del mercato dell’auto in Italia nell’ultimo trimestre del 2009 e di un rallentamento della crescita del mercato brasiliano. Se poi gli incentivi al settore saranno rinnovati per un altro anno, consentendo al gruppo di mantenere i volumi di vendita sui livelli attuali, Marchionne prevede che Fiat possa raggiungere nel 2010 un utile della gestione ordinaria (trading profit) di 1,5 miliardi, mentre se ciò non dovesse accadere l’impatto negativo su tale grandezza sarebbe nell’ordine dei 300 milioni di euro. Meno brillanti le previsioni a breve per Cnh e Iveco: nel primo caso le previsioni per il 2009 parlano di un mercato in calo “in tutte le regioni” del 40%-45% rispetto al 2008, mentre per i mezzi pesanti in Europa Occidentale il fondo sembra toccato, ma la risalita si preannuncia faticosa tanto che il 2009 dovrebbe registrare complessivamente volumi in calo del 40%. Per quanto riguarda l’integrazione con Chrysler il numero uno del Lingotto ha confermato solo che “sta procedendo” e che il management del gruppo è “attivamente impegnato in questa operazione”. “E’ prematuro fare anticipazioni”, ha poi concluso, ribadendo come già si leggeva nella trimestrale diffusa stamane che i dettagli dell’operazione “li vedremo dopo la presentazione del piano quinquennale di Chrysler il 4 novembre”. Quanto alle ricorrenti voci di un aumento di capitale, il numero uno del gruppo ha ribadito come “non sia il caso” visto che “siamo fiduciosi che continueremo a generare cassa nel quarto trimestre” e che sul debito il gruppo, che nelle scorse settimane ha collocato con successo tre bond per oltre 3,2 miliardi di euro, “non ha scadenze a breve”. Mentre Marchionne parlava giungevano due ulteriori notizie. In Italia, Fiat Powertrain (1,25 miliardi di ricavi a fine settembre, in calo del 40,5% rispetto al precedente trimestre ma solo del 22,5% su base annua, con un trading profit di 19 milioni contro i -26 milioni segnati nei tre mesi precedenti) ha annunciato altre due settimane di cassa integrazione (dal 16 al 28 novembre), che dovrebbero riguardare in tutto 1.046 lavoratori (di cui 146 tra quadri e impiegati) della linea dei motori dello stabilimento di Torino Stura, che fornisce i camion di Iveco. Da oltre oceano Steve Rattner, banchiere d’affari a capo fino allo scorso luglio della task force nominata da Barack Obama per occuparsi della crisi dell’auto, ha riferito di come l’amministrazione fosse profondamente divisa al suo interno (con 4 membri a favore e 4 contrari) sull’opportunità di concedere finanziamenti per la ristrutturazione di Chrysler e sulla possibilità che il produttore di Detroit potesse sopravvivere per rimborsare gli aiuti. Lo stesso Rattner, messo sotto pressione dal consigliere economico capo di Obama, il 53 enne Larry Summers (economista nipote di due “mostri sacri” come Paul Samuelson e Kenneth Arrow, già segretario al Tesoro Usa sotto Clinton dal 1999 al 2001), stimò all’epoca le probabilità di sopravvivenza di Chrysler nei due anni successivi pari solo al 51%. Come dire che la fiducia in Sergio Marchionne, da alcuni commentatori paragonato ormai a Lee Iacocca, e nel know-how di Fiat nel settore delle city car ha significato molto nel momento in cui il presidente Usa optò per far entrare il gruppo italiano nel salvataggio di Chrysler, ma che tra le due società quella per cui l’accordo ha rappresentato sin dall’inizio un’intesa “vitale” è sempre stato l’ex colosso di Detroit.
(Fonte: www.affaritaliani.it - 21/10/2009)

mercoledì 21 ottobre 2009

Mazda chiama (Alfa): Marchionne risponderà?


La Mazda è orgogliosa della sua indipendenza, dopo che la Ford ha ceduto la sua partecipazione nella ormai ex controllata giapponese. Ma, con un volume produttivo di poco più di un milione di macchine l'anno, ha obiettivamente un problema di taglia. Se dovesse pensare a un futuro diverso dall'attuale stato di fiera solitudine? Ci sarebbe una marca che più di altre si adatterebbe allo spirito Mazda? "Non avrei dubbi: Alfa Romeo", dice al Salone di Tokyo Kiyoshi Fujiwara, direttore generale della divisione Powertrain di Mazda, inquadrando la prospettiva da un punto di vista ingegneristico. Alfa Romeo viene indicato come marchio preferito, e questa volta dal punto di vista estetico-emotivo, anche dal direttore del design della Casa giapponese, Ikuo Maeda, che lo mette nella rosa dei tre marchi al momento più stimolanti del panorama automobilistico, assieme appunto a Citroën per quanto riguarda lo spirito d'innovazione estetica e a BMW per la qualità tecnica e di esecuzione. Insomma, se non è proprio un'offerta di matrimonio, è comunque un bel complimento per la Casa italiana.
(Fonte: www.quattroruote.it - 21/10/2009)

martedì 20 ottobre 2009

Fiat lancia un sito Internet dedicato al Multijet II


Fiat Powertrain ha lanciato online il sito del MultiJet II: “The music has changed” è il motto d’apertura. E il video introduttivo sottolinea, proprio con l’aiuto di una sezione ritmica, l’evoluzione del diesel common rail, dalla sua nascita nel 1997 fino ad oggi, passando per le 5 iniezioni per ciclo del MultiJet 2003 e le 8 attuali. Si tratta di una pagina web molto interessante per chi vuole approfondire gli aspetti meno noti dei nuovi diesel di Torino: tecnologia, strategia di funzionamento e benefici in termini di controllo della combustione e di contenimento di consumi ed emissioni sono spiegati in termini accessibili a tutti. L’ultima sezione, “Developers Stories”, ospita infine due video in cui gli ingegneri Marco Casalone e Luigi Spagnulo si soffermano sulla storia del MultiJet e sui miglioramenti apportati dal MultiJet II.
(Fonte: www.autoblog.it - 19/10/2009)

lunedì 19 ottobre 2009

Il marchio De Tomaso, snobbato dai "grandi", finirà a Rossignolo?


Gian Mario Rossignolo è un nome che si sentirà pronunciare sempre più spesso. E' lui che ha rivelato i macchinari e gli impianti Paninfarina di Grugliasco (Torino) e lo ha fatto con un obiettivo: produrre la prima vettura, in alluminio, nel marzo 2011 e "con un marchio conosciuto a livello internazionale", forse De Tomaso. Il giorno dopo la firma del contratto preliminare di compravendita con lo storico carrozziere torinese emergono i dettagli dell'operazione. Con un investimento immediato di 53 milioni di euro, che diventeranno 120 nell'arco di 3 anni, Rossignolo, attraverso la IAI (Innovation in Auto Industry), rileverà il ramo dell'azienda Pininfarina garantendo l'occupazione a 900 dipendenti per produrre tre modelli, ciascuno in 3mila esemplari l'anno, con un punto di pareggio indicato in 800 vetture per modello vendute ogni anno. Le auto in alluminio che nasceranno nell'impianto di Grugliasco, venduto da Pininfarina alla Finpiemonte e per cui la IAI pagherà un canone annuo di affitto pari a 650mila euro per 6 anni, potranno essere equipaggiate con motori elettrici e la collaborazione con Pininfarina proseguirà proprio in questa direzione. "E' allo studio la possibilità di creare una miniflotta di autobus urbani elettrici, riconvertendo i vecchi autobus Euro Zero", ha detto l'assessore regionale all'Industria Andrea Bairati. Così sarebbe garantito il lavoro nei due stabilimenti Pininfarina del Canavese: uno per le auto elettriche e l'altro per la conversione dei mezzi pubblici. Vero simbolo della collaborazione tra il Gruppo Rossignolo e la Pininfarina S.p.A. è però la Galleria del vento di Grugliasco, rimasta proprietà del carrozziere. Lo stesso Rossignolo ha detto inoltre di essere interessato ad utilizzare lo stile Pininfarina per le nuove auto, mentre a sua volta può offrire la fornitura del servizio di verniciatura ai veicoli prodotti negli stabilimenti canavesani.
(Fonte: www.omniauto.it - 16/10/2009)

venerdì 16 ottobre 2009

Kroes (Commissione UE): "Gli aiuti tedeschi a Opel sono illegali"


Tutto da rifare per la Opel, addio alla certezza dell'accordo tra Berlino e la cordata degli austrocanadesi di Magna e dei russi della banca Sberbank e della vecchia fabbrica d'auto Gaz: la Commissione europea, anzi più precisamente la commissario europea per il controllo del rispetto delle norme Ue sulla libera concorrenza, signora Neelie Kroes, ha scritto una lettera urgente al governo tedesco in cui esprime severe critiche. Ci sono chiari indizi, scrive Mevrouw Kroes, che gli aiuti pubblici promessi (4,5 miliardi di euro) e in parte (1,5 miliardi del totale) già concessi come credito-ponte, siano stati tacitamente legati all'ipotesi di una vittoria di Magna e non garantiti a qualsiasi altra cordata fosse stata eventualmente scelta da General Motors, la casa-madre originaria dello storico marchio tedesco e della filiale britannica Vauxhall. E ciò contraddice norme e regole europee sulla libera concorrenza. Pessimo giorno per Angela Merkel, dunque, proprio mentre la cancelliera crisitanoconservatrice (CduCsu) vincitrice delle elezioni del 27 settembre scorso con la sua proposta di svolta dalla grosse Koalition uscente con la socialdemocrazia, Spd, grazie al trionfo elettorale dei liberali (Fdp) sta completando il difficile negoziato con la Fdp stessa sulla nuova maggioranza. Tutto è da rivedere, scrive Mevrouw Kroes: la Germania deve fornire per iscritto a General Motors e all'amministrazione fiduciaria provvisoria di Opel fondate garanzie di concedere le stesse condizioni, cioè gli stessi aiuti, a tutti. la lettera inviata al ministro dell'Economia uscente, il barone Karl-Theodor zu Guttenberg, è chiarissima. "Già la settimana scorsa ci siamo parlati con la signora Kroes sui dubbi della Ue", aveva preannunciato il barone zu Guttemberg prima dell'annuncio di questa sera venerdì. Il problema è che la Commissione, e con essa i governi degli altri paesi europei dove sorgono impianti Opel o Vauxhall (Belgio, Regno Unito, Spagna, Polonia) sospettano da tempo che il piano di Magna sia stato preferito dai tedeschi perché il drastico progetto di tagli occupazionali degli austrocanadesi-russi protegge e garantisce i quattro impianti di Opel in Germania - la casa madre Ruesselsheim, poi Bochum, Kaiserslautern ed Eisenach) molto più delle fabbriche negli altri Stati membri della Ue. Sarebbe quindi un protezionismo mascherato, contrario alle norme europee a difesa della libera concorrenza e quindi della pari opportunità tra le imprese. Soprattutto il governo socialista spagnolo aveva dato voce a queste critiche sparando a zero sulla soluzione Magna. La partita da cui Fiat era stata esclusa nei mesi scorsi a causa delle pressioni dei potenti sindacati tedeschi (i metalmeccanici di IgMetall) e della Spd (socialdemocrazia, allora alleata di Frau Merkel nella grosse Koalition) dunque si riapre. La cancelliera è ora sciolta, grazie al verdetto degli elettori, dall'ipoteca del pressing Spd, ma i sindacati restano potentissimi. E rimane da vedere quale impatto il fallimento apparente dell'accordo con Magna avrà sul rapporto speciale, la 'special relationship' di Berlino con la Russia di Putin e Medvedev. Al contrario del suo predecessore spd Gerhard Schroeder, che aveva condotto una politica di prono allineamento allo stile e agli atti imperiali del Cremlino, Merkel vuole con Mosca un rapporto stabile e stretto ma a pari dignità e con ogni diritti di Berlino di criticare la grande potenza. Ma il potere russo ha dalla sua un potente lobbyista: appunto l'ex cancelliere Schroeder. Il quale è ora alto dirigente e consulente di Gazprom, il colosso energetico che è prima azienda russa e legato a filo doppio al Cremlino. La riapertura a sorpresa della partita Opel accende o riaccende dunque anche scontri politici, geopolitici ed economici decisivi: tra la Germania e l'Unione europea, visto che quest'ultima ha chiaramente negato alla prima potenza della stessa Ue il diritto di stringere sopra la testa degli altri paesi membri dell'Unione intese internazionali che coinvolgono gli interessi di tutta l'Europa. Ma anche tra Germania e Russia, visto che lo sbarco in forze della banca russa più vicina al potere e l'accesso per la Russia a tecnologie d'avanguardia (auto ecologiche, auto elettriche, produzione moderna) ora è in forse. Il caso Opel, che sembrava chiuso con la fine della grosse Koalition, diventa ora un difficile e prioritario dossier aperto per il governo che Merkel e il leader liberale Guido Westerwelle vogliono varare entro il 9 novembre, ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino. E teoricamente General Motors può ripensarci e scegliere qualsiasi altro acquirente. Vedremo tra l'altro come a questo punto Fiat sceglierà di reagire.
(Fonte: www.repubblica.it - 16/10/2009)

giovedì 15 ottobre 2009

La strategia di Marchionne per conquistare il mercato mondiale


Il pentolone della Fiat sta ribollendo. Non passa giorno che non sia annunciata una novità di prodotto, un accordo internazionale, un nuovo incarico nella galassia del gruppo. Le notizie hanno preso lo stesso ritmo forsennato che tutti riconoscono nell’attività lavorative del "deus ex machina" del Lingotto Sergio Marchionne. E la strategia industriale della nuova conglomerata auto, che comprende quattro marchi in Italia e quattro negli U.S.A., ha cominciato a prendere forma. Anzi l’ha già presa visto che sarà presentata in questi giorni al governo americano e il 4 novembre al resto del mondo. In sintesi si tratterà di una integrazione forte tra i due gruppi in cui il “socio” americano darà tutto quello che potrà sull’alto di gamma e sul mercato interno, mentre il partner italiano inietterà esperienza, prodotti e tecnologia per il downsizing delle vetture U.S.A. e metterà un piede nel mercato oltreoceano. Con ogni probabilità, Dodge non sarà più commercializzata in Europa e la Fiat 500 verrà prodotta negli stabilimenti del gruppo in Messico. Lancia e Chrysler inizieranno a percorrere una strada comune per cercare spazio nel segmento premium e contribuire ad aumentare i margini, mentre Alfa Romeo sbarcherà nei prossimi anni in U.S.A. e il marchio Jeep verrà valorizzato cercando di aumentare la sua penetrazioni in tutti i mercati emergenti. Sarà una strada lunga e difficile, ma Marchionne è convinto di farcela. E gli si può dare credito visto che un turnaround del genere l’ha già fatto al Lingotto nel giugno del 2005, quando diventò amministratore delegato del Gruppo Fiat che tutti o quasi davano per morente. Gli aggiustamenti, le ricerche di sinergie e le scelte strategiche saranno nei prossimi mesi all’ordine del giorno e non mancheranno neanche i passi falsi. Ma alcuni punti fermi si possono già intuire. Il primo è che Marchionne non vuole sorprese e sta puntando sugli uomini migliori che ha a disposizione anche a rischio di fargli fare mille lavori diversi. Lo dimostra lo spazio dato ad Alfredo Altavilla, ceo di Fiat Powertrain e numero uno della joint venture con la turca Tofas che ha giocato un ruolo di primo piano nel convincere l’amministrazione Obama e ora siede anche nel cda di Chrysler. E lo conferma la scelta di Olivier Francois alla guida operativa della azienda americana. Il francese, che è, e rimane, amministratore delegato di Lancia e responsabile della comunicazione di tutto il settore auto, è l’ultimo sopravvissuto dei Marchionne boys, i quattro amministratori delegati dei marchi automotive che hanno formato la prima squadra dell’italocanadese a Torino. Ed è rimasto al suo posto perché, oltre ad avere una fibra fisica sufficiente a reggere per anni i ritmi di un’attività forsennata, è quello che è riuscito sempre ad accontentare il “capo”, a fare miracoli, a imbandire un pranzo di nozze con i fichi secchi. Con un po’ di fortuna, come quando si è ritrovato con una sua testimonial (Carla Bruni) al fianco del presidente francese, e con molto mestiere, come quando ha imbroccato il product placement gratuito della Delta nel film "Angeli e demoni" o ha sponsorizzato e sfruttato pubblicitariamente la riunione dei premi Nobel, Francois è riuscito a mantenere in vita, e a quote di mercato invariate o in crescita, una marca che non solo aveva un parco modelli vecchio di anni, ma non aveva neanche in previsione a breve l’arrivo di nuove vetture. Il secondo punto fermo è che Marchionne non rinuncia alla logica delle partnership. Ne ha appena firmata una in Russia per Cnh, la società del gruppo che produce macchine agricole e movimento terra, con Vladimir Putin e non è detto che in quella occasione non si sia parlato anche di Opel, di fatto controllata dal governo di Mosca, e di Autovaz, la fabbrica russa di auto, partecipata da Renault, che versa in fortissime difficoltà. Dopo l’accordo in Cina con Guangzhou Automobile Group, ci saranno altre novità internazionali che riguarderanno ogni singola attività del gruppo, da Magneti Marelli a Iveco, da Cnh a Fiat Auto fino ad arrivare alla nuova controllata americana. La 500 sarà prodotta e commercializzata in Brasile e il prossimo anno arriverà anche in Cina. Lancia e Fiat cercheranno di aumentare le proprie quote di mercato in Europa, mentre Alfa Romeo cercherà di imporsi anche all’estero, passo dopo passo, Paese dopo Paese, grazie al connubio tra la sportività e i bassi consumi consentiti dal motore multiair prodotto da Fiat Powertrain. Insomma la strategia è mondiale e la quota di mercato in Italia serve da trampolino di lancio per conquistare i mercati stranieri. Le vendite nostrane ora sono determinanti ma tra qualche anno lo saranno meno. La loro importanza diventerà sempre più relativa man mano che cresceranno le vendite all’estero, finora concentrate solo in Brasile. Per questo lo scambio tra incentivi e mantenimento dei siti produttivi in Italia, proposto indirettamente da Sergio Marchionne nelle scorse settimane, è brutale ma non privo di logica. Lo hanno fatto, in maniera diretta o indiretta, la Germania, la Francia, la Gran Bretagna, la Spagna e, naturalmente gli Stati Uniti. Dovunque sono arrivati incentivi e sostegni statali per l’industria dell’auto e, se serviranno, ne arriveranno ancora. Tutti hanno avuto, e avranno, come obiettivo primario la salvaguardia delle fabbriche e della manodopera locale. L’affaire Opel insegna che chi paga l’orchestra decide la musica e che i capitali messi sul piatto dal cancelliere Angela Merkel sono serviti a mantenere il maggior numero possibile di posti di lavoro in Germania a scapito di quelli che la stessa Opel aveva, e forse non avrà più, in Spagna e in Inghilterra. Ora si tratta di trovare una formula magica perché non si possono incentivare solo le auto prodotte in Italia senza scatenare le ire dell’Unione Europea. Ma continuando a dare incentivi basati solo sull’emissione di biossido di carbonio si rischia di far aumentare soprattutto la vendita di auto realizzate all'estero come la Panda o la 500 che vengono prodotte in Polonia. In attesa di trovare la quadratura del cerchio sarebbe anche il caso di affrontare il problema dei mezzi commerciali e delle flotte aziendali. Queste categorie hanno beneficiato in maniera minima degli incentivi e hanno registrato cali vistosi di vendite quest’anno (-31% in agosto) a causa di una tassazione che non ha eguali in Europa (Iva e spese non deducibili totalmente). Cominciare da qui non risolverebbe il problema dei posti di lavoro in Italia ma sarebbe comunque un bel inizio.
(Fonte: www.ilsussidiario.net - 12/10/2009)

mercoledì 14 ottobre 2009

LaHood (Segretario ai Trasporti U.S.A.) incorona Marchionne come il nuovo Lee Iacocca


Da quando è riuscito a concludere l'affare Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne ha ricevuto numerosi encomi e si è persino guadagnato la fiducia del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. In molti sono rimasti affascinati dal manager italo-canadese che per mesi è stato in prima linea nella rivoluzione del mercato automobilistico americano ed europeo e che ha portato avanti le trattative con la Casa Bianca "come se stesse facendo affari con una normale banca" (scriveva il Sole 24 Ore). Ed ora è il turno del Segretario ai Trasporti Ray LaHood di tessere le sue lodi. L'alto rappresentate di Washington ha detto ieri, dopo ever trascorso con lui 40 minuti, che è il nuovo "Lee Iacocca". Un complimento non da poco, visto che Lido Anthony Iacocca, meglio noto come Lee, non è solo l’uomo che inventò la Ford Mustang, ma uno dei santoni dell’auto americana. Nato in Pennsylvania nel 1924 e figlio di due immigranti della provincia di Benevento, nel 1980 divenne famoso perché, grazie al prestito di un miliardo di dollari, riuscì a risollevare l’allora (anche allora…) morente Chrysler. I due uomini avrebbero in comune, oltre al legame con l'Italia, il carisma e l'energia. "Entrando in Chrysler, prima ancora di raggiungere l'ufficio di Marchionne - ha detto LaHood - mi sono accorto che l'atmosfera di lavoro è tornata quella di un tempo, quando appunto c'era Iacocca al comando. Parlando con i dipendenti ho trovato quello stesso entusiasmo, quella fiducia e la voglia di fare che c'era prima...". Parole che oltre a descrivere l'atmosfera di Detroit lasciano intendere le alte aspettative di Washington. Perfino lo stesso Iacocca aveva detto di avere fiducia nelle potenzialità di Marchionne, ma qualche ombra c'è. Non proprio tutto sta andando come programmato. Dopo solo 4 mesi, Peter Fong e Michael Accavitti, due dei top manager scelti personalmente da Sergio Marchionne a luglio, sono stati sostituiti per via di una "Performance non all’altezza", come ha detto un portavoce del numero uno del Gruppo. Ma è pur vero che Peter Fong, dimissionario presidente e amministratore delegato del marchio Chrysler, è stato sostituito da Olivier Francois. Una mossa strategica per l'alleanza Fiat-Chrysler, perché ha aperto le porte alla sinergia tra i marchi Chrysler e Lancia. Un punto che verrà svelato in tutti i suoi dettagli il 4 Novembre, quando Marchionne presenterà il piano di rilancio del Colosso americano.
(Fonte: www.omniauto.it - 14/10/2009)

martedì 13 ottobre 2009

Effetto Chrysler sulla corsa di Fiat in Borsa: +140% dall'inizio dell'anno


Fiat in gran spolvero in Borsa: il titolo ha recuperato ieri, lunedì, livelli che non vedeva da oltre un anno, con un balzo del 6,68% a 11,02 euro tra scambi che hanno interessato il 7% del capitale. Si verificherà oggi se Piazza Affari confermerà le valutazioni, ma non si può parlare propriamente di exploit estemporaneo. Dall'inizio dell'anno, infatti, Fiat ha surclassato l'indice settoriale europeo, con una rivalutazione del 140% che si confronta con il +21% dello Stoxx Auto. Analogamente dall'inizio di ottobre il titolo del Lingotto è salito del 25,4% contro il +5,2% del settore. La chiave di lettura delle mirabolanti performance borsistiche pare proprio da ricercare a Detroit. Nessuno sul mercato ha ancora le idee ben chiare su quanto valga Chrysler e quanto possa aggiungerci l'alleanza con Torino. Probabilmente se ne capirà di più il 4 novembre quando verrà presentato il piano strategico per il prossimo quinquennio. Ma in questi giorni l'amministratore delegato Sergio Marchionne, in un'intervista al quotidiano canadese Globe and Mail, ha fatto capire che la forma fisica della più piccola delle Big Three di Detroit potrebbe essere migliore di quanto non appaia dai dati di vendita (a settembre in calo del 42% rispetto all'anno prima, con una quota di mercato ridimensionata all'8,3%). Marchionne si è spinto infatti a prevedere il ritorno all'utile operativo già nell'arco dei prossimi 24 mesi. Ma inoltre, sempre nell'intervista, il CEO ha ricordato quello che prevede il master agreement Fiat-Chrysler e cioè che dal 2010 ogni momento è buono per la quotazione della casa di Detroit, dal momento che i sindacati, titolari del 55% del capitale tramite la VEBA (Voluntary Employee Beneficiary Association), non hanno intenzione di essere azionisti a lungo termine e anzi hanno interesse a monetizzare. «Glielo dobbiamo, fa parte degli accordi», ha osservato Marchionne. Ora, l'Ipo di Chrysler non è certo questione di settimane, ma è possibile che le banche d'affari stiano già ragionando sul tema. D'altra parte solo quando Chrysler sarà quotata si potrà verificare che valore il mercato le attribuisce. E certamente questo contribuirà a chiarire se l'exploit 2009 del titolo Fiat sia giustificato. Gli analisti di Morgan Stanley sono tornati a ribadire che, a loro giudizio, il "prezzo giusto" è di 16,8 Euro – da inizio mese nuovo target della banca U.S.A. rispetto al precedente di 8,3 euro – restringendo il range valutativo fino a un massimo di 25,2 Euro nello scenario più roseo. Un raddoppio, anche nell'ipotesi di base, comunque legato a Chrysler che, alla valutazione iniziale di 8,3 Euro per Fiat, aggiunge 1,2 Euro ad azione per il 35% della casa U.S.A. che Torino ha opzionato, 5,3 Euro per le sinergie sprigionabili e 2 Euro per altri benefici in termini di nuovi ricavi: il tutto fa 16,8 Euro. Senza sbilanciarsi troppo a quantificare, anche gli analisti di Mediobanca, nella morning meeting note di ieri, hanno confermato una visione positiva (con giudizio "outperform", farà meglio del mercato) legata alla prospettiva di un ritorno all'utile di Chrysler per il 2011 e alla quotazione della stessa l'anno prossimo. Il richiamo esplicito è all'intervista canadese di Marchionne, che – si legge nella nota – avvalora le stime di un risultato operativo positivo per 600 milioni nel 2011. Allo stesso tempo si sottolinea che l'Ipo darà un valore "chiaro" alla partecipazione di Fiat in Chrysler che, a giudizio degli analisti di Piazzetta Cuccia, non è ancora riflesso appieno nelle quotazioni di Borsa.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 13/10/2009)

lunedì 12 ottobre 2009

Marchionne: piano-Chrysler il 4 novembre e utile nel 2011


Sergio Marchionne, amministratore delegato Chrysler, è convinto che il brand americano da lui gestito tornerà all’utile entro i prossimi ventiquattro mesi. «Il profitto – spiega il manager – sarà a livello operativo e non necessariamente profitto netto». Traducendo, «siamo tornati vivi e vegeti». Marchionne conta infatti di fornirne la dimostrazione il 4 novembre, quando renderà pubblico il piano di sviluppo quinquennale per il rilancio del gruppo Chrysler, Dodge, Jeep e Ram. Secondo le previsioni di Adam Jonas, analista della banca d’affari Morgan Stanley, Chrysler chiuderà il 2009 con perdite per 169 milioni di Dollari, per poi risollevarsi nel 2010 (841 milioni di attivo). Tuttavia sarà il 2011 l’anno della definitiva rinascita, sancito dai 2.48 miliardi di fatturato e 952 milioni come risultato netto di gestione.
(Fonte: http://detnews.com - 9/10/2009)

venerdì 9 ottobre 2009

Automotive News: partnership strategica tra Chrysler e Lancia nell'alto di gamma. Arriverà una "Chrysler Delta"?


Secondo "Automotive News", il Gruppo Fiat ha intenzione di avviare sul mercato europeo un legame molto stretto fra Lancia e Chrysler che comprenda tutti i segmenti, dalle piccole due volumi alle grandi berline. E proprio la recente nomina di Olivier François ai vertici della Casa americana sarebbe stato il primo concreto passo verso questa integrazione. Una condivisione che coinvolgerà non solo i prodotti, ma anche e soprattutto la distribuzione, ossia la rete di vendita. Per realizzare l'erede della Thesis, giusto per fare un esempio, Lancia potrebbe servirsi del pianale della 300C. Per contro, Chrysler potrebbe lanciare una piccola di nuova generazione partendo dalla Ypsilon. Un'operazione importante per il Gruppo Fiat, che sembra destinata a concretizzarsi in tempi brevi.
(Fonte: www.quattroruote.it - 7/10/2009)

Il primo passo dell’annunciata nuova sinergia tra Lancia e Chrysler potrebbe essere l’operazione di re-badging della Delta. La Casa di Auburn Hills è bisognosa di un modello che si posizioni al di sotto della Sebring, ma lo sviluppo di una vettura totalmente nuova è stato accantonato perché richiederebbe molto tempo e grandi investimenti. Quindi, una versione americana della Delta, griffata con il badge Chrysler, rappresenterebbe la scelta ottimale per il rilancio della Casa statunitense. Oltreoceano, la Lancia Delta potrebbe incontrare gusti ed esigenze degli automobilisti americani. Infatti, essendo lunga 450 cm, risulta più grande di alcune dirette concorrenti come Volkswagen Golf e Audi A3 Sportback. Inoltre, la raffinatezza degli interni confermerebbero che Chrysler è nella giusta direzione per poter diventare un premium brand al pari degli altri. Per non parlare poi dei propulsori - come il 1.8Di Turbo da 200 CV e il 1.9 MultiJet twinturbo da 190 CV - potenti, equilibrati e, soprattutto, poco inquinanti e non assetati. La Lancia Delta è stata la prima vettura totalmente nuova che ha debuttato sotto la guida di Olivier François, da pochi giorni nominato anche responsabile del brand Chrysler. La scelta della Delta come primo modello Chrysler della nuova gestione Fiat appare quasi scontata. Ma se la Casa di Auburn Hills è bisognosa di un allargamento verso il basso della propria gamma, in Italia molti attendono l’erede di Thema e Thesis che condividerà molte componenti con la futura 300C.
(Fonte: www.autoblog.it - 9/10/2009)

giovedì 8 ottobre 2009

Marchionne: «Sogno di produrre Jeep in Russia»


«Abbiamo un sogno che non abbiamo mai avuto la possibilità di realizzare: costruire Jeep in Russia». Lo ha rivelato l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, parlando con il premier russo, Vladimir Putin, dopo la firma alla sua presenza di due joint venture tra la Case New Holland (Cnh, partecipata al 91% da Fiat) e il produttore russo di camion, Kamaz. Ma Putin, seduto accanto a lui, lo ha subito incoraggiato: «Le jeep avrebbero molta richiesta in Russia perchè dobbiamo costruire molte strade». Marchionne ha inoltre confermato l'interesse per le joint venture già in corso con Sollers auspicando un loro allargamento. «Come Fiat faremo tutto il possibile per aiutare lo sviluppo di tutti i settori», ha aggiunto l'ad di Fiat. Cnh, società del gruppo Fiat specializzata nelle macchine per l'agricoltura e le costruzioni, e Kamaz jsc, uno dei maggiori produttori di veicoli industriali pesanti a livello globale, hanno firmato a Mosca una lettera d'intenti che porterà alla costituzione di una joint venture industriale. L'obiettivo iniziale è produrre localmente mietitrebbiatrici, trattori, attrezzature e specifici modelli di macchine per le costruzioni di marchi Cnh. Le attività produttive saranno situate a Naberezhnye Chelny, nel Tatarstan, sede storica di Kamaz. L'avvio della produzione è programmato per il 2010.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 8/10/2009)

mercoledì 7 ottobre 2009

Probabile fine della joint-venture Fiat-PSA sui monovolume: Ulysse e Phedra fuori produzione dal 2011


Le linee di assemblaggio dello stabilimento francese di Valenciennes sforneranno le monovolume Fiat Ulysse e Lancia Phedra solo fino alla fine del 2010. Poi, con l'introduzione dell'obbligo, per tutti i modelli in commercio da gennaio 2011, di rispettare le normative Euro 5, la produzione cesserà e al momento non sono previsti modelli sostituivi. È probabile che grazie all'alleanza con Chrysler, Fiat decida di puntare sull'altra sponda dell'Atlantico, sfruttando le sinergie con la Voyager. Dal 2001 al 2008 sono state prodotte 58 mila Fiat Ulisse e 42 mila Lancia Phedra; l'anno scorso sul mercato italiano le vendite ammontavano rispettivamente a 1.869 e 2.582 unità. Entrambe le vetture sono realizzate in collaborazione con il Gruppo PSA Peugeot Citroën, che nella sua gamma schiera le omologhe 807 e C8, in virtù della joint-venture Sevel, tra il Lingotto e i francesi, che prevede anche un'intesa sui veicoli commerciali, tra i quali c'è lo Scudo. Le due transalpine, al contrario delle italiane, saranno aggiornate con motori omologati Euro 5.
(Fonte: www.quattroruote.it - 6/10/2009)

martedì 6 ottobre 2009

François, Gilles e Diaz a capo - rispettivamente - di Chrysler, Dodge e Ram


Olivier François, il capo del marchio Lancia, aveva le valigie pronta da un po' di giorni. Ora è venuto il momento di tirarle fuori. Destinazione Detroit, anzi Auburn Hills, quartier generale della Chrysler. Il manager francese, nel gruppo Fiat dal 2005, è stato nominato amministratore delegato del marchio Chrysler, al posto di Michael Accavitti, che ha lasciato l'azienda. François ricoprirà anche la responsabilità del marketing a livello mondiale per i marchi Chrysler, Jeep, Dodge Car e Dodge Ram, e continuerà a svolgere un'analoga attività per i marchi Fiat, Alfa e Lancia. Per il momento Francois resta anche a capo del marchio Lancia in Italia, anche se girano voci - non confermate - che in prospettiva possa lasciare questo incarico a Lorenzo Sistino. La nomina del francese a capo del marchio Chrysler non è l'unico scossone che attraversa il neonato gruppo italo-americano. Anche al vertice del marchio Dodge c'è un avvicendamento: Peter Fong, amministratore delegato fino a ieri, lascia il suo posto (e contestualmente l'azienda) all'attuale capo del design del gruppo, Ralph Gilles, che mantiene comunque anche tale funzione. La nomina di Gilles a capo del marchio Dodge è già il secondo caso di un designer che sale ai vertici amministrativi fino a ricoprire l'incarico di amministratore delegato: il precedente, alcuni mesi fa, ha riguardato Brian Nesbitt, chief designer alla GM, divenuto capo del marchio Cadillac. Unitamente alle nuove nomine, alla Chrysler è stato creato un nuovo brand, Ram, che all'interno della divisione Dodge contraddistinguerà i pick-up e le grosse Suv. La responsabilità del marchio è stata affidata a Fred Diaz.
(Fonte: www.quattroruote.it - 5/10/2009)

lunedì 5 ottobre 2009

Firmato il preliminare Fiat-Bertone


Ora Bertone e Fiat sono legate. Gli uomini di Sergio Marchionne hanno messo le firme sul contratto preliminare che prevede l'acquisizione della carrozzeria di Grugliasco da parte del Lingotto. È il primo passo verso il passaggio di mano definitivo che, assicurano i commissari straordinari che gestiscono la vendita, avverrà nel giro di trenta giorni. La notizia della firma arriva da Detroit, dove l'ad della Casa torinese ha incontrato il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. È stato proprio quest'ultimo a dare l'annuncio: «A Torino è stata definita la vendita a Fiat di Bertone. Un'operazione che si innesta in una riorganizzazione molto importante del gruppo». Sul futuro dello stabilimento di corso Allamano, però, Marchionne non ha voluto sbilanciarsi: «Vi realizzeremo auto Chrysler? Fino a quando non annunceremo a novembre il piano industriale della casa americana, non posso rispondere». L'unica dichiarazione è una precisazione sulle potenzialità della carrozzeria: «Può produrre circa 48 mila vetture l'anno. Non potrà mai arrivare, come ho letto, a 150 mila». L'ad di Fiat ha voluto anche spazzare via i timori su un possibile ricorso di Gianmario Rossignolo, l'ex manager Telecom autore dell'altra offerta d´acquisto della carrozzeria, poi scalzata da quella del Lingotto: «Inutile che cerchino di illuderci che c'era un'alternativa a Fiat, che invece sul piano industriale era l'unica opzione». Il riferimento, più che esplicito, è alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Rossignolo, che ha sollevato dubbi sul regolare svolgimento della procedura di vendita. I legali dell'imprenditore hanno confermato che stanno analizzando l'ipotesi di presentare il ricorso al Tar del Lazio, entro il 4 ottobre. Ma sulla possibilità che la vendita venga pregiudicata sia i commissari sia gli uomini del ministero si dicono molto tranquilli. Intanto il processo burocratico per la cessione andrà avanti. Ieri gli amministratori straordinari Stefano Ambrosini, Vincenzo Nicastro e Giuseppe Perlo hanno incontrato funzionari e rappresentanti sindacali dell'azienda e hanno spiegato quali saranno le prossime tappe. I sindacati dovranno analizzare i piani dell´acquirente e dare la loro ratifica. Nella sua agenda il management Fiat ha fissato la data del 7 ottobre per fare il punto con Fiom, Fim e Uilm sulle prospettive della carrozzeria. Poi toccherà a ognuno dei circa 1.100 lavoratori accettare o meno il contratto proposto dal nuovo datore di lavoro. Chi dirà di sì diventerà a tutti gli effetti un lavoratore Fiat. Quanto ci vorrà? I commissari si sono dati un massimo di 30 giorni per completare le operazioni. Anche se poi, per i dipendenti, la situazione non cambierà molto, visto che passeranno dalla cassa dell'amministrazione straordinaria a quella che chiederà Fiat per poter riprendere gradualmente a utilizzare quei macchinari che, in tutto questo periodo di impasse, sono stati tenuti in costante manutenzione dal direttore dello stabilimento Mario Marangoni. Le organizzazioni sindacali sono soddisfatte dalla firma: «Con questo accordo i lavoratori potranno passare in un grande gruppo, dopo anni di sacrifici», fa notare Margot Cagliero della Fim. Sulla stessa linea la Uilm, Giuseppe Anfuso che parla di «clima che inizia a rasserenarsi». Più cauto Lino La Mendola (Fiom): «il caso Bertone è prossimo a una soluzione. Attendiamo che la Fiat ci convochi per illustrarci il piano industriale e mettere fine a questa vicenda». E il marchio Bertone? A partire dalla prossima settimana i commissari straordinari inizieranno le procedure per cederlo alla BertoneCento, la nuova azienda di progettazione e design di Lilli Bertone. La vedova del patron Nuccio, che ha ripreso il comando anche della Stile Bertone, sborserà poco meno di 3 milioni e mezzo di euro per riacquistarlo e rilanciarlo.
(Fonte: www.repubblica.it - 2/10/2009)

venerdì 2 ottobre 2009

Bernard (FPT): futuro elettrico, ma nell'immediato benzina super-efficiente


L'industria dei motori progetta il suo futuro stretta tra l'esigenza di ridurre consumi ed emissioni da un lato e quella di garantire prestazioni di livello dall'altro. Per Fiat, la tecnologia chiave è il Multiair. Oggi sui motori a benzina, domani su quelli diesel. Parallelamente continua lo sviluppo delle motorizzazioni a metano e all'orizzonte si vede la rivoluzione dell'auto elettrica, sulla quale, però, occorre ancora lavorare molto. Lucio Bernard, responsabile della ricerca e sviluppo sui motori diesel di Fiat Powertrain Technologies, racconta presente e prossimo futuro dello sviluppo dei motori.
Iniziamo da oggi. Qual è il motore più efficiente?
Certamente il diesel in termini assoluti, anche se considerando le emissioni di CO2 il motore a metano è all'incirca equivalente. Il problema è la prospettiva. Non ci aspettiamo, per i prossimi anni, grandi salti qualitativi. Difficile, per fare un esempio, aumentare l'efficienza del 20%.
Cosa si può fare?
Si possono eliminare ancora alcune inefficienze dei motori a combustione interna. Ci sono ad esempio una serie di componenti accessori, come le pompe dell'acqua e dell'olio, che con il controllo elettronico possono consumare meno energia. Ma, come ho detto, non ci aspettiamo rivoluzioni per il diesel.
Vale lo stesso per i motori a benzina?
In passato erano molto meno efficienti del diesel, nell'ordine del 20-25%. C'erano diverse aree di scarsa efficienza del motore. Le cose stanno cambiando. Una delle tecnologie chiave è il Multiair.
Cosa ci si può aspettare in termine di riduzione di emissioni inquinanti e consumi rispetto ai motori tradizionali?
Con il Multiair riusciamo ad eliminare le perdite di efficienza dovute all'uso della farfalla e nel contempo ad incrementare le prestazioni del motore, allungando quindi i rapporti e facendo lavorare il motore in punti dove consuma di meno. Abbinando a questo il dowsizing, ovvero motori piccoli ed efficienti che non rinunciano alle prestazioni grazie al turbocompressore, si ottiene un risultato ancora maggiore: i consumi, rispetto a un tradizionale motore a benzina aspirato e di cilindrata maggiore, possono scendere del 25% a pari prestazioni.
Vuol dire che il motore a benzina ha raggiunto il diesel?
Le emissioni di CO2 del Multiair si avvicinano molto, mentre sui consumi (in litri) il diesel resta ancora avanti. Ha una densità energetica maggiore: un litro di gasolio rende circa il 10% in più di un litro di benzina.
Guardando ai prossimi dieci anni, si può dire che i motori a benzina cresceranno di più?
Il diesel, che oggi rappresenta circa il 50-55% del mercato, un pochino scenderà a favore del benzina. Tuttavia, anche per come è strutturato il mercato dei combustibili, il consumo di gasolio resterà importante nei prossimi anni. Va detto che i limiti di emissioni Euro 6, che entreranno in vigore nel 2014, potranno mettere il diesel in difficoltà in termini di costi.
Perché?
In questi anni il legislatore ne ha favorito la diffusione per via della maggiore efficienza. Ora viene chiesta una drastica riduzione degli inquinanti. Gli ossidi di azoto (NOx) dovranno crollare del 55%. Il problema è che il diesel ha una combustione molto magra, il tradizionale catalizzatore a tre vie – a differenza del benzina – qui non funziona. Ci vogliono componenti molto più costosi per il trattamento dei gas di scarico dei diesel. Tutti i costruttori, noi compresi, sono molto preoccupati che il diesel esca danneggiato dal rispetto dei nuovi limiti. Puntiamo a portare il Multiair anche sui diesel in vista dei limiti Euro 6, abbattendo le emissioni di NOx con costi contenuti.
Fiat punta molto sul metano…
Il metano classico è una buona alternativa, la distribuzione geopolitica più favorevole e la quantità di riserve accertate credo che aiutino a prolungare l'utilizzo dei combustibili fossili. Ha meno emissioni di CO2 e altri inquinanti. Quest'anno probabilmente supereremo le 100mila vetture a metano prodotte, con una penetrazione sul mercato ben superiore al 5%. Sul lungo termine puntiamo al 10%. Però la rete distributiva è ancora troppo indietro e poco uniforme sul territorio, almeno in Italia. Oggi i distributori sono poco meno di 800, in Germania circa 1000; bisognerebbe arrivare in Italia almeno a 1200 distributori. Se un giorno, infine, arriverà l'idrogeno potremo bruciarlo con il metano e ridurre ulteriormente le emissioni di CO2.
Qualche anno fa si parlava spesso dell'idrogeno. Oggi molto meno, perché?
Il problema è che estrarre l'idrogeno costa e si emette CO2. La produzione è dunque un problema, lo stesso vale per la distribuzione. Le celle a combustibile, inoltre, sono ancora molto costose e poco affidabili. E' vero, se ne parla meno.
Invece si parla molto di auto elettrica. Eppure anche qui i nodi da risolvere sono molti...
Sono convinto che sarà la soluzione della mobilità quando la scarsità dei combustibili fossili sarà davvero un problema. Al momento, però, credo ci sia un po' di enfasi di troppo nel prevedere una rapida penetrazione sul mercato. Primo: le batterie. Al momento una vettura per uso cittadino richiede, per una autonomia di circa 150 km, circa 150 kilogrammi aggiuntivi ed un extra costo per il costruttore. Poi, mancano le infrastrutture di ricarica veloce, e credo che scendere sotto la mezz'ora per la singola ricarica non sia facile.
Voi state lavorando sull'auto elettrica?
Se ne occupa in prima persona il settore Fiat Group Automobiles. Chrysler ci lavora da tempo e credo che saranno fatte sinergie di risorse su questi sviluppi. Penso che Fiat abbia le capacità per lanciare in tempi brevi dei modelli, anche se la penetrazione dei veicoli elettrici sul mercato non sarà così rapida. Nel breve termine vedo anche un buon potenziale per i veicoli commerciali ibridi a uso cittadino, come ad esempio il Daily ibrido Iveco, del quale sta già girano una piccola flotta prototipale.
E i biocarburanti?
In Brasile c'è un mercato interessante e a basso costo da tempo. La tecnologia c'è, solo che in Europa la disponibilità di biocombustibili è molto minore, poiché la superficie coltivabile è molto inferiore. Vedremo con la seconda generazione, che lavora sugli scarti. Certamente non vedo una sostituzione totale, ma qualche punto percentuale sul totale dei combustibili.
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 1/10/2009)

giovedì 1 ottobre 2009

Morgan Stanley: l'alleanza con Chrysler potrebbe far triplicare il valore delle azioni Fiat


Buone notizie in casa Fiat: cresce la sua quota di mercato in Italia che a settembre arriva al 31,5% grazie alle ottime vendite dei suoi modelli, trend che sta accadendo un po’ in tutto il mondo. Su tutte, va bene la 500, che ad ottobre verrà presentata anche in Brasile e la grande Punto, che il 10 ottobre verrà affiancata dalla versione “Evo”. L’agenzia di rating Morgan Stanley indica per il futuro un “target price” circa doppio rispetto al precedente “prezzo obiettivo” fissato in 8,3 euro e il rating passa ad “overweight”. Nello scenario base, Morgan Stanley indica un prezzo delle azioni della casa automobilistica pari a 16,8 euro e addirittura triplo rispetto al valore del 30 settembre nello scenario più positivo. «La collaborazione con Chrysler offre la possibilità di creare miliardi di euro di valore per gli azionisti. Il prezzo delle azioni raddoppia nello scenario base e triplica in quello più positivo» spiegano a Morgan Stanley. Secondo molti osservatori infatti, la casa torinese è l’unica società che ha approfittato della crisi che, grazie a condizioni politiche senza precedenti, le ha permesso di allargarsi strategicamente. Alle 9,45 del 1 ottobre, Fiat era già la migliore del listino italiano con un progresso di quasi l’8% rispetto al giorno prima: un’azione nella mattinata valeva infatti 9,49 euro. Conclude l’agenzia di rating: «Se le nostre previsioni per la ripresa del mercato dell’auto statunitense e per la realizzazione delle sinergie sono corrette, Chrysler può offrire spazi di rialzo del 100% per Fiat».
(Fonte: www.blitzquotidiano.it - 1/9/2009)