mercoledì 30 novembre 2011

2012: Fiat produrrà 300 mila auto in meno


Anche nel 2012 la produzione di Fiat calerà. Proprio mentre si ufficializza l’uscita di Fiat dai contratti nazionali a partire dal prossimo fine gennaio, Linkiesta ha ottenuto e visionato i Piani operativi del Lingotto per il prossimo anno. I volumi produttivi negli stabilimenti di Mirafiori, Melfi, Cassino, Termini, Pomigliano, Tychy e Kragujevac saranno complessivamente in calo. Se a inizio 2011 si prevedevano 1,3 milioni di vetture per l’anno in corso, nel 2012 si stimano 970.000 auto. Finita l’esperienza di Termini, continua il declino di Mirafiori, mentre Pomigliano tenta il rilancio con la Nuova Panda. Tiene l’America grazie a Chrysler. Il 2012 di Fiat non sarà un anno semplice, anzi. Linkiesta ha ottenuto e visionato i Piani operativi del Lingotto per il 2012. Mirafiori continuerà a veder ridotta la propria produzione industriale, proprio come lo stabilimento polacco di Tychy, uno dei fiori all’occhiello dell’amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne. Caleranno anche i volumi di Melfi e Cassino, mentre Pomigliano passerà dalle 20.000 unità stimate a inizio 2011 a oltre 202.000. Merito della Nuova Panda, che entrerà a regime fra poco. Smantellata la produzione Fiat a Termini Imerese, sarà in crescita anche il sito serbo di Kragujevac, dove da giugno 2012 nascerà la monovolume L0, che sarà presentata nel prossimo marzo durante il Salone di Ginevra. Si conferma, in ogni caso, il netto calo della produzione per principali stabilimenti del gruppo. Se i Piani operativi di inizio anno prevedevano circa 1,3 milioni di vetture per Mirafiori, Melfi, Cassino, Termini, Pomigliano, Tychy e Kragujevac, cifra poi rivista a settembre, per il 2012 le auto che usciranno da questi impianti saranno 970.000. Diventa sempre più difficile, per gli stabilimenti italiani, contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di 6 milioni di vetture l’anno previste da Marchionne per il 2014.
Mirafiori - Lo storico stabilimento torinese vedrà la propria produzione 2012 ridursi ulteriormente. Secondo le stime del Lingotto, dalle linee di Mirafiori usciranno 59.600 vetture. Solo un anno fa, i Piani operativi di Fiat indicavano per il 2011 un volume produttivo di 83.000 unità, riviste poi a settembre a 68.900. Nel 2009 il volume previsto era stato di 172.000 automobili, mentre per il 2010 si era attestato a 123.000. Conservata la produzione di Musa e Idea, le piccole monovolume del Lingotto, ormai a fine carriera, il principale modello a essere creato a Mirafiori sarà l’Alfa Romeo MiTo, circa 43.800 unità. A inizio 2011 le stime per l’anno erano di 56.700 auto. Il calo della domanda a livello globale ha però costretto il Lingotto a correggere il tiro, portando le previsioni di settembre intorno a quota 45.800 vetture.
Melfi - Lo stabilimento italiano con il maggiore volume produttivo sarà interessato a sua volta dalla riduzione degli ordinativi. Da Melfi usciranno 223.700 automobili, molte meno rispetto alle 261.000 previste a inizio 2011, riviste poi in 249.800 nello scorso settembre. I principali modelli che usciranno saranno la Grande Punto EVO, ormai giunta a fine carriera (fra gennaio e marzo gli ultimi esemplari) e la sesta serie della Grande Punto, per la quale i volumi attesi sono intorno alle 223.00 unità. Molto dipenderà, per il bestseller di casa Fiat, dalle prospettive di crescita della domanda. Con uno scenario di recessione alle porte, sarà difficile che il gruppo possa rivedere al rialzo le stime.
Pomigliano - L’impianto Gianbattista Vico sarà quello che vedrà il maggiore cambiamento di Fiat degli ultimi anni. La produzione degli ultimi anni è stata molto sottodimensionata rispetto alle capacità del sito. Con l’attivazione delle linee della Nuova Panda, la produzione schizzerà dalle 20.000 unità stimate a inizio 2011 alle 202.700 previste per il 2012. La campagna di marketing della piccola di casa Fiat è già iniziata e potrebbe esserci un responso commerciale capace di innalzare le prospettive del Lingotto su Pomigliano.
Cassino - Anche per quello che Marchionne ha sempre definito «il miglior stabilimento del gruppo», la produzione calerà. E di molto. Dalle 182.000 vetture previste a inizio 2011 si passerà alle 135.400 per il 2012. I volumi si confermano comunque migliori rispetto al 2009 (110.000 unità) e al 2010 (124.000 unità). I modelli prodotti sono sempre le tre vetture del comparto C del Lingotto, cioè Alfa Romeo Giulietta, Fiat Bravo e Lancia Delta, che però stanno registrando una leggera flessione nelle vendite.
Tychy - «C’era una volta la Polonia». Questo potrebbe essere il titolo di un film sulla storia polacca di Fiat, in costante peggioramento negli ultimi tre anni. Se nel 2009 i volumi si sono attestati a 588.000 unità, nel 2010 è iniziato il declino a quota 534.000 vetture. Tutto sembrava andare per il meglio a inizio 2011, quando le stime vedevano una produzione di 563.000 auto, cifra poi rivista a 499.000 nello scorso settembre. Con la fuga verso l’Italia della Nuova Panda, parzialmente sopperita dalla nascita della nuova Lancia Ypsilon (83.200 unità stimate), il 2012 vedrà uscire da Tychy circa 348.600 automobili. Poco, troppo poco, per uno stabilimento da sempre valutato come uno dei punti d’eccellenza dell’automotive europeo. A trainare sarà sempre la Fiat 500, con oltre 148.500 unità prodotte. Tuttavia, il peggio per Tychy arriverà in prossimità del 2013. Nel novembre 2012 infatti finirà la produzione della Panda model year 2009, per il prossimo anno prodotta in 52.000 vetture. Non è ancora chiaro come saranno riutilizzate le linee produttive, ma è presumibile che sarà introdotta una nuova versione della piattaforma del pianale utilizzato da 500, Ford Ka e Ypsilon.
Kragujevac - Lo stabilimento serbo aumenterà la sua produzione nel corso del prossimo anno, portandola circa 30.900 unità. Un passo in avanti per Kragujevac, che nel 2009 produceva 14.000 vetture, nel 2010 circa 17.000, cifra calata a 11.000 nelle prime stime del 2011. Merito della monovolume L0, che entrerà in produzione da giugno per un totale di 26.400 auto prodotte nel corso del 2012. Sarà questa, ribattezzata già "Cinquecentona" per via del pianale 500, la vettura che sostituirà Musa e Idea. Nelle intenzioni del Lingotto, che presenterà la L0 al Salone di Ginevra (marzo 2012), ci sarà anche uno sbarco negli U.S.A. per la monovolume, che sarà declinata in diverse opzioni di carrozzeria.
Il futuro - Per Marchionne continuerà il traino da parte della compagine americana di Fiat, ovvero Chrysler Group. Il rilancio dei marchi Chrysler, Dodge e Jeep sta continuando con un buon ritmo, come dimostrato dalle vendite negli U.S.A. . In ottobre il gruppo americano ha visto aumentare il volume del venduto del 27%, segnando il migliore ottobre dal 2007 e una performance positiva per il diciannovesimo mese consecutivo. Inoltre, Fiat ha annunciato un investimento di circa 500 milioni di dollari per lo stabilimento americano di Toledo (Ohio), dove sarà prodotta il nuovo fuoristrada su base Compact U.S. Wide, una versione allargata di quella utilizzata dalla Alfa Romeo Giulietta. Di contro, sono pochi i nuovi progetti che il Lingotto sta portando avanti sui marchi italiani. Oltre ai rebranding, cioè Fiat Freemont, Lancia Thema e Lancia Voyager, i nuovi modelli scarseggiano e, complice il quadro congiunturale in deterioramento, è difficile pensare che ci sia spazio operativo per lanci commerciali oltre a quelli già programmati. Se il 2011 è stato particolarmente ostico per Fiat, a esclusione di Chrysler, il 2012 rischia di esserlo ancora di più.
(Fonte: www.linkiesta.it - 21/11/2011)

martedì 29 novembre 2011

Automotive News: Sergio Marchionne manager dell'anno nel mondo dell'auto


Automotive News ha nominato Sergio Marchionne miglior manager del 2011. «E' un personaggio a metà fra il visionario e il lavoratore infaticabile che vuole essere informato su qualsiasi decisione, che riguardi la pubblicità o il design di un dettaglio», si legge nella scheda a lui dedicata. «Quando ha preso il comando della Chrysler», ricorda Automotive News, «è stato accolto con scetticismo: in pochi pensavano che il manager italo-canadese avrebbe risanato una società così malmessa dal punto di vista finanziario. E invece è riuscito a mettere a segno 19 mesi consecutivi in crescita». Anche se gli americani ricordano che la «battaglia ad Auburn Hills non è ancora finita». Nel 2012, infatti, si apre una nuova era, quella dei primi modelli Chrysler realizzati sulle architetture della Fiat: la prima a debuttare sarà una berlina Dodge attesa in gennaio al Salone di Detroit. «Si tratta un livello molto più profondo di integrazione fra le due società», conclude Automotive News, che ricorda come Marchionne ami infarcire di citazioni i suoi discorsi, spaziando da Winston Churchill a Bruce Springsteen. Il numero uno del Lingotto, nella classifica stilata da Automotive News, si è piazzato davanti Chung Mong-Koo, capo della Hyundai, uno dei marchi cresciuti di più a livello mondiale, e a Martin Winterkorn, Ceo del gruppo Volkswagen.
(Fonte: www.autonews.com - 28/11/2011)

lunedì 28 novembre 2011

Perché Fiat-Chrysler cerca Suzuki


Fiat-Chrysler è un’alleanza zoppa. Se una gamba è salda in Europa (non in Russia) e nelle Americhe, l’altra è troppo corta in Asia. Né aiutano i debiti crescenti e i pochi soldi per sviluppare nuovi prodotti. Per tutti questi motivi, Sergio Marchionne gioca d’azzardo su un prossimo accordo con la Suzuki. Nelle intenzioni, prima ancora che allargarsi ai mercati asiatici e tentare di radicarsi in Cina e in India, c’è la necessità per Marchionne di condividere gli oneri di un nuovo pianale di segmento B, quello della Grande Punto. Che, al contrario dei lavoratori, non può essere mandato in pensione più tardi. La prossima generazione della Punto è in agenda nel 2013, per ora. Troppo presto, per come mi risultano stare i progetti di rinnovo. Preoccupante, essendo il modello del gruppo più prodotto in Italia. Fiat-Chrysler punta a un’alleanza con la Suzuki di tipo misto, industriale e azionario, una partnership rispettosa delle diverse culture sul modello di quanto fatto dagli italiani con la Chrysler, non colonizzata come a suo tempo fecero i tedeschi della Daimler. E’ però una corsa contro il calendario, contro la Volkswagen e contro i tempi della giustizia civile. Due giorni fa, la Suzuki ha avviato un arbitrato presso un tribunale di Londra per rompere l’accordo con il gruppo Volkswagen, siglato nel 2009 e finito con zero risultati industriali e con i giapponesi offesi per essere stati «associati» all’impero tedesco. La Volkswagen non ha però nessuna intenzione di dare indietro al gruppo di Hamamatsu il 19,9% di azioni in suo possesso, né tantomeno «venderle a un soggetto terzo designato» dai giapponesi. L’arbitrato potrebbe durare anche due anni, paralizzando risorse e facendo ricchi gli studi legali. Yasuhito Harayama, vice presidente esecutivo di Suzuki, spera di risolverla «in modo amichevole», ma è glaciale il numero uno tedesco, Martin Winterkorn, in una intervista al quotidiano Handelsblatt: «Se l’attuale gruppo dirigente di Suzuki non vuole lavorare con noi, forse lo farà la prossima generazione». La Suzuki e la Fiat si conoscono già bene, producendo in comune un Suv medio piccolo (la Sedici) nello stabilimento ungherese di proprietà giapponese e commerciando disinvoltamente i motori diesel italiani, alla faccia della partnership nippo-tedesca. Suzuki Motor Corporation è in crescita. Per il primo semestre dell’anno fiscale che termina il prossimo 31 marzo, ha comunicato un risultato operativo in netto miglioramento rispetto alle previsioni, nonostante il terremoto, lo tsunami e l’emergenza nucleare che hanno devastato il nord del Giappone. Il suo obiettivo è vendere nel mondo quasi 2,6 milioni di automobili (Fiat ne ha vendute poco più di 1,5 milioni nei primi nove mesi dell’anno), con un aumento superiore al 10% rispetto al 2010. Un partner interessante, se sarà. In Asia, Suzuki ha 14 insediamenti produttivi dedicati all’automobile, di cui 2 in Cina, primo mercato mondiale dove la Fiat comincerà a produrre Alfa Romeo soltanto dal prossimo luglio e dopo altri tentativi di joint venture andati male. In India, Suzuki detiene il 40% di un mercato stimato a fine 2011 in circa 2,4 milioni di unità, dunque con potenzialità di crescita enormi. Qui la Fiat ha un accordo industriale e commerciale con Tata, che va male; il colosso indiano ha interessi ridotti nell’automobile (circa il 10% del suo fatturato) ed una eventuale intesa degli italiani con Suzuki potrebbe mettere fine a una storia mai nata. Nelle intenzioni tedesche, un felice matrimonio Volkswagen-Suzuki avrebbe avuto nell’India la sua dote principale. Ma Marchionne cerca una terza gamba per la sua alleanza globale anche per rafforzare l’integrazione industriale. La strada l’ha indicata da tempo. Nel novembre del 2005, Fiat ha firmato un accordo con la Ford per condividere gli oneri di sviluppo del pianale destinato alle auto piccole dei due gruppi: a Tychy, in Polonia, nascono sulla stessa base meccanica la Fiat 500 e Panda, la Ford Ka, la Lancia Ypsilon. Per il segmento C, il pianale c’è già per modelli Chrysler, Fiat, Lancia e Alfa Romeo (la Giulietta è stata la prima ad usarlo, la prossima sarà entro l’anno una Dodge dai bassi consumi che permetterà a Marchionne di salire al 58,5% della Chrysler, come da accordi con l’amministrazione Obama). Se Suzuki riuscirà a rompere con la Volkswagen, sarà il partner ideale per il gruppo italiano con cui tagliare i costi di sviluppo del pianale B (si parla di centinaia di milioni) e usare insieme tutte le economie di scala. Quello in uso sulla Grande Punto (aggiornato, continuerà la sua vita sotto la monovolume Fiat prodotta in Serbia l’anno prossimo) è stato sviluppato insieme alla Opel per equipaggiare anche la Corsa. Solo che sta invecchiando: i tecnici hanno cominciato a lavorarci a Torino a partire dal 2002, dopo che l’Avvocato sposò Fiat con GM per breve tempo. La Suzuki produce per la stessa fascia di mercato la Swift, con un pianale rifatto nel 2009 e adeguato alle severe normative americane. Ma per il 2013, con i cicli di vita dei modelli sempre più corti, anche i giapponesi avranno bisogno di un’altra piattaforma nuova di zecca. E’ regola per essere competitivi. La corsa di Marchionne è appena iniziata.
(Fonte: http://blog.ilmanifesto.it/autocritica - 26/11/2011)

domenica 27 novembre 2011

Alessandro Antonini in Leo Burnett come Global Creative Director per Fiat-Chrysler


«La comunicazione è la lifeline, la linea della vita che lega la marca al pubblico, tagliarla in tempi di crisi è un po' come smettere di nutrire un malato perché è improduttivo. E' invece proprio in tempi di crisi che bisogna intensificare gli sforzi perché il malato si riprenda. Il che non significa necessariamente spendere di più in comunicazione ma spendere meglio ed in modo innovativo». Le parole di Alessandro Antonini richiamano lo spirito di Leo Burnett, il padre fondatore della storica e omonima agenzia pubblicitaria di cui ora fa parte come e quindi per le marche Jeep, Chrysler e Dodge. Leo Burnett, nel pieno della grande depressione americana, il 5 agosto del 1935 a Chicago ebbe il coraggio di scommettere insieme a otto soci proprio sulla comunicazione; oggi Leo Burnett è una tra le agenzie pubblicitarie più importanti del mondo. Dal 2002 fa parte della multinazionale Publics Groupe. Conta 400 professionisti in Italia, e ha come principali clienti Philip Morris International, Fiat, Chrysler, Procter & Gamble, Iveco, ING Direct, Montblanc, Lindt, Star, Breil, Piaggio, Grana Padano, Kellogg's, Alfa Romeo, Miroglio, Pirelli e Maserati, Ministero dei Trasporti, Manutencoop, Alfa Romeo "Giulietta", Iveco, Lindt, Avis (Associazione volontari italiani sangue), Pringles e Frescobaldi. Simbolo famoso dell'Agenzia sono da sempre le mele rosse che l'unica segretaria di Leo Burnett disponeva sulla scrivania in un bel cesto per ravvivare l'ambiente e per offrirle, gesto sorprendente in tempi di grande crisi. E le mele rosse sono sempre lì, all'ingresso di tutti gli uffici Leo Burnett del mondo, anche oggi un invito a scommettere in tempi di difficoltà economiche, come è nelle intenzioni di Alessandro Antonini, seguendo la nuova filosofia che guida il network nel mondo. «Essere una Humankind Company, il che significa mettere al centro del business le persone e il loro comportamento reale e soprattutto significa ri-orientare il nostro modo di concepire e fare comunicazione - spiega Antonini - Viviamo nella "people-era" e quindi tutte le grandi aziende, se vogliono avere successo, devono identificare un proposito preciso, e avere come fine ultimo proprio quello di trasformare e migliorare qualitativamente la vita delle persone». Come? «Dobbiamo produrre non solo "ads" ma anche "acts"- sintetizza Antonini - Un act è un gesto, un'idea o un'esperienza in grado di trasformare il modo in cui le persone pensano, sentono e agiscono». Alessandro Antonini, 48 anni, romano di nascita e milanese professionalmente avrà come sede di destinazione è Torino dove c'è Marco Gucciardi, Direttore Creativo su Fiat. «Ho passato gli ultimi 5 anni a Dubai in JWT come Regional Creative Director su HSBC e lavoravo con l'HQ di Londra su progetti globali. Ma sono anche un Burnettiano "recidivo"; avevo già lavorato per il Gruppo Fiat, sono l'Art Director di "Buonaseera", per intenderci"». Il taglio internazionale fa il resto del curriculum di un creativo di rispetto, perché nel portafoglio di brand con cui Antonini ha lavorato si contano anche Volvo, Johson&Johnson, National Bank of Kuwait, The Times. Nella sua storia professionale vanta premi nazionali e internazionali, dal Dubai Lynx a Cannes. «Bisogna tenere presente le esigenze sempre in movimento del pubblico e questo non significa appiattirsi sulle ricerche di mercato - così il creativo prende le distanze dai soli numeri e cifre - Le ricerche fotografano l'esistente, la responsabilità della comunicazione è creare ciò che non esiste ancora. Ed è anche importante trovare l'equilibrio fra comunicazione locale e quella globale. Le marche che hanno trovato questa formula sono oggi le marche di maggior successo».
(Fonte: http://job24.ilsole24ore.com - 4/11/2011)

sabato 26 novembre 2011

Suzuki-Volkswagen verso l'arbitrato: i giapponesi vogliono rompere, i tedeschi no


Continua il braccio di ferro che oppone la Suzuki al gruppo Volkswagen dopo il naufragio del matrimonio che aveva unito le due Case nel 2009, suggellandolo con l'ingresso dei tedeschi nel capitale Suzuki per una quota del 19,89 per cento. E proprio questa percentuale di azioni detenuta da Wolfsburg è diventata il nodo principale della discordia, perché i giapponesi vorrebbero riacquistarle e Volkswagen non intende rivendergliele. Insomma, i due costruttori per ora sono "separati in casa" e la Suzuki cerca disperatamente di ottenere un "divorzio" che il gruppo guidato da Martin Winterkorn non vuole concedere.
Ricorso all'arbitrato - Per questo, la casa giapponese ha intrapreso un'azione legale presso la Corte internazionale per gli Arbitrati con sede a Londra, per forzare la Volkswagen a rivendere la sua quota azionaria alla stessa Suzuki "o a una terza parte designata dalla Suzuki". L'alleanza tra le due Case doveva servire alla Volkswagen per accedere al promettente mercato indiano, dove il marchio nipponico è molto forte, e anche a poter usare alcune piattaforme economiche nella fascia bassa del mercato, e alla Suzuki per poter condividere tecnologie avanzate che non avrebbe la possibilità di sviluppare da sola. Ma nessuna di queste condizioni è stata soddisfatta e dopo due anni dall'accordo nessun progetto di sviluppo comune è mai stato avviato. Ma perché allora la Volkswagen vuole restare dentro a una partnership che si è rivelata fallimentare?
Azione preventiva - Si è detto che il problema fosse legato al valore delle azioni, oggi inferiore a quanto originariamente pagato dalla Volkswagen. In realtà Wolfsburg non vuole lasciare che la Suzuki cada nell'abbraccio di qualche concorrente. Pur non avendone il controllo, con la sua quota la Volkswagen è il maggiore azionista della Casa giapponese e ha due uomini nel consiglio d'amministrazione. Una circostanza questa che può far da deterrente per qualsiasi partner esterno che fosse interessato a stringere una cooperazione stabile con Suzuki.
Con lo sguardo a Torino - Uno degli ultimi episodi di frizione con Wolfsburg è stato l'acquisto di una fornitura di motori diesel dalla Fiat. Torino, anche per via dei trascorsi di collaborazione industriale sul progetto Sedici/SX4, è un naturale polo d'attrazione per la Suzuki. E a Sergio Marchionne un partner del genere farebbe comodo per molte ragioni: l'accesso ai mercati orientali, la possibilità di sviluppare congiuntamente la futura citycar o addirittura la prossima Punto. E, in una fase di congiuntura economica difficile, avrebbe l'effetto di rilanciare l'immagine (e le quotazioni di borsa) del Gruppo Fiat.
(Fonte: www.quattroruote.it - 24/11/2011)

venerdì 25 novembre 2011

Jeep: i dettagli dell'investimento di Chrysler a Toledo (Ohio)


Chrysler investirà 1,7 miliardi di dollari nell'impianto di Toledo, per sostenere lo sviluppo e la produzione della prossima generazione di Jeep. Lo comunica Chrysler in una nota, sottolineando che saranno creati 1.100 posti di lavoro con l'introduzione di una seconda linea di produzione nel 2013. "All'inizio dell'anno avevo promesso che avrei avuto buone notizie da condividere con Toledo, e sono lieto di poter fare questo annuncio, che dimostra il nostro impegno la relazione speciale che Chrysler e la città di Toledo hanno", afferma l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne. "Per molti decenni Chrysler è stata parte della comunità. E con questo investimento e con l'aggiunta di oltre un migliaio di posti di lavoro continuiamo a essere parte dello sviluppo industriale e sociale della città. E, più importante, l'investimento riconosce l'appoggio del Uaw e del ruolo dei nostri dipendenti nel produrre uno dei modelli più riconosciuti sulla strada". "Voglio ringraziare il governatore Kasich e il sindaco Bell per aver lavorato con noi", aggiunge Marchionne. Chrysler investirà 500 milioni di dollari nell'impianto di Toledo, che sarà ampliato e sarà realizzato un Metrology Center, che aiuterà a migliorare la qualità dei veicoli. I restanti 1,2 miliardi di dollari saranno investiti in altri impianti americani. "L'annuncio conferma la crescita che il gruppo Chrysler ha sperimentato negli ultimi 28 mesi", evidenzia General Holiefield, vice presidente del Uaw. "Non solo la società continua a investire negli impianti ma sta aggiungendo posti di lavoro e assicurando il futuro dell'attuale forza lavoro, dimostrando l'impegno nei confronti dei suoi dipendenti che hanno contribuito al rilancio della società". Con l'investimento di 1,7 miliardi di dollari Chrysler ha finora investito negli Stati Uniti 4,5 miliardi di dollari. Chrysler prevede anche di aprire 20 nuovi concessionari Fiat negli Stati Uniti nel primo trimestre 2012, ha detto il numero uno del marchio Fiat, Olivier François. "Il processo di lanciare un nuovo marchio con tre modelli, la 500, Cabrio e Abarth, richiede tempo", afferma François. Le vendite di 500 negli Stati Uniti stanno procedendo più lentamente del previsto e quest'anno hanno finora totalizzato quota 20.940 unità, a fronte delle 50.000 stimate dall'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne.
(Fonte: www.ansa.it - 16/11/2011)

giovedì 24 novembre 2011

OAG (ex Bertone): raggiunto l'accordo per la "baby-Quattroporte"


L'investimento da 500 milioni di euro per realizzare alle Officine Automobilistiche Grugliasco (ex Bertone), ferme da mesi, la cosiddetta baby Maserati è stato finalmente confermato.
Proroga della cassa integrazione - L'accordo tra la Fiat e i sindacati è stato raggiunto dopo cinque ore di trattativa, con la mediazione dell'assessore regionale Claudia Porchetto. L'intesa prevede la proroga di un anno della cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione per i 1.077 lavoratori, a partire dal 19 novembre.
Appuntamento a fine 2012 - A firmare il documento sono state le sigle sindacali Fim, Uilm, Fismic, associazione Quadri e Ugl, oltre che gli ex delegati Fiom (sigla che si è astenuta) che già avevano sottoscritto l'accordo di maggio, quello che prevede l'estensione allo stabilimento di Grugliasco del contratto di Pomigliano. I primi esemplari della piccola Quattroporte (il nome definitivo non è ancora trapelato), a questo punto, potrebbero uscire dallo stabilimento piemontese già alla fine del 2012.
Tra i 55 e i 70 mila Euro - Lunga non meno di 4,8 metri, la "Maseratina" potrebbe essere alimentata anche da un potente turbodiesel capace di erogare ben 320 CV. Collocandosi nel cosiddetto segmento E, con una fascia di prezzo compresa fra i 55 mila i 70 mila Euro punta a sfidare la concorrenza delle tedesche di lusso e dei modelli Jaguar e Lexus.
(Fonte: www.quattroruote.it - 17/11/2011)

mercoledì 23 novembre 2011

La seconda vita di Pomigliano: avviata la produzione della nuova Panda


Riapre lo stabilimento di Pomigliano d'Arco per avviare la produzione di tremilacinquecento nuove Panda da parte della newco Fiat, Fabbrica Italia Pomigliano, e destinate alla cosiddetta "rappresentanza". Le nuove vetture saranno provate in occasione della presentazione dell'utilitaria alla stampa nazionale ed estera in programma per il 13, 14 e 15 dicembre tra Pomigliano e Napoli, e sono destinate a concessionarie per l'esposizione al pubblico, ma non alla vendita. Il lancio della vettura, infatti, è previsto per metà febbraio 2012. Per la realizzazione delle auto sono impiegati, al momento, circa 350 lavoratori assunti in Fip da marzo scorso ad oggi e che lavorano sulle catene di montaggio (impianti nuovi e totalmente automatizzati), su un unico turno, dalle 8 alle 17: stamattina, infatti, hanno fatto il loro ingresso al Vico, con le nuove divise della newco, altri 133 lavoratori, che si sono aggiunti ai circa 230 già in fabbrica. Ancora fuori, invece, oltre 4mila lavoratori, che sono in cassa integrazione straordinaria, e che dovrebbero essere assunti nella newco entro il prossimo anno e mezzo: la cig straordinaria per cessazione attività, infatti, resterà in vigore fino a luglio 2013, data entro la quale la Fiat ha annunciato che assorbirà tutto il personale in forza al Giambattista Vico, dove, fino a qualche settimana fa, era prodotto il modello Alfa 159.
(Fonte: http://napoli.repubblica.it - 21/11/2011)

martedì 22 novembre 2011

Fiat sceglie il "modello-Pomigliano": dal 1° gennaio 2012 disdetti gli accordi sindacali


Fiat Auto ha disdetto, dal primo gennaio 2012, tutti gli accordi sindacali vigenti e ”ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto” in tutti gli stabilimenti automobilistici italiani. Lo si apprende da fonti sindacali. Nel frattempo Sergio Marchionne ha parlato a Londra di consolidamento, futuro e politica: “Fiat e Chrysler quest’anno venderanno un totale di 4,2 milioni di auto, dato destinato a salire a circa 6 milioni entro il 2014′, ha detto l’ad nel corso della conferenza annuale Cbi, confermando gli obiettivi nonostante il calo di vendite di auto in Europa. L’amministratore delegato del Lingotto ha aggiunto di attendersi un consolidamento ulteriore nell’industria automobilistica. “Siamo destinati a vedere l’eliminazione dei player marginali, in prospettiva”, ha affermato Marchionne. “Credo che arriveremo ad avere appena 5-6 player, il cui successo sarà fondato su un’architettura condivisa, a livello globale”. Marchionne, alla guida di Fiat dal 2004, punta a trasformare il Lingotto in un player globale proprio attraverso Chrysler di cui Fiat controlla il 53,5% del capitale. L’obiettivo è di raggiungere quota 100 miliardi di ricavi combinati al 2014, pari a circa il doppio delle attese di ricavi 2011 di circa 58 miliardi per il gruppo. L’ad italocanadese si è anche detto ottimista per il nuovo governo di tecnici italiano guidato da Mario Monti. “L’Italia ha l’opportunità di una vita per abbracciare il cambiamento. Credo che l’Italia sia sulla strada della ripresa”.
IL TESTO DELLA LETTERA FIAT - “In vista di un riassetto e di una armonizzazione delle discipline contrattuali collettive aziendali e territoriali che si sono succedute nel tempo e nell’ottica di renderle coerenti e compatibili con condizioni di competitività ed efficienza vi comunichiamo il recesso a far data dal 1 gennaio 2012 da tutti i contratti applicati nel gruppo Fiat e da tutti gli altri contratti e accordi collettivi aziendali e territoriali vigenti, compresi quelli che comprendono una clausola di rinnovo alla scadenza – per i quali la presente vale anche come espressa disdetta – nonché da ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto”. “Al riguardo riportiamo a titolo esemplificativo ma non esaustivo, in calce alla presente, gli estremi delle principali intese sopra citate. Saranno promossi incontri finalizzati a valutare le conseguenze del recesso ed eventualmente alla predisposizione di nuove intese collettive aventi ad oggetto le tematiche sindacali e del lavoro di rilievo aziendale con l’obiettivo di assicurare trattamenti individuali complessivamente analoghi o migliorativi rispetto alle precedenti normative”.
LA RISPOSTA DELLA FIOM - “Estendere l’accordo di Pomigliano a tutti i 72mila lavoratori del gruppo Fiat non vuol dire solo estendere un brutto accordo, ma porta a modificare la natura stessa della organizzazione sindacale: si passa infatti a una fase di sindacato aziendale e corporativo”. Lo ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che ha concluso a Torino l’assemblea regionale dei metalmeccanici Cgil.
LA FIM-CISL “PRENDE ATTO DELLA SCELTA” - E’ necessario avviare subito il negoziato per un contratto unico per i gruppi Fiat e Fiat Industrial. E’ quanto chiedono i coordinamenti Fim dei due gruppi del Lingotto che ”prendendo atto della scelta della Fiat di uscire da Confindustria e dal contratto dei Ccnl metalmeccanici, ritengono vada avviato in tempi brevi un negoziato per definire un unico contratto Fiat per tutti i lavoratori dei due gruppi”. Secondo la Fim-Cisl ”in tal modo diverrà possibile superare le disparità di trattamenti salariali e normativi storicamente presenti, ma che si sono anche generati a seguito degli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco. Si dovrà avere perciò un’unica e più alta paga base per tutti i lavoratori Fiat, con regole e condizioni contrattuali comuni. Nel nuovo contratto dovranno essere anche regolate le questioni poste dalla Fiat come condizione per realizzare il Progetto Fabbrica Italia”.
(Fonte: www.quotidianopiemontese.it - 21/11/2011)

lunedì 21 novembre 2011

Fiat 500 elettrica, proseguono i test


I fotografi hanno catturato un esemplare di Fiat 500 EV durante una sessione di test presso il quartier generale della Chrysler, in Michigan. Le foto spia rivelano una parziale camuffatura al musetto e ai paraurti anteriore e posteriore, che pertanto saranno diversi da quelli delle altre Fiat 500. Inoltre, al posto del bocchettone di rifornimento è chiaramente visibile una presa di corrente americana da 240 V (diversa da quella domestica).
Made in Detroit - La Fiat 500 EV era stata annunciata all'apertura del Salone di Detroit del 2010. La Fiat 500 EV, il cui debutto commerciale è previsto nel corso del 2012, come ha confermato ieri l'a.d. del Gruppo, Sergio Marchionne, è spinta da un'unità propulsiva elettrica alimentata da batterie agli ioni di litio prodotte dalla SB LiMotive. Lo sviluppo è stato assegnato alla Chrysler, che si occuperà delle future autovetture elettriche del Gruppo italo-statunitense.
Il fattore prezzo - Secondo le informazioni diffuse a Detroit circa due anni fa, la 500 elettrica sarebbe accreditata di una velocità massima di 100 km/h e di un'autonomia di circa 160 chilometri. La nota dolente, tuttavia, sarebbe quella del prezzo: all'assemblea pubblica dell'Anfia Marchionne ha espresso le sue perplessità sull'immediato futuro dell'auto elettrica e ha confermato che per ogni esemplare di 500 EV venduto la Fiat perderà circa 10.000 dollari. Il prezzo della Fiat 500 EV negli Stati Uniti - l'unico mercato dove verrà commercializzata - potrebbe essere nell'ordine dei 45 mila dollari.
(Fonte: www.quattroruote.it - 26/10/2011)

domenica 20 novembre 2011

Svolta Monti: si torna alle auto blu italiane (ma il parco auto è d'epoca...)


Fuori dai garage tutte le auto italiane e dentro Audi, Bmw e perfino qualche Volvo. E' questa, ad occhio, la prima mossa del Governo Monti che per motivi d'immagine ora cerca di recuperare il terreno perduto usando, ove possibile, vetture nazionali. Solo che, più che un parco auto auto, quello dei ministeri e della Presidenza del Consiglio sembra un padiglione di un salone di auto d'epoca. Si sono riviste, infatti, Fiat Croma della prima serie, Alfa Romeo 166, addirittura Lancia K e Dedra: macchine fuori produzione da anni e che a questo punto pongono anche problemi di sicurezza. Certo, la Presidenza del Consiglio ha ancora a disposizione una Maserati Quattroporte blindata (mai usata da Berlusconi che gli ha sempre preferito la sua Audi A8) ma, viste le recenti polemiche scoppiate per l'acquisto di 19 Maserati Quattroporte da parte del ministero della Difesa, Monti deve aver deciso di lasciarla in garage. In realtà la questione auto blu è seria e - immagine a parte - il nuovo Presidente del Consiglio ha una bella gatta da pelare: la prima sezione del Tar del Lazio ha infatti appena accettato il ricorso del Codacons sul decreto della Presidenza del Consiglio del 3 agosto 2011, che puntava a razionalizzare le auto blu ma escludeva dalle limitazioni tutte le Regioni e gli enti locali. Il Tar ha infatti spiegato che "la limitazione all'uso delle auto blu - segnatamente per quanto concerne Regioni ed Enti Locali - non solo non trova fondamento nella norma primaria in pretesa attuazione della quale il Decreto presidenziale è stato emanato, ma neppure rivela profili di ragionevolezza e logicità con immediatezza apprezzabili, atteso il considerevole onere riveniente per le finanze pubbliche dall'utilizzo di mezzi di servizio proprio con riferimento a tali soggetti". Così ora il Presidente del Consiglio deve, fra le mille cose da fare, anche rivedere il decreto presidenziale in oggetto per stabilire chi potrà usare le auto blu. E da qui potrebbe arrivare un bel risparmio perché, secondo il Codacons, in Italia le auto blu costano ai cittadini 4 miliardi di euro all'anno.
(Fonte: www.repubblica.it - 19/11/2011)

sabato 19 novembre 2011

“Detroit goes Diesel”: riscossa dei motori a gasolio negli U.S.A.?


Che piaccia o no ai puristi, il motore diesel si sta facendo largo anche negli U.S.A. . Lo scrive, con grande richiamo in copertina, anche la prestigiosa rivista americana “Popular Science”: i motori a gasolio sono imposti dalle nuove normative sui consumi e tutti i costruttori li stanno mettendo a listino spingendoli con gran forza. “Detroit goes Diesel” titola la rivista, che ricorda come ai tempi della grande crisi energetica del 73 già ci fu già un tentativo massiccio di imporre agli americani questi motori un po’ puzzolenti. Allora però si trattava di propulsori poco eccitanti, e infatti furono respinti con perdite da un mercato che proprio non ne voleva sapere. Adesso, però, sono i molto più gradevoli, con tanti cavalli e basse emissioni. E negli States adesso una Volkswagen su cinque è venduta con alimentazione a nafta. La svolta comunque arriva dai costruttori locali, quelli che più yankee non si può: General Motors proporrà (imporra?) sulla Cruze il due litri di origine coreana che è stato probabilmente rivisto in Italia alla GM Powertrain. 165 CV e 16 km di percorrenza in più per gallone rispetto all’attuale motore a benzina della Cruze Eco. Un traguardo che può significare la sopravvivenza stante le regole un po’ capestro imposte dall’amministrazione Obama. Ford, da parte sua non è da meno potendo pescare in casa su motori a gasolio ultra-raffinati e a breve anche Chrysler potrà sfoderare i furbi motori Multijet della Fiat su una parte della gamma. “Non abbiamo alternative – commentava un importante dirigente della GM interrogato al riguardo – Anche se le vetture con motore diesel costano ben di più delle analoghe versioni a benzina, sono la sola arma che abbiamo per reggere la sfida con i motori ibridi dei giapponesi perché le lunghe percorrenze cui siamo abituati qui da noi pareggiano i vantaggi dei consumi in città”. A chi ha molte primavere sulle spalle questi discorsi riportano indietro nel tempo. Ricordo benissimo gli anni 70 quando noi non ci capacitavamo che i tedeschi amassero tanto le vetture a nafta pur pagando il gasolio praticamente lo stesso prezzo della benzina. Li consideravamo dei matti e nemmeno l’idea che la manutenzione fosse minore ci convinceva a lasciare il carburante tradizionale pe passare a quello che sprigionava un fastidioso fumo nero. Poi le cose sono cambiate, tanto cambiate. Adesso si vendono anche da noi più auto Diesel che benzina e spesso non capiamo chi ancora fa uso di queste ultime. Molto merito, va detto, è stato del turbo che ha dato ai motori a nafta tanto spunto in più poi il progresso degli stessi propulsori ha fatto il resto. Succederà anche negli U.S.A.? Oggi gli scettici al riguardo sono ancora in maggioranza, però potrebbero ricredersi in fretta. L’alternativa, altrimenti, sarà il metano che da quelle parti abbonda e che sempre il solito Obama sta spingendo con tutte le sue forze.
(Fonte: http://viamazzocchi.quattroruote.it - 20/10/2011)

venerdì 18 novembre 2011

Il nuovo Governo piace al mondo dell'auto


"Ci auguriamo che la nostra filiera sia riconosciuta come player fondamentale per la crescita dell'economia anziché soltanto come 'bancomat' dell'Erario, come accade da troppo tempo, in particolare in questi ultimi anni": questa la dichiarazione di Guido Rossignoli, Direttore Generale Anfia Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, una delle maggiori associazioni di categoria aderenti a Confindustria. "In una situazione di crisi che colpisce pesantemente la nostra filiera, ha continuato oggi l'Anfia, denunciamo da tempo l'eccessivo peso del prelievo fiscale che grava sul settore, in relazione al quale auspichiamo che si realizzi il prima possibile un'inversione di tendenza. Ci auguriamo, infine, la prossima riapertura dei numerosi Tavoli aperti con il Governo negli ultimi anni, ma troppo spesso disattesi, nonché una maggiore attenzione da parte del Governo stesso alle grandi sfide globali che coinvolgono il nostro comparto e che vengono definite a livello europeo". Plauso anche dall'Unrae, l'associazione che riunisce i rappresentanti delle case automobilistiche estere in Italia, che saluta il nuovo governo ed esprime "viva soddisfazione per la formazione del nuovo Governo e fiducia per il positivo effetto che esso potrà avere sull'economia in generale e sul mercato dell'auto in particolare. Il nuovo Governo presieduto da Mario Monti potrà certamente, con il sostegno delle forze parlamentari, imprimere un chiaro segnale di svolta, restituendo al cittadino automobilista certezze e fiducia e ricreando le condizioni che hanno fatto del mercato automobilistico italiano uno dei maggiori protagonisti dello scenario europeo e mondiale". Ora "il mondo italiano dell'automotive, con il suo importante ruolo nella mobilità, attende con vivo interesse - continuano all'Unrae - misure che, attraverso il supporto ai veicoli a basse emissioni e seguendo il principio di neutralità tecnologica, siano capaci di rilanciarne il peso che in un Paese moderno compete a questo settore". Stessa musica per la Federauto, l'associazione che riunisce i concessionari presenti sul territorio nazionale: "Con il nuovo governo tecnico si apre un nuovo scenario che deve fare uscire l'Italia dal pantano nel quale si trova per svariati motivi. Se giocheremo bene le nostre carte potremmo rivivere, pur nei sacrifici, una nuova graduale rinascita". Insomma anche i dealer accolgono "con grande entusiasmo" la nuova compagine governativa, composta da "nomi eccellenti e grandi professionalità dotate di credibilità, serietà e coerenza". Ricordando che il settore automotive occupa in Italia, compreso l'indotto, oltre 1.000.000 persone, che vale il 12% del Pil nazionale, il presidente di Federauto Pavan Bernacchi precisa che "si tratta di numeri che impongono rispetto e attenzione in un momento mai così tragico per il mercato automobilistico italiano". A questo proposito, prosegue, "vorrei dire al nuovo Governo che noi di Federauto abbiamo già pronte delle proposte a costo zero per lo Stato che potrebbero ottenere più risultati: aumentare le entrate fiscali, svecchiare il parco auto, aiutare l'ecologia, diminuire i costi degli incidenti stradali, difendere i posti di lavoro e le nostre aziende". Nel contempo il presidente di Federauto chiede, in vista di una rimodulazione della pressione fiscale, "di togliere l'acceleratore dalle accise sulle benzine e di annullare l'aumento dell'IPT. E un futuro impegno, quindi, a non tartassare sempre e solo gli automobilisti con l'effetto di distruggere un settore e soffocarne ogni possibile ripresa".
(Fonte: www.repubblica.it - 17/11/2011)

giovedì 17 novembre 2011

Marchionne: non si poteva scegliere persona migliore di Monti


Per guidare l'Italia «non si poteva scegliere persona migliore di Mario Monti». Lo ha detto l'amministratore delegato di Chrysler e Fiat, Sergio Marchionne, parlando a margine dell'evento di Toledo, in Ohio, dove ha annunciato nuovi investimenti di Chrysler negli Stati Uniti per 1,7 miliardi di dollari e la creazione di 1.100 nuovi posti di lavoro allo stabilimento di assemblaggio di Toledo. «Ha un curriculum impeccabile, è uno che fa sul serio», ha detto Marchionne ai microfoni di Cnbc, sottolineando che «dobbiamo essere certi che l'agenda di Governo sia messa in atto per portare fuori l'Italia dalla crisi. Sarà doloroso, ma deve essere fatto».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 16/11/2011)

mercoledì 16 novembre 2011

Marchionne: auto elettrica prematura, ma da non abbandonare


La strada per l'auto elettrica non è "da abbandonare, tutt'altro". Ma oggi "indirizzare tutto lo sforzo normativo nel promuovere questo tipo di trazione porterebbe solo ad un aumento dei costi, senza nessun beneficio immediato e concreto". L'Ad di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, lo ha sottolienato parlando all'assemblea dell'Anfia, definendo "più saggio" concentrare al momento l'impegno per promuovere l'auto sostenibile "sui miglioramenti dei motori tradizionali" e su "carburanti alternativi, soprattutto il metano". Guardando al lungo periodo la trazione elettrica è una "delle più promettenti". Quanto ad oggi, Marchionne descrive gli ostacoli parlando del lancio, il prossimo anno sul mercato nordamericano, di una 500 completamente elettrica. Tre i punti che sottolinea: "Ogni 500 elettrica venduta perderemo circa 10 mila dollari. Gli ostacoli tecnici da superare sono ancora tanti (batteria, ricarica, rete di rifornimento), il mercato è quasi inesistente". Oggi "si tratta di una tecnologia che non è alla portata delle tasche normali".
(Fonte: www.ansa.it - 26/10/2011)

martedì 15 novembre 2011

Automotive News: 500 sarà un marchio a sé


La piccola Fiat 500 fa breccia nel cuore degli italiani e degli americani. E sull'onda di questo successo presto potrebbe nascere un marchio a sé stante, come Mini per Bmw e Smart per Mercedes, o comunque una nuova famiglia di modelli come la gamma DS per Citroen. Fiat ha una riconosciuta leadership nelle auto piccole, ma solo in mercati dove la sua presenza è già consolidata come il Brasile e l'Europa. Sui mercati emergenti (Cina, India e Russia) in questi anni Fiat è rimasta indietro e non ci sono molte speranze di battere i coreani e cinesi con prodotti generalisti. Ecco perché il Lingotto vuole puntare su un prodotto come la 500, che vanta un grande appeal e un'immagine forte, cosa piuttosto rara nel segmento delle citycar. L'utilitaria simbolo del "Made in Italy" potrebbe infatti evolversi in una gamma separata, con diverse versioni e modelli. A dirlo è lo stesso amministratore delegato del Lingotto che, intervistato da Automotive News Europe, ha tirato anche le somme del mercato in generale e del gruppo di cui è al timone: se nell'anno in corso il manager si aspetta un totale di 4,2 milioni di auto vendute - di cui oltre 2,1 da Fiat e oltre 2 da Chrysler - nel 2012 si potrebbe arrivare a circa 5 milioni che potrebbero diventare, nel 2014, 5,9 milioni. Ma mentre per il brand americano le previsioni sono più facili, per quello italiano è più difficile data l'incertezza del mercato europeo. Una grande spinta alle vendite potrebbe essere data dai brand Alfa Romeo e Jeep, sui quali si punterà molto visto che sono internazionalmente riconosciuti e apprezzati. Marchionne ha poi sottolineato che non è detto che un prodotto che vada alla grande negli U.S.A. abbia lo stesso successo in Europa. E la fusione Fiat-Chysler? "Potremmo anche farla domani stesso. L'unica ragione perché ciò non può avvenire ora è che nella proprietà di Chrysler ci sono altri soggetti" ha spiegato il manager. "Il 41,5% è nelle mani dell'Associazione beneficiaria volontaria dei dipendenti (Veba), costriuita da azioni che i lavoratori hanno ricevuto durante il processo di bancarotta che portò alla creazione della nuova Chrysler". Ed è proprio per monetizzare questa associazione che avverrebbe lo sbarco in borsa del marchio americano. A proposito dello sbarco in borsa, il mercato in cui avverrà l'Ipo (Wall Street e Piazza Affari sono i due principali candidati) sarà anche quello in cui l'azienda avrà la sua sede principale.
(Fonte: www.autonews.com - 29/10/2011)

lunedì 14 novembre 2011

Automotive News: Suzuki perde lo status di "associato" di Volkswagen. Divorzio vicino?


L'ultima puntata dell'affaire Volkswagen-Suzuki rende sempre più reale il divorzio ufficiale, da considerarsi quasi inevitabile. Un comunicato del costruttore tedesco, rilanciato dall'autorevole Automotive News, ha infatti reso noto che il partner giapponese non è più considerato "associato". In altre parole: fine dell'idillio iniziato a inizio 2010 e ora giunto al termine per una presunta violazione dell'accordo di partnership da parte della Casa di Hamamatsu che, acquistando motori Fiat, ha fatto andare su tutte le furie il management di Wolfsburg. Dall'altra parte, invece, si lamentava un mancato trasferimento di tecnologia. Dopo un primo scambio di accuse, sembrava che VW volesse mantenere comunque il 19,9% delle quote di Suzuki che comunque, già dal mese di marzo, era rimasta contrariata da un'affermazione proveniente dal quartier generale in Germania in cui si manifestava la volontà di influenzare le operazioni finanziarie e operative dell'azienda del sol levante. "La possibilità di avere una certa influenza sul nostro partner, al momento attuale non è più possibile" recitava ieri un comunicato di Wolfsburg, che diceva anche che d'ora in avanti la Casa nipponica sarebbe stata ritenuta una semplice "azienda terza". Laconica e secca la risposta di Suzuki: "Abbiamo deciso di divorziare da VW e non abbiamo altro da aggiungere", ha riferito il sito Automotive News Europe, citando un'intervista del presidente di Suzuki Italia, Junya Kumataki. E il 19,9% delle azioni che fine faranno? I giapponesi invitano i tedeschi a metterle sul mercato. Questi ultimi, nonostante le dichiarazioni di cui sopra, sembrano invece volerle tenere. La partita non è ancora conclusa ed è probabile abbia nuovi sviluppi.
(Fonte: www.autonews.com - 28/10/2011)

domenica 13 novembre 2011

Lancia Thema ieri e oggi


Thema in greco vuol dire “ciò che è a posto”. Ecco. Facciamo un passo indietro. E’ il 1984 quando viene lanciata la Lancia Thema. Nome di battaglia Tipo 4, il progetto internazionale cui partecipano Saab, Lancia e Fiat. Le case automobilistiche si pongono l’obiettivo di realizzare una berlina di lusso mettendo a fattor comune alcune parti, ad esempio le portiere, per fare efficienza nei costi di produzione. Nascono la Thema, la Croma e la Saab 9000. Tre modelli di successo. La Lancia Thema era bellissima. Concepita in Italia, a Grugliasco, da Giorgetto Giugiaro era la berlina a gasolio più veloce al mondo. Coniugava stile a sportività. Piaceva e conferiva status a chi l’acquistava. Il video televisivo, che la lanciava, la mostrava in movimento mentre percorreva statali mentre impostava curve ed effettuava sorpassi in autostrada. Le cose tipiche che si fanno con un’automobile. Il video era accompagnato da una voce fuori campo, di una donna, che illustrava il nuovo modello, ne evidenziava le caratteristiche, già le chiamava proprio così, le caratteristiche della nuova berlina entrando nel merito della motorizzazione, delle innovazioni che erano state introdotte: gli alberi controrotanti, il dispositivo che permetteva di aumentare la pressione di sovralimentazione del turbo per dare maggiore brio in fase di sorpasso. Il claim per descrivere la Thema era il dominio della potenza. Il video, sicuramente datato, si potrebbe dire fatto da un ingegnere piuttosto che da un uomo di marketing, era funzionalista, doveva spiegare ciò che aveva e faceva la Thema rispetto alle altre automobili. Spiegava nei dettagli che era tutto al suo posto. Fu un successo per dieci anni, furono un successo tutte le versioni anche la station wagon. Nel 1984, sotto il governo Craxi con Spadolini alla Difesa, Andreotti agli Esteri, Scalfaro agli Interni e Visentini alle Finanze, la Thema fu scelta come il modello delle auto blu. E’ curioso che, in quegli anni, che non sono certo ricordati come anni di Saturno, oltre all’8 per mille per finanziare il clero della Chiesa Cattolica, era in vigore l’ordinamento fiscale che disincentivava l’acquisto di auto con cilindrata superiore ai 2l. Ed infatti la Thema V6 (6 cilindri) che aveva più di 2l di cilindrata uscì rapidamente di produzione. Facciamo un passo avanti, almeno nel tempo. Il 5 e 6 Novembre è stata presentata al pubblico la nuova Thema. Nome di battaglia Chrysler 300. Cioè un’altra macchina. In comune con l’antenata non ha nulla se non le poltrone Frau. Già. Niente novità sotto il cofano che, infatti, non è mai mostrato nelle pubblicità. Il video non è accompagnato da una voce fuori campo che illustra le caratteristiche della nuova berlina della casa Torinese. Non sarebbe attuale con i tempi. Tempi in cui il marketing lavora sul contenuto esperienziale che il prodotto, che rimane sullo sfondo, deve essere ammantato per sedurre i suoi clienti. Una voce legge L’invitation au voyage di Baudelaire mentre la telecamera punta l’occhio sui dettagli evitando con molta attenzione la visione d’insieme. La nuova Thema è ferma. Statica. Ne viene esaltato l’interno dell’abitacolo più che l’esterno. Più un divano che un’automobile. Quando la telecamera inquadra gli specchietti si vede riflessa la sagoma della Lancia Flaminia, l’unico accenno in cui si cerca l’innesto del nuovo sul vecchio. Trovata che scopre il fianco alla facile obiezione. Il vecchio, quel vecchio, il passato autentico della Lancia non sta certo dietro ad inseguire. Non sta certo a prendere polvere dalla povertà di design e stile di una vecchia Chrysler. Vecchia nelle forme e nella sostanza. Nell’era dell’ecologia, del controllo dei consumi e delle emissioni, la nuova Thema monta motori V6, su cui è meglio glissare, di 3l di cilindrata dai consumi ed emissioni più alti della categoria. Facendo un po’ il verso a quanto amava dire l’Avvocato, che di macchine e di donne se ne intendeva, le macchine, come le belle donne, vanno viste anche e soprattutto da dietro. Devono avere un bel sedere. Se si guardano i sederi della vecchia e nuova Thema si capisce che la nuova, a posto non ha proprio nulla. Un vero peccato che la Fiat, nel privilegiare gli aspetti di riorganizzazione finanziaria, stia smarrendo la capacità di fare automobili. In particolare stia smarrendo quella capacità di rielaborare oggi, il vertere di Terenzio, i concept che erano stati alla base dei suoi successi industriali di ieri. Come Luca De Meo (ex direttore marketing prima di Lancia e poi di Fiat prima di lasciare la casa torinese per la Volkswagen) aveva saputo fare, easy going, alla grande con la 500. E come si sarebbe potuto fare con la Thema, come si potrebbe fare con la Delta. Come si potrebbe fare con la 126, l’A112. Tutti marchi dal vissuto profondamente radicato nella cultura del nostro paese. Marchi che sono negli album fotografici di tutte le famiglie italiane tra culle, i vestiti neri delle nonne, le ciabatte da mare, i tavolinetti da picnic. Vetture belle nelle linee, che sapevano adattarsi alle inclinazioni ed all’uso di chi le acquistava e le viveva. Auto che erano esempi di espressionismo industriale.
(Fonte: www.ragusanews.com - 8/11/2011)

sabato 12 novembre 2011

Fiat 500: il video di Jennifer Lopez diventa lo spot ufficiale


L’unione tra il mondo americano e la Fiat 500 è sempre più forte, anche nella promozione pubblicitaria. A pochi giorni dalla partenza della nuova edizione del Salone di Los Angeles, infatti, la famosissima star pop Jennifer Lopez ha lanciato in collaborazione con la casa del Lingotto un nuovo spot, tratto dal video della canzone “Love? (Island Def Jam)” dell’album “Papi”. In questo video si vede la bellissima cantante alla guida proprio di una Fiat 500, da poco rientrata sul mercato a stelle e strisce e per molti riproposizione dell’icona della produzione automobilistica italiana oltre oceano. Lo spot sarà mandato in onda in due versioni da 30 e 60 secondi ed entrambe trasmettono lo stile “pop” che vuole assumere la city car del gruppo italiano. Si tratta di un modo per proporsi non solo a chi ha nostalgia delle vecchie auto della casa, ma anche a quel pubblico di giovani che, nelle intenzioni dell’azienda, dovrebbe sentirsi molto attratto da un veicolo come la 500. In America, infatti, il mito dell’auto italiana è ancora giustamente molto forte e sentito e la Fiat 500 risponde perfettamente alle nuove regolamentazioni sui veicoli proposte dall’amministrazione Obama. Dopo l’unione con Chrysler, il mondo americano entra ancora di più a far parte di Fiat.
(Fonte: www.motorionline.com - 5/11/2011)

venerdì 11 novembre 2011

Del Conte (Bocconi): “Fiat ha un modello di sviluppo soltanto per l’America”


«Credo che il vero interesse di Fiat, in questo momento, sia rilanciare la produzione negli U.S.A.: per farlo, ha preferito puntare sull’occupazione in America rispetto all’Italia, basti guardare Pomigliano e Mirafiori, dove si tratta di un “mantenimento” dei posti di lavoro». Ne è convinto Maurizio Del Conte, docente di Diritto del lavoro alla Bocconi di Milano, attualmente alla Richmond University, in Virginia, che in quest’intervista con Linkiesta spiega le differenze tra il contratto di lavoro siglato ieri l’altro da Chrysler e Uaw, il sindacato di categoria americano, e quelli di Fiat a Melfi, Grugliasco e Pomigliano. Secondo Del Conte, «In Italia c’è stata troppa attenzione sull’organizzazione del lavoro e poco sulla capacità di attrarre il lavoro, mentre in U.S.A. la parola d’ordine è stata jobs, jobs, jobs».
Sergio Marchionne ha siglato il nuovo contratto di lavoro con il sindacato americano della Uaw. Bonus da 3.500 dollari in due tranche, 2.100 posti di lavoro in più entro il 2015, premi da 500 dollari l’anno, di investimenti per 4,5 miliardi di dollari e aumenti complessivi per 5.700 dollari in quattro anni. Condizioni contrattuali meno premianti rispetto alle altre due sorelle, Ford e General Motors.
Il contratto Chrysler è l’ultimo dei tre, General Motors e Ford avevano già raggiunto un pre-accordo nelle ultime settimane a condizioni migliorative. L’estate scorsa, Sergio Marchionne aveva sottolineato la loro eccessiva generosità. Chrysler ha tutt’ora delle difficoltà maggiori rispetto ai concorrenti, legate all’indebitamento seguito al piano di bancarotta controllata adottato dal Governo U.S.A. nel 2008, e poi in parte anche sotto il profilo del posizionamento industriale. Le vendite di Gm e Ford sono aumentate di più rispetto a Chrysler, che in ogni caso non è andata male. Ciò ha consentito a Marchionne di tenere la barra sul punto a lui più caro, cioè non definire un tetto al contratto d’ingresso. La contropartita offerta da Fiat, in cambio, riguarda il punto più delicato anche dal punto di vista italiano, cioè l’occupazione. Aumentando l’occupazione, Marchionne ha ottenuto di ridurre il costo del lavoro rispetto a Gm e Ford.
Quali sono le principali differenze nella contrattazione americana di Fiat con quella italiana?
Fiat ha giocato sul doppio tavolo, americano ed europeo, una partita unica, bisogna tenerlo presente. Credo che il vero interesse di Fiat, in questo momento, sia rilanciare la produzione negli U.S.A. . Per farlo, ha preferito puntare sull’occupazione in America rispetto all’Italia, basti guardare Pomigliano e Mirafiori, dove si tratta di un “mantenimento” dei posti di lavoro, anche se sappiamo che Melfi e Termini Imerese saranno progressivamente abbandonati. Tuttavia, ritengo che Fiat debba mantenere una certa produzione in Italia, come presidio verso il mercato europeo. Oggi, si tratta di vedere quali siano le dimensioni di questo presidio: l’impressione è che si tenda a circoscrivere una dimensione minima che consenta alla società di far quadrare i numeri tra cuore tecnologico e produzione delle parti fondamentali dell’auto. Parte della produzione, in questa fase – come il motore della 500 o le scocche della nuova Lancia, che utilizzano la piattaforma Chrysler – sono state spostate in U.S.A. e in Messico. Una delle vittorie portate a casa dalla Uaw è stata il richiamare posti di lavoro dal Messico e da altre parti del mondo, come ha sottolineato il presidente Bob King.
Qual è stato il vero punto del contendere nella contrattazione con le sigle sindacali italiane?
In America, si è messo mano alle tasche dei lavoratori dicendo “vi paghiamo di meno”, mentre in Italia si è discusso di organizzazione del lavoro. I contratti di Pomigliano, Grugliasco e Mirafiori non toccano la paga, ma il modo di lavorare su tre turni e l’efficientamento degli impianti, considerando che per Fiat il costo non è sul lavoro, ma sull’impianto. Il mio parere è che sia stata sbagliata l’attenzione dedicata in Italia alla riduzione delle pause a 2 di 20 minuti, invece che 3 di 10 minuti, o il fatto di lavorare anche su 18 turni. Aver visto la riorganizzazione come un attentato ai diritti dei lavoratori secondo me è stato sbagliato, perché non era quello il vero problema. Il vero problema è tutt’ora l’essere capaci di attrarre lavoro. C’è una difficoltà del Paese Italia, ma una grossa parte dipende dalla volontà, in questo settore, della controparte sindacale di negoziare tra lavoro e mantenimento dello status quo. La dichiarazione di Bob King è stata molto chiara, ha parlato non a caso di «jobs, jobs, jobs». L’anno scorso Marchionne ha usato la Fiat contro Chrysler, quest’anno ha invertito la rotta. Tuttavia, la sua difficoltà maggiore, in Italia, è negoziare modelli organizzativi standard. Da questo punto di vista, va riconosciuta la scarsa trasparenza di Fiat, che non ha detto subito e inconfutabilmente quali erano i suoi obiettivi in termini di produttività e investimenti. A mio avviso, l’approccio italiano è stato attendista. Prima, si è deciso di vedere come andava a finire la partita americana. Mi auguro che, chiuso il capitolo U.S.A., Marchionne indichi quali sono gli investimenti in Italia.
La centralità dell’auto nelle relazioni industriali ha perso valore negli anni?
Da questo punto di vista, può essere sintomatica l’uscita della Fiat da Confindustria? Le relazioni industriali sono una questione molto delicata perché per legge non ci sono delle regole nel dettaglio, ma c’è la prassi. Nell’ultimo anno e mezzo, Fiat pare abbia gestito le relazioni sindacali in un modo poco lineare, perché troppo spesso sono state indicate direzioni differenti. Fiat ha tutto il diritto di uscire da Confindustria, e prima ancora di creare delle newco liberandosi della sua storia, ma ha anche il dovere di indicare un modello di gestione che vada oltre la semplice esportazione di quello americano. La deroga alla contrattazione collettiva e l’uscita da Confindustria sottintendendo, come paradigma, l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, quindi prima delle Rsu (introdotte nel 1998, Ndr) indica che manca un modello chiaro e univoco per il futuro.
(Fonte: www.linkiesta.it - 14/10/2011)

giovedì 10 novembre 2011

Fiat e Opel, divergenze parallele


Sono passati quasi due anni e mezzo da quando la Fiat di Sergio Marchionne non è riuscita a mettere le mani sulla Opel, tolta all’ultimo minuto dal tavolo delle trattative dalla casa madre Gm. Opel e Fiat hanno continuato le loro vite parallele ma sempre più divergenti, tanto per rovesciare l’ossimoro delle convergenze parallele di Aldo Moro. Lo dicono i numeri e le scelte del management. Le vendite delle Opel crescono, a dispetto della crisi dei mercati e della crisi del marchio sull’orlo della cessione (prima che dall’America arrivassero soldi freschi), perché la Opel ha continuato a investire su nuovi prodotti. Azzeccandoli tutti: dalla nuova Astra (segmento C, chiave in Europa) alla originale Meriva, fin su all’Insignia, ammiraglia che al terzo anno dal lancio continua a salire in un segmento dominato da Audi, Mercedes e Bmw. In Italia, la Opel nei primi 9 mesi dell’anno ha aumentato la quota, passando dal 6,3% del 2010 al 6,6%; in Europa, il gruppo Gm (Opel più Chevrolet) ha chiuso il primo semestre con un +1,7%. Nella top ten d’Europa, Opel ha saldamente presenti la Corsa e l’Astra. La Fiat ha scelto una strada opposta a quella dei tedeschi, rinviando i nuovi modelli e spostando gli investimenti sulla scalata alla Chrysler (operazione magistrale). Pagando però pegno sui mercati. In Italia, Fiat da sola nei primi nove mesi dell’anno è scesa di quota, passando dal 23,4% del 2010 al 20,8%; in Europa, il gruppo ha chiuso il primo semestre a -14,7%, danno ridotto dal clamoroso +48% dell’Alfa Romeo che ha compensato il -19,2% di Fiat. L’amministratore delegato Sergio Marchionne insiste nel posticipare il lancio di altri prodotti (in questo momento delle Alfa Romeo), privilegiando una strategia finanziaria (Riserve in casa per affrontare meglio la prossima recessione? Evitare di impegnarsi la Ferrari?). Ma fino a quando potrà permettersi di perdere pezzi di mercato, e probabilmente la fiducia di alcuni suoi uomini in prima linea sul mercato, per mancanza di nuovi modelli? Non è un caso che parlando di vendite, Roberto Matteucci, amministratore delegato di Opel Italia, la veda così: “La penso all’opposto di Marchionne. Un portafoglio pieno di nuovi prodotti fa passare la buriana”. Magari è po’ ottimista di questi tempi, ma almeno da due anni ha ragione lui.
(Fonte: http://blog.ilmanifesto.it/autocritica - 11/10/2011)

mercoledì 9 novembre 2011

Ferrari, vendite record e soldi in cassa


Esulta, Luca Cordero di Montezemolo, nel presentare i dati della Ferrari al consiglio di amministrazione. Il giocattolino di casa Agnelli, infatti, di cui è presidente, macina utili come una locomotiva e dimostra uno stato di grazia che la Fiat si sogna. Nessun nuovo numero è stato annunicato da Montezemolo rispetto a quanto comunicato con la trimestrale Fiat (fatturato record a 1,6 miliardi, utile ordinario di 212 milioni, cassa per 669 milioni). Eppure nel raffronto i numeri del Cavallino non cessano di stupire. Innanzitutto il debito. Ferrari ha annunciato di avere in cassa liquidità per 669 milioni di euro alimentato da un flusso di 240 milioni di euro. Un dato notevole che rende ancor più critica la situazione della Fiat i cui debiti nell'ultimo trimestre sono cresciuti inaspettatamente. A conti fatti, la Fiat, da sola, ha debiti per 4 miliardi di euro, contro i 2 miliardi della Chrysler e la posizione attiva di Ferrari. Certo la Fiat non può permettersi il lusso di consegnare le proprie vetture a una media di 310mila euro l'una, ma appare strepitoso il valore intrinseco che incorpora la Ferrari rispetto a quello deprimente della casa madre. Se venisse quotata, la casa di Maranello che vanta un utile operativo di 330 milioni di euro, potrebbe valere in Borsa almeno 3,5 miliardi di euro. Tutto il Lingotto a Piazza Affari vale solo 5,5 miliardi di euro. Valori che potrebbero incrementare, con l'apertura dei mercati asiatici e con la personalizzazione delle auto. Gli U.S.A. (inclusi Canada e CSA) con un +14,5% raggiungono le 1.436 vetture consegnate. La Grande Cina (Cina, Taiwan e Hong Kong) supera le 500 vetture raggiungendo quota 542, posizionandosi ormai stabilmente come secondo mercato mondiale per la Ferrari. Bene l'Europa con la Germania a 503 vetture (+15,1%) e la Gran Bretagna che aumenta addirittura del 21% con 384 vetture consegnate.
(Fonte: www.repubblica.it - 7/11/2011)

martedì 8 novembre 2011

Detroit Free Press: contratto Chrysler-UAW impugnato dagli operai specializzati


Appello di un gruppo di operai specializzati di Chrysler contro la decisione del sindacato Uaw di ratificare il nuovo contratto in seguito al voto contrario della maggioranza di questi dipendenti della casa U.S.A. . Lo riporta il Detroit Free Press, sottolineando che una lettera di 227 tute blu specializzate è stata inviata al board del Uaw. «Se l’appello avrà successo - spiega il quotidiano - il sindacato dovrebbe provare a ricontrattare una parte se non l’intero accordo con Chrysler». Gli specializzati della controllata Fiat sono 5mila e gli iscritti al Uaw 23mila. Quasi il 55% di questi ultimi ha votato a favore del nuovo contratto. «Ma il 55,6% dei 5mila specializzati si è espresso contro». Al centro della querelle i termini economici. Il ceo Sergio Marchionne ha detto di aver cercato di convincere il Uaw a eliminare per gradi la struttura dei compensi a due livelli: meglio pagare tutti con 22 dollari l’ora invece che 15 dollari (gli assunti più recenti) e 28 (in azienda prima del 2007). A questo punto, se il board del sindacato guidato da Bob King riconoscerà la validità dell’appello, le rimostranze saranno portate davanti al «Public review board», organismo indipendente creato dal Uaw nel 1957, e che nel 1973 si è trovato a valutare un appello dei lavoratori della rivale Ford.
(Fonte: www.freep.com - 4/11/2011)

lunedì 7 novembre 2011

Nuova Fiat Palio: foto e dati ufficiali


L'offerta della Fiat sul mercato brasiliano si rafforza con l'introduzione della nuova Palio, ovvero la seconda generazione della popolarissima berlina a cinque porte, uno dei cavalli di battaglia del marchio italiano nel Paese sudamericano, dove ne sono state piazzate oltre 2,5 milioni. La nuova Fiat Palio è più grande del modello che sostituisce e sarà venduta in tre allestimenti - Attraction, Essence e Sporting - con tre motorizzazioni e due tipi di cambio, manuale e automatico robotizzato Dualogic. Non è dato di sapere, per ora, se questo modello arriverà anche in Italia.
Sviluppo - Secondo quanto si apprende nella nota ufficiale della Casa, la seconda generazione della Palio ha richiesto complessivamente 824.000 ore di sviluppo. Durante le fasi di realizzazione sono stati utilizzati 526 prototipi, sottoposti a 61.434 test virtuali e 61.583 prove reali e sono oltre 1,7 milioni i chilometri percorsi in fase di collaudo. La nuova Fiat Palio è composta da circa 3.300 pezzi. Ricordiamo che la Fiat in Brasile è il Costruttore numero uno per numero di vetture vendute.
Il tocco della 500 - Le dimensioni della Palio seconda generazione sono aumentate rispetto al modello precedente (venduto per un certo periodo anche in Italia): la nuova cinque porte è più larga di 31 millimetri, più alta di 60 mm e più lunga di 28 mm. La misura del passo è cresciuta di oltre 4,7 centimetri. Impossibile, infine, non notare come siano stati utilizzati alcuni stilemi ereditati dalla Fiat 500, come i caratteristici baffi che incorniciano il logo Fiat sul frontale.
Motori - L'offerta dei motori si apre con l'unità propulsiva a quattro cilindri di 1.0 litri di cilindrata da 73 cavalli e 9,9 chilogrammetri di coppia massima a 3.850 giri al minuto (con alimentazione a etanolo) abbinata a un cambio manuale a cinque marce. Sempre sull'allestimento entry level Attraction è disponibile anche il 1.4 8V Flex Evo da 88 CV e 12,5 kgm di coppia a 3.500 giri. Sulle Palio Essence e Palio Sporting, invece, viene montato il 1.6 16V Flex E.torQ da 117 cavalli e 16,8 Nm a 4.500 giri, sia con trasmissione manuale sia con il robotizzato Dualogic.
(Fonte: www.quattroruote.it - 6/11/2011)

domenica 6 novembre 2011

Freemont AWD: 4x4, cambio automatico e prezzo competitivo per il crossover Fiat


La Fiat ha diffuso il nuovo listino della Freemont che include la versione a quattro ruote motrici della vettura derivata dalla Dodge Journey. Dal mese di novembre, infatti, la variante a trazione integrale della crossover a sette posti debutta nelle concessionarie del Lingotto. La Freemont 4x4 sarà disponibile con due motorizzazioni, il turbodiesel di 2.0 litri da 170 cavalli e il V6 Pentastar di 3.6 litri a benzina da 280 cavalli, entrambi abbinati al cambio automatico a sei marce di origine Chrysler. I prezzi vanno da 32.440 euro (Ipt esclusa) del duemila a gasolio nell'allestimento Urban sino ai 34.440 euro del 3.6 litri a benzina nella versione Lounge. Tra gli accessori a pagamento, la vernice metallizzata (710 euro), la vernice tristrato (1.000 euro), il tetto apribile elettrico (510 euro), il kit fumatori (35 euro), l'impianto d'allarme (260 euro) e il ruotino (110 euro).
Il listino prezzi completo (Ipt esclusa) della gamma:
Fiat Freemont 2.0 Multijet 140 CV Freemont 25.920 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV Freemont 27.430 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 140 CV Urban 27.430 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV Urban 28.940 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 140 CV Lounge 29.430 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV Lounge 30.940 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV 4x4 Aut. Urban 32.440 euro
Fiat Freemont 3.6 280 CV 4x4 Aut. Urban 32.440 euro
Fiat Freemont 2.0 Multijet 170 CV 4x4 Aut. Lounge 34.440 euro
Fiat Freemont 3.6 280 CV 4x4 Aut. Lounge 34.440 euro.
(Fonte: www.quattroruote.it - 3/11/2011)

sabato 5 novembre 2011

Lancia Thema e Voyager: porte aperte il 5 e 6 novembre


In occasione del lancio commerciale della Lancia Thema e della Voyager, le concessionarie del marchio organizzano un porte aperte per sabato 5 e domenica 6 novembre.
Thema da 41 mila euro - Disponibile in tre allestimenti (Gold, Platinum ed Executive), la Lancia Thema viene proposta con altrettante motorizzazioni: due nuovi Multijet 3.0 litri da 190 e 239 CV abbinati alla trasmissione automatica a 5 rapporti e un propulsore a benzina Pentastar V6 da 3.6 litri e 286 CV con cambio automatico a otto rapporti. Il prezzo di listino parte da 41.400 euro e arriva a 50.900 (Ipt esclusa).
Monovolume alto di gamma - La Lancia Voyager è una monovolume che raccoglie il testimone dalla Phedra. Si può scegliere tra quattro colori di carrozzeria (Brilliant Black, Carbon Grey, Silver, Stone White) e due tonalità per gli interni (Black/LT Graystone e Dark Frost Beige/Mid Beige). È disponibile nell'unico allestimento Gold con il motore diesel 2.8 litri da 163 CV oppure con un'unità a benzina 3.6 litri da 283 CV. Il prezzo di partenza è di 39.900 euro.
(Fonte: www.quattroruote.it - 4/11/2011)

venerdì 4 novembre 2011

Marchionne: Fiat al 58,5% di Chrysler entro fine anno

 
Entro la fine dell'anno la Fiat salirà di un altro 5% in Chrysler arrivando così al 58,5%. Lo ha reso noto Sergio Marchionne nel corso di una presentazione finanziaria a Londra: l'incremento è legato al terzo «perfomance event», cioè alla messa in produzione negli U.S.A. di un vettura con marchio Chrysler sviluppata su piattaforma Fiat capace di percorrere 40 miglia al gallone, 17 km con un litro di benzina. Il restante 41,5% sarà detenuto dal fondo pensionistico Veba: Fiat ha un'opzione valida da primo luglio 2012 al 30 giugno 2016 per rilevarla. E sul futuro di Fiat e Chrysler, si parla di un «un gruppo completamente integrato nelle piattaforme, nei reparti powertrain e nelle strategie produttive. Sarà un gruppo multibrand, multinazionale e multietnico».
(Fonte: http://motori.corriere.it - 2/11/2011)

giovedì 3 novembre 2011

Intervista di Sergio Marchionne a Automotive News Europe: il testo integrale


Fiat-Chrysler CEO Sergio Marchionne remains convinced that the only way for an automaker to survive in the 21st century is to get bigger and work smarter. He is logging 16-hour workdays to achieve both at the Italian-American giant. He says the integration of the automakers is at point when mistakes could have huge long-term ramifications. The 59-year-old executive explained why during an interview in his Turin office with Automotive News Europe Chief Correspondent Luca Ciferri.
Three years ago, you predicted the financial crisis would leave the world with six surviving global automakers and each would be building at least 6 million units a year. Since then, Fiat-Chrysler is the only major consolidation. What happened?
Give it time. I have not changed the sense of my prediction. Hopefully it will happen on my watch. But more important than the absolute number of cars, is the volume produced per architecture. Given the level of investment it takes to develop a mass platform, a minimum volume of at least a million vehicles is needed to achieve an adequate return. By 2014, we expect Fiat-Chrysler to reach 5.9 million units and we will have just three main architectures that drive more than 80 percent of that total volume.
You said you would run Fiat-Chrysler until 2015 or 2016. Was that a joke?
I have two obligations here. The first one is to make this run and run well. The other one is to worry about the guy who runs it after me. The GEC [Fiat-Chrysler's global executive committee] was designed as the breeding ground for my successor. It's highly unlikely that my successor will come out of anywhere but that place.
Who are your potential successors?
Most likely he will come from the GEC. But that doesn't mean all the guys on the GEC today will make it in terms of the run. More importantly, [Fiat-Chrysler] is an incomplete piece of work and I acknowledge it. It is truly not ready to be handed over to somebody else.
What is really crucial right now?
This is the most sensitive period of the nearly eight years that I have been at Fiat. I have never lived through a period with this level of complexity and this level of optionality. It is too large. It won't take long, but we need to execute on those options pretty rigorously. So I would feel very, very uncomfortable leaving in this state.
In percentage terms, where is the Fiat-Chrysler integration now?
Twenty.
If the integration pace was just 5 percent a year then you would need until 2027 to finish.
We are moving at the speed of light, this number could be 50 percent in 12 months. The speed of this thing is a lot faster because of all the time that I spent in the U.S. since 2009. It has really effectively set the stage for the integration, and these guys on the European side were already sort of waiting for it, and the Latin Americans we know well so it is easier to make the connections work now. You just need to be absolutely focused on execution of the integration.
Your plans called for a combined 4.5 million Fiat-Chrysler sales this year. Will you make it?
We will make around 2 million for Chrysler. The number for Fiat will be about 2.1 million, or just shy. I think we could possibly hit 4.2 million combined this year.
What volume do you have in mind for next year?
For Chrysler, we have announced 2.4 million and that number is unchanged. It's difficult to give a clear number for Fiat given the unpredictability of the European market, but we may be between 100,000 and 150,000 cars short of the original target [of 2.7 million units].
Why will Alfa and Jeep become Fiat-Chrysler's global brands?
With all due respect to our two corporate names [Fiat and Chrysler], we have two brands – Alfa Romeo and Jeep – that have both the DNA and the history capable of international recognition and we need to play them. We need to continue to globalize Jeep and Alfa, so the development of architectures and engines that are designed to support these two brands is crucial, and everything else becomes almost secondary.
How will you position the Alfa brand in the future?
We are going to target the U.S. market first and work our way back into Europe. It is fair to say that we are going to be selling at a price at some X-minus against the German competitors. Whatever that minus is, it's going to be an X-minus as an introductory step, not because the cars are not competitive, but because we recognize our starting position in the food chain. Hopefully that positioning will change quickly as we roll out products.
Will Fiat remain a full-line player only in Europe and Latin America and elsewhere it will play with a family of models based on the 500 minicar, like Mini is for BMW?
It is quite possible that the globalization of Fiat as a brand is going to be limited. First, the Fiat 500 is a brand within a brand and so it is capable of expansion and declination in a way that effectively doesn't have to be associated with the rest of the Fiat offering elsewhere. Secondly, we have realized that the appeal of Fiat as an international brand, given the way in which the markets have evolved, is limited. It would be very, very foolish for us to try and continue to promote Fiat as being the introductory piece of our international expansion. Jeep and Alfa are the only ones that have the right to play in that box.
In Europe and the United States the 500's extended family will include a small minivan code-named L0. Will you use 500 in the name of the car and call it the 500Plus or 500Mega?
I don't know about the names. Certainly it is going to be linked, because we designed them to, effectively, be part of a family. I also think that we need to preserve the pricing and premium-ness of the 500 family. The Punto never had the 500's DNA and it never will. We will continue to develop the 500 nomenclature beyond the 500 today, but we need to be careful that we don't abuse the 500 in that process. The over-zealousness to stick the [500] label on the next vehicle that comes out of Fiat might just kill us.
Could Fiat's small SUV become part of the 500 family?
We need to agree on terminology. There is one SUV brand in this house and that domain belongs exclusively to Jeep. Everything else is at best a CUV [crossover-utility-vehicle] and it will never, ever have the SUV capabilities of a Jeep.
Could Fiat's small CUV join the 500 family?
Undecided. The styling I have seen so far is capable of that, but my instinctive reaction is that we will deviate from the 500 structure and go back to a traditional Fiat nomenclature. Therefore, it will be limited to Europe.
Could you elaborate on the architecture for the Alfa Romeo, Fiat and Jeep brand models to be built in your Mirafiori plant?
It is an evolution of the Small Wide architecture we created for building the L0s in Serbia. Small Wide has been U.S. compliant since day one. The Mirafiori evolution is providing a level of modularity that gives a phenomenal range of applications, from a classic B-segment [model] to the lower limit of the C-segment. It is also all-wheel- drive capable, but this does not mean that all vehicles built in Mirafiori will be awd. In addition, this architecture now can accommodate American powertrains, which was our big stumbling block. In 2013, Chrysler will introduce a nine-speed front-wheel-drive automatic transmission. We updated Small Wide to house this new nine-speed together with American-sized four-cylinder gasoline engines, which also will be made in Europe. Thus the updated architecture is now able to carry the complete range of powertrains, both from Europe and the U.S.
Could Mirafiori build a larger model to replace the Jeep Patriot and Compass?
It is an option.
If Mirafiori builds the abovementioned Jeep, could it also make a similar-sized Alfa CUV?
No. There will be only one Alfa nameplate coming out of Mirafiori [a subcompact-sized five-door model bound for the U.S.]. We have a solution to the Alfa CUV because the Jeep Liberty/Cherokee replacement in the U.S. is fully industrialized and the plant also has room for Alfa.
When will it be possible for other Fiat-Chrysler plants to make cars using the Small Wide architecture?
It is perfect for the new plant we are building in Pernambuco, Brazil. Over time, it will also underpin our future models built in India. These developments are not inconsequential, because they effectively link a variety of plants and developments, which ultimately will get us to this magic number of more than a million vehicles per architecture.
The Lancia Musa small minivan is quite successful. Will there be a replacement coming out for it from the Fiat L0?
Not now, because the L0 visually links with the [Fiat] 500. That styling wouldn't be fitting for Lancia. Nevertheless, it would be possible to also have a Musa replacement off the new architecture that we are installing in Mirafiori.
Will Lancia add a sedan variant to join the cabriolet version of the new Flavia?
Not until I can find a miraculous way to install a diesel engine into the sedan without spending money.
Will Lancia's lineup in Europe feature rebadged versions of all future North America-built Chrysler models?
I certainly will look at Europe as a potential market for anything we make in the U.S., but we need to be clear: We can't just keep on dumping products into Europe on the assumption that American conditions will govern.
What about in China?
We are going into production next summer with a hugely revised Fiat version of a new Dodge compact sedan. We are importing the 500 from Mexico and next year will add the Freemont.
And Russia?
The original plan was to go into Russia with the Fiat brand. I am not sure this is true anymore. More than likely, Jeep will lead the introduction into Russia.
Only Jeep, or also Alfa?
Jeep first, Alfa second. It's highly unlikely that Fiat [brand] will be brought in except for the 500 as an import in the brand-within-the-brand strategy discussed before.
Fiat's share price has halved since the beginning of the year. Why?
Everybody has been whacked. We have been whacked by an additional amount. I don't know whether it is because we are Italian or otherwise.
Fiat owns 90 percent of Ferrari and has always said it would never have less than 51 percent of the supercar maker. Is the extra 39 percent a parachute that could come in handy in the event of another crisis?
It's a parachute. I think we know that it exists.
Renault's market capitalization is below the value of its 44 percent stake in Nissan. You once said Ferrari could be worth 5 billion euros and today the share is nearing Fiat's market capitalization as whole. What is happening?
Financial markets are very volatile lately, so you should adjust such assumptions on a daily basis, but even 6 billion euros for Ferrari is not an outrageous number.
Everything you do in Italy and for Italy seems to receive more criticism than praise. Why?
I have asked myself that question a number of times, and I am sufficiently clinical on the analysis as to whether the issue is between me and Italy or whether it is between Fiat and Italy. I think that something was never made right in terms of the history between Fiat and Italy. I may not have helped, but the history is not a good history.
Why isn't the history good?
Fiat undoubtedly played an incredibly relevant role in the way that Italy developed, but there is a level of suspicion about Fiat in Italy that I think is totally unjustified. And it certainly doesn't reflect what has been done in the last eight years since I have been here. I pass no judgment on what happened prior, simply because I don't know. And whatever I know is incomplete and therefore inaccurate.
Do you think the treatment Fiat is receiving lately in Italy is unfair?
I think what is very unfair is the continuous dragging of alleged benefits that Fiat received in its history as a reminder of a debt or obligation that this house has toward Italy. That is like being reminded of the fact that your father owed money to everybody. And after your father passed away and you have settled all his debts, a number of people come back and remind you that they helped your father 50, 100 years ago. First of all, you sit back and you look at them, because that was 50 or 100 years ago. Secondly, that guy is dead. Thirdly, people forget that this company was almost dead in 2004. We survived the event - we are still here - on our own strength. I am not sure this fact made everybody happy - for whatever crazy reason.
(Fonte: http://europe.autonews.com - 1/11/2011)