domenica 30 novembre 2014

Ferrari: Maurizio Arrivabene nuovo Team Principal in Formula 1


“Abbiamo deciso di nominare Maurizio Arrivabene perché in questo momento storico della Scuderia e della F1 abbiamo bisogno di una persona che conosca a fondo non solo la Ferrari, ma anche i meccanismi di governance e i bisogni di questo sport". Così Sergio Marchionne, presidente della Ferrari e amministratore delegato della controllante Fiat Chrysler Automobiles, ha commentato la nomina del nuovo direttore generale della Gestione sportiva della casa di Maranello e Team Principal della scuderia in sostituzione di Marco Mattiacci. Arrivabene proviene da Philip Morris, dove è entrato nel 1997 dopo una carriera ventennale in Italia e all'estero dedicata al marketing e alle attività promozionali. In Philip Morris Arrivabene ha ricoperto diversi incarichi con crescenti responsabilità fino a diventare nel 2007 vice president of Marlboro Global Communication & Promotions for Philip Morris International e nel 2011 vice President Consumer Channel Strategy and Event Marketing. Dal 2012 è membro indipendente del board di Juventus F.C.
(Fonte: www.italiaoggi.it - 24/11/2014)

sabato 29 novembre 2014

Dante Giacosa come Steve Jobs, ma quanti sanno chi è?


"Dante Giacosa, come Steve Jobs, era incontenibile». Presentando l’ultimo libro di Riccardo Ruggeri, “Fiat, una storia d’amore (finita)”, ho potuto scoprire un altro pezzo forte del Pantheon dei grandi italiani del '900. Non i senza mestiere laureati in sociologia, comunicazione o scienze politiche ai quali l’Italia regala ruoli direttivi, vitalizi con le tasse altrui e ai quali, perfino, intitola strade e piazze. L’ingegner Giacosa appartiene al gruppo di persone scelte dal destino per migliorare la qualità della vita collettiva e per accrescere il benessere comune. Inventò la Topolino a soli 26 anni, poi disegnò macchine rivoluzionarie come la 600 e la 500. Ancora oggi parte importante del valore del brand Fiat (FCA) e del fatturato dipendono dai modelli creati dallo Steve Jobs italiano nel primo dopoguerra. Negli ultimi due secoli gran parte, se non la totalità, del nostro progresso è da attribuire alle invenzioni, di vario genere, degli ingegneri e dei tecnici. Sono loro, non la politica con i suoi fallimenti a ripetizione nel deliverare quanto promesso, che ci hanno garantito una vita migliore. Giacosa è stato l’idealtipo del grande ingegnere-inventore italiano del Novecento anche se, fatto tipico dei Paesi che non hanno valori veri, è praticamente sconosciuto ai più. Della storia degli ingegneri di Olivetti si è scritto molto, quella dei tecnici della Fiat è rimasta più nascosta. Eppure hanno inventato il motore common rail durante gli anni più bui della società ed hanno perfino permesso, grazie ai brevetti realizzati, a Sergio Marchionne di comprare Chrysler a costo zero conferendo il valore della tecnologia nel deal. Ruggeri rende il giusto onore alla grande squadra di ingegneri della Fiat che hanno dato all’Italia la più grande industria manifatturiera della storia. In un qualsiasi Paese civile e progredito Giacosa sarebbe da anni raccontato nelle scuole e fatto conoscere nelle università. Sarebbe un esempio cristallino di “role model”, per dirla con Robert K. Merton. Uno come Jobs che deve essere promosso e fatto conoscere perché così ispirerà tanti giovani a diventare come lui. E' l’unico modo per avere il progresso a costo zero, cioè tante esternalità positive per l’intera società e tanti nuovi casi di successo imprenditoriale da offrire ai giovani come campioni da emulare e battere. Gli ingegneri italiani sono e sono stati formidabili perché hanno una flessibilità culturale che agli altri non appartiene. Credo dipenda dalla peculiare e secolare storia che li ha preceduti. Una miniera, una delle tante, fatta marcire da un Paese incapace di classificare correttamente i valori veri.
(Fonte: www.corrierecomunicazioni.it - 17/11/2014)

venerdì 28 novembre 2014

Jeep, meglio squadrate o tondeggianti?


Jeep scalda il cuore di Marchionne, l’unico brand che ci riesce davvero insieme a Maserati, due marchi dalle vendite che volano nel mondo. Ma se per Maserati il design ha imboccato una scelta netta, per Jeep qualcosa non quadra. Non è chiaro dove sta andando il marchio: segue forme boxy tipiche o cede alla moda dell’arrotondato, dello smussato, dell’aria che tira? L’altro giorno ho guidato una Renegade costruita a Melfi. Non mi era piaciuta al Salone di Ginevra, ci ho ripensato vedendola per strada, mi ha poi convinto nella risposta complessiva per prestazioni e vita a bordo. Un dirigente del gruppo che l’aveva vista in fase di prototipo mi aveva raccontato che la Renegade sembrava “una piccola Wrangler” e, facendo il giornalista, l’avevo scritto in largo anticipo su Repubblica. Tutto vero: alta, squadrata, davanti è Wrangler ma anche antica Renegade e Willys 1941. Un mix moderno di storia, tradizione, marketing. Forse sarebbe stato grave tradire il marchio con la prima Jeep a essere prodotta fuori dall’America. Ma fin qui, se piace è solo una questione di gusti. Mesi fa sono stato invitato alla presentazione della nuova Jeep Cherokee e mi aveva colpito non perché fosse brutta, ma perché non originale o fedele al mio immaginario Jeep. Le sue forme più sinuose mi avevano fatto pensare subito ad altri modelli esistenti (tipo Hyundai ix35). Insomma: da che parte sta la nuova Jeep di Marchionne? Un piede (una matita) in due scarpe? Anche la strategia prezzi in Europa apparentemente va su due binari. La Renegade viene mandata a competere con mostri di vendita come Mini Countryman, costando meno (circa 3000 euro per le versioni intermedie). La Cherokee è stata invece mandata allo sbaraglio a un prezzo da premium come una Audi Q5 e una Bmw X3. Dite la verità, cosa comprereste con gli stessi soldi fra queste tre?
(Fonte: www.carblogger.it - 4/11/2014)

giovedì 27 novembre 2014

Ferrari: nuovo accordo di ricerca con l'Università di Modena e Reggio Emilia


E’ stato firmato l’accordo quadro che disciplina le attività di ricerca e didattiche realizzate dalla Ferrari e dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. L’accordo di fatto disciplina attività già avviate da tempo e apre nuovi tavoli di lavoro. Infatti a fianco dei due storici gruppi di ricerca, il Laboratorio Mille Chili, dedicato allo studio dei pesi e dei materiali dei telai, e il Laboratorio Rosso, che si concentra sui motori, verrà aperto un nuovo gruppo che si occuperà di interfaccia uomo-macchina e che ha lo scopo di allargare il campo di indagine avvalendosi anche della collaborazione dei dipartimenti di Biologia e Medicina. A siglare l’accordo sono stati il Magnifico rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia professor Angelo Oreste Andrisano e l’Amministratore Delegato della Ferrari Amedeo Felisa che ha commentato: “Per noi la collaborazione con l’Università è un elemento chiave nella nostra attività di ricerca e sviluppo; non solo ci permette di entrare in contatto con i giovani laureati di talento ma, soprattutto, ci consente di portare avanti progetti di innovazione che sono per noi fondamentali. Ben venga questo terzo gruppo di lavoro su un argomento che ha un interesse crescente nel mondo dell’automotive e che richiede un approccio multidisciplinare”. “Questa convenzione con Ferrari S.p.A. – commenta il Rettore Andrisano – pone il suggello e rende strategico un lungo rapporto di collaborazione che l’Ingegneria di Modena intrattiene con la casa automobilistica di Maranello. Un rapporto che è parso naturale fin dalla nascita 25 anni fa della allora Facoltà di Ingegneria di Modena, che ebbe proprio in Enzo Ferrari uno dei più convinti sostenitori. Col nuovo accordo quadro si amplia e si struttura il campo della collaborazione definendo una partenership che muove da finalità legate a progetti di ricerca e innovazione per giungere a progetti di didattica. L’intento è quello di rafforzare il contributo tecnologico e umano che l’Ateneo può dare a un’impresa simbolo a livello internazionale, concorrendo a mantenerne alto il prestigio”.
(Fonte: www.auto.it - 19/11/2014)

mercoledì 26 novembre 2014

Così Volkswagen "studia" il caso FCA


Dalla Germania si guarda con particolare interesse alle prossime mosse della «nuova» Fiat Chrysler Automobiles (FCA) di Sergio Marchionne. La cosa è comprensibile se si pensa che ancora a metà luglio il patriarca della Volkswagen, Ferdinand Piech, aveva compiuto un ultimo tentativo per impadronirsi di Fiat e se fosse stato possibile di Chrysler, precedentemente sfuggita al suo diretto concorrente Daimler. Se il colpo gli fosse riuscito, Piech avrebbe posto fine alla lunga marcia intrapresa dalla VW per divenire entro il 2018 il numero uno a livello mondiale. Gli è invece andata male («Posso ancora aspettare», sembra sia stato il suo commento) e per il momento Piech dovrà occuparsi della radicale dieta prescritta dall'a.d. Martin Winterkorn a una Volkswagen cresciuta molto in fretta e ora alle prese con margini di guadagno esegui e costi di produzione elevati. E' una coincidenza che anche Marchionne, completata la fusione con Chrysler, abbia annunciato di voler ritirarsi proprio nel 2018? Probabilmente no. Secondo Winterkorn, il settore dell'auto è alla vigilia di uno dei più grandi cambiamenti che si siano mai verificati nella storia. Marchionne afferma che la strategia di sviluppo di FCA non è molto diversa da quella di Volkswagen. E' quella, cioè, di un gruppo con un segmento «premium» - Alfa, Maserati e Jeep - in grado di assicurare quei margini di guadagno a due cifre percentuali che i modelli di massa Fiat e Chrysler non potranno mai dare. Con la differenza che, rispetto a un gruppo VW già presente livello globale, Fiat negli ultimi anni ha dovuto concentrarsi sull'acquisizione di Chrysler. Uno dei compiti di Marchionne sarà quindi ora quello di trovare per FCA un forte partner in Asia altrimenti, al contrario del gruppo Volkswagen, Fiat e Chrysler rischierebbero di restare prevalentemente due marche regionali. Il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, in un recente articolo intitolato «Mamma mia, here we jeep again» promuove per la prima volta la fusione Fiat-Chrysler, definendola «un matrimonio felicemente riuscito» soprattutto per quanto riguarda Jeep, che sta andando bene sia sul particolarmente esigente mercato tedesco sia negli altri Paesi. Il successo dovrebbe estendersi dal prossimo anno anche ad Alfa Romeo, una marca che fino a una decina di anni ha avuto un grandissimo prestigio tra gli appassionati dell'auto premium in Germania e di cui lentamente ci si sta ora ricordando. Tutti i concessionari tedeschi con cui abbiamo avuto modo di parlare nelle varie regioni della Germania hanno espresso la convinzione che, dopo la fusione Fiat-Chrysler, un rinascimento sul mercato tedesco di Alfa Romeo è ancora del tutto possibile. Come a suo tempo accadde a Porsche, che fu salvata in extremis dal fallimento da Wendelin Wiedeking, un coraggioso manager che seppe guardare lontano.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 17/11/2014)

martedì 25 novembre 2014

Fiat 500X (2): il listino prezzi per l'Italia


Sono ufficialmente partiti gli ordini per la nuova Fiat 500X, la crossover italiana costruita nel rinnovato stabilimento di Melfi. Il listino prezzi parte dai 17.500 Euro dell'allestimento Pop 1.6 E-torQ da 110 CV a due ruote motrici e tocca quota 30.650 Euro con la Cross Plus 2.0 Multijet da 140 CV a trazione integrale. Nel periodo di lancio, inoltre, saranno offerte due serie speciali, la Opening Edition e la Web Edition, caratterizzate da una dotazione di accessori piuttosto conveniente.
Il ventaglio dell'offerta - La gamma si articola su due look, City e off-road, e cinque livelli di allestimento: Pop, Popstar, Lounge per il look City e Cross e Cross Plus per il look off-road. Questi ultimi due allestimenti possono essere abbinati alla trazione anteriore con Traction+ oppure alla trazione integrale e al cambio automatico a nove marce (solo sulla 2.0 Mjet 140 CV), mentre tutti gli altri sono proposti con la sola trazione anteriore e cambio manuale. Quattro, in tutto, i motori: a benzina 1.6 da 110 CV e 1.4 Multiair da 140 CV e a gasolio 1.6 Mjet da 120 CV e 2.0 Mjet da 140 CV.
Opening Edition - Le versioni abbinate all'edizione di lancio sono tre: la 1.4 Multiair da 140 CV, la 1.6 Mjet da 120 CV e la 2.0 Mjet da 140 CV. Per le prime due, che costano rispettivamente 21.900 e 22.750 Euro, l'allestimento comprende la vernice pastello extraserie, i cerchi di lega da 18 pollici, il climatizzatore automatico bi-zona, i cristalli posteriori oscurati, il Pack Safety (Lane Assist, Blind Spot Assist, Brake Control e telecamera posteriore), il Pack Comfort (apertura porte e avviamento motore senza chiave, sedile guida con regolazione lombare elettrica, appoggiabraccio anteriore) e il badge Opening Edition. Il cosiddetto vantaggio cliente, cioè l'importo complessivo degli accessori offerti nel prezzo base, è di 2.500 Euro. La 500X 2.0 Mjet 140 Opening Edition, invece, monta di serie accessori per 3.500 Euro, ovvero la vernice tri-strato, i sedili di pelle, i comandi del cambio al volante, il terzo poggiatesta posteriore, il Pack Navi (Uconnect Radio 3D Nav con schermo da 6,5" DAB touchscreen, secondo ingresso USB nel bracciolo anteriore), il Pack Visibility (sensori pioggia e crepuscolari, specchio interno elettrocromatico, specchietti esterni ripiegabili elettricamente) e ovviamente il badge Opening Edition. Tutto al prezzo di 30.650 Euro.
Web Edition - La Fiat 500X Web Edition si basa sulla 1.6 E-torQ 110CV 4x2 Popstar da 20.000 Euro con l'aggiunta dei cerchi di lega da 17" bicolore diamantati e delle calotte degli specchi retrovisori esterni nere, ma viene proposta al prezzo di 17.250 Euro, con un vantaggio cliente complessivo di 3.150 Euro.
Tutti i prezzi della nuova Fiat 500X
1.6 E-TORQ 110CV 4x2 POP: 17.500 Euro
1.6 E-TORQ 110CV 4x2 POPSTAR: 20.000 Euro 1.4 MAir 140CV 4x2 POPSTAR: 21.900 Euro
1.4 MAir 140CV 4x2 LOUNGE: 24.400 Euro
1.4 MAir 140CV 4x2 CROSS: 22.900 Euro
1.4 MAir 140CV 4x2 CROSS PLUS: 25.400 Euro
1.6 Mjet 120CV 4x2 POPSTAR: 22.750 Euro
1.6 Mjet 120CV 4x2 LOUNGE: 25.250 Euro
1.6 Mjet 120CV CROSS: 23.750 Euro
1.6 Mjet 120CV CROSS PLUS: 26.250 Euro
2.0 Mjet 140CV AT9 4x4 CROSS: 28.150 Euro
2.0 Mjet 140CV AT9 4x4 CROSS PLUS: 30.650 Euro
(Fonte: www.quattroruote.it - 21/11/2014)

lunedì 24 novembre 2014

Fiat 500X (1): il Tour "The Power of X"


La nuova Fiat 500X sarà protagonista di una serie di eventi che ne anticiperanno il lancio commerciale con il Tour "The Power of X". Da lunedì 24 la nuova crossover compatta sarà presentata negli principali piazze italiane e nelle concessionarie in Sardegna, Marche, Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, seguendo il calendario pubblicato nello spazio web ufficiale (https://500x.fiat500.com/it-IT/), dove sono già stati inseriti i dettagli dell'intera gamma benzina e diesel e le offerte delle versioni Web Edition (a partire da 17.250 euro) e Opening Edition (a partire da 21.900 euro). Il Tour si concluderà il 31 gennaio 2015, mentre è fissato per febbraio il porte aperte in tutte le concessionarie italiane. Nel corso degli eventi esclusivi i clienti potranno vedere dal vivo la 500X, ma anche provare l'esperienza virtuale del sistema Oculus Rift, per scoprire ogni dettaglio della crossover. La 500X sarà proposta in Italia nelle versioni benzina 1.4 Turbo MultiAir II 140 CV e 1.6 E-torQ 110 CV e nelle varianti diesel 1.6 MultiJet II 120 CV e 2.0 MultiJet II 140 CV. In base agli allestimenti saranno proposti allestimenti a trazione anteriore, anche con Traction Plus, oppure a trazione integrale, con cambi manuali a cinque e sei marce e l'automatico a nove marce.
(Fonte: www.quattroruote.it - 20/11/2014)

domenica 23 novembre 2014

Detrarre dalle tasse l’acquisto dell’auto, proposta Unrae per rilanciare il mercato


In Italia non si comprano più auto, men che meno auto nuove: per ognuna che viene immatricolata per la prima volta, quasi 3 sono quelle di seconda o terza mano che cambiano proprietario. Segno, secondo l’Unrae (che raggruppa i costruttori stranieri operanti nel nostro paese), che la voglia o la necessità di cambiare macchina negli italiani ci sono ancora. Quel che non c’è, invece, sono i soldi per farlo. Da qui l’idea dell’associazione, annunciata in una conferenza stampa a Milano: permettere anche ai privati di detrarre dalle tasse parte del costo dell’acquisto di una macchina nuova, sino a 2.000 euro in 4 anni, solo se con emissioni inquinanti sotto i 120 g/km di CO2 e solo sse comprata rottamando contemporaneamente una vecchia Euro 0, 1 o 2. Una buona idea, che però, come ha ammesso il presidente, Massimo Nordio, “non siamo risusciti a far inserire nello Sblocca Italia o nella Legge di Stabilità”. I costruttori non hanno però intenzione di mollare, anche perché “investendo 64 milioni di euro, pari per esempio al 5 per 1000 di quanto dato nel 2013 per le ristrutturazioni degli immobili, in 4 anni lo Stato tornerebbe in attivo di circa 20 milioni, grazie al maggior gettito Iva” generato dalle nuove immatricolazioni. Sì, perché secondo le stime dell’Unrae questa iniziativa porterebbe a vendere 100mila vetture nuove solo nel primo anno, con conseguenti benefici non soltanto dal punto di vista economico (più lavoro per concessionarie e officine), ma anche da quello ambientale, con un ringiovanimento del parco circolante italiano, che resta fra i più vecchi d’Europa. Per sostenere la sua tesi, l’Unrae si è appoggiata a una ricerca condotta dal Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), il cui presidente, Giuseppe De Rita, ha usato una metafora tanto semplice quanto efficace per descrivere la condizione in cui si trova oggi (anche) il mercato dell’auto: “È la deflazione, come un muro di gomma quasi impossibile da sfondare”, perché “respinge ogni tentativo di sconfiggerla, e porta le persone a ripetersi il mantra: ‘intanto ce la faccio, intanto resisto, intanto io reggo'”. In deflazione, ha proseguito De Rita, “tutto resta com’è”, nel bene e nel male, e se è vero che i prezzi dei beni non salgono, lo stesso fanno i consumi: non si spende per paura, perché non si sa che cosa riserva il futuro. Soprattutto, non si spende per un bene per cui bisogna poi spendere ancora per la gestione quotidiana, come appunto l’automobile: in media, una polizza Rc costa in Italia oltre 500 euro l’anno (contro una media europea di 250), per non parlare del prezzo dei carburanti, sempre altissimo, che pesa per il 50% dei costi di manutenzione di una macchina (era il 40 meno di 15 anni fa), con il settore che nel complesso paga oltre 70 miliardi di tasse l’anno (dato 2013), subendo una pressione fiscale pari al 16,5% di quella di tutto il paese. E visto che da noi le alternative alla mobilità privata sono oggettivamente carenti, gli italiani hanno difficoltà a rinunciare all’auto e si trovano a viaggiare quotidianamente su vetture vecchie, poco sicure e molto inquinanti. Con ulteriori costi indiretti per la società e l’ambiente. Il tutto in un’epoca in cui il numero di pendolari, e quindi di persone che hanno bisogno di utilizzare mezzi di trasporto con continuità, cresce in maniera esponenziale, complice l’espansione dei centri urbani. Tutte osservazioni di buon senso, in effetti, da cui consegue quasi naturalmente la domanda (retorica) con cui l’Unrae sta promuovendo la sua iniziativa a livello politico: viste tutte queste premesse, “perché non farlo? ”.
(Fonte: www.ilfattoquotidiano.it - 20/11/2014)

sabato 22 novembre 2014

Melfi: sindacati e FCA si giocano il futuro


Sembra passato un secolo dall’arrivo dell’avvocato Gianni Agnelli nel profondo Sud, in Basilicata. C’era Giulio Andreotti al governo, nel 1990, quando si decise di sciogliere ogni dubbio per dare il via all’investimento su Melfi. “Fu annunciato – ricorda il segretario regionale della Fismic, Antonio Zenga – che nel prato verde di San Nicola di Melfi, in una zona a vocazione agricola priva di impianti industriali, sarebbe nato uno degli insediamenti più importanti della Fiat. Lo stabilimento Sata fu costruito tra il 1991 e il 1993, con un investimento complessivo di 6,6 miliardi di lire, quasi la metà fu coperto da sovvenzioni statali”. In poco più di 20 anni sono successe molte cose alla fabbrica italiana perno dell’industria automobilistica nazionale. Dal fallimento sfiorato sino all’arrivo del manager in maglione blu, Sergio Marchionne. Proprio l’uomo dello storico annuncio per questa terra avida di lavoro, simbolo di un Mezzogiorno combattivo seppur perennemente in ritardo nelle infrastrutture: “Investiremo oltre un miliardo di euro” per produrre il piccolo Suv Jeep. Con lui, il 20 dicembre 2012, il presidente John Elkann confermò le potenzialità a regime dell’impianto: 1600 auto al giorno. Numeri da primi della classe a livello mondiale. E' questo il “crocevia” di FCA (Fiat Chrysler Automobiles), nata a settembre scorso con la comunione d’intenti tra Fiat e Chrysler, e che stravolgerà la logica produttiva e le relazioni sindacali. Melfi non sarà più confinata in una landa sperduta del profondo Sud, ma spingerà sul motore della produttività guardando costantemente oltre i confini continentali: per la prima volta lo stesso modello verrà realizzato in Italia, Cina e Brasile. Solo così si può arrivare a tre miliardi di consumatori, dall’America all’Indonesia. Lo sa bene Pietro De Biasi, responsabile delle relazioni industriali FCA: “Stiamo portando avanti investimenti qualitativi, non quantitativi – ha spiegato durante il congresso organizzato dalla Fismic -, arriveremo così ad una vera e propria riqualificazione del lavoro, che passerà dal superamento della parcellizzazione tra le prestazioni intellettuali e quelle manuali. Con lo stabilimento modello di Pomigliano, Melfi sarà il riferimento del Mezzogiorno produttivo d’Italia”.
“Se non vinciamo la sfida con la Fiom questo Paese non ha futuro” - “Siamo stati i primi a credere nell’accordo di Pomigliano. La via era quella dell’aumento della produttività del lavoro. Se non vinciamo questa sfida contro la FIOM questo paese non ha futuro, i nostri giovani non avranno lavoro”. Ne è convinto il segretario nazionale Roberto Di Maulo, “renziano” della prima ora: “Il premier Matteo Renzi sin dall’inizio ha intuito il cambiamento epocale dei rapporti tra le parti, governo-impresa-sindacati. Non possiamo arenarci su logiche vecchie di oltre 40 anni...”, ha precisato. A livello locale il faro resta l’accordo ACM per il comparto auto di Melfi: “Con questa intesa, che ha dato garanzie occupazionali agli stabilimenti Fiat e all’indotto, abbiamo allargato le maglie a Confindustria, favorendo così l’estensione di accordi del genere in tutte le aziende della Basilicata e, perché no?, in tutto il territorio nazionale”. Viene citato spesso Renzi: “Ha detto di stare dalla parte di Marchionne, con un totale accordo che non era mai giunto alla politica italiana in direzione del vertice FCA”. Qualche giorno fa, precisano, il premier “ha giustamente dichiarato: ‘I sindacati trattano con gli imprenditori, il Governo non deve chiedere il permesso. Le leggi il Governo non le scrive trattando con i sindacati’. Bene, è il momento che in Italia ognuno torni a fare il suo mestiere...”. Spetta a Di Maulo l’ennesimo attacco alle scelte della Fiom: “Se non vinciamo la sfida, il Paese non a futuro ed i giovani non avranno lavoro. Fior di economisti sostengono che solo l’aumento della produttività potrà far crescere il Pil, uno dei veri problemi dell’Italia ferma da troppo tempo, perché non riusciamo a comprenderlo?”. Dello stesso avviso il sottosegretario al Lavoro Massimo Cassano: “Atteggiamento di questo governo verso i sindacati è cambiato notevolmente: il sindacato deve fare il suo mestiere, noi dobbiamo fare altro. FCA ha fatto investimenti importanti, adesso bisogna creare condizioni favorevoli per lo sviluppo, soprattutto dal punto di vista infrastrutturale”.
Infrastrutture, maledette infrastrutture - Mentre si pianifica una politica industriale di respiro mondiale, a Melfi mancano strade, ferrovie ed un aeroporto di riferimento. Quest’ultimo si può facilmente individuare nel “Gino Lisa”, così come confermato da Cassano: “L’aeroporto di Foggia è importante per favorire lo sviluppo, anche di questo territorio. La Puglia è lunga più di 400 chilometri, come si può pensare di coprirla tutta con due soli aeroporti? Ecco perché Foggia può essere strategica anche per dare opportunità alla Basilicata. Attendere anni per una autorizzazione non è da Paesi civili...”. Non è da "Paesi civili" percorrere, con il treno, 120 chilometri in oltre 2 ore e 20. “Assieme agli investimenti servono le infrastrutture - spiega Pasquale Cataneo, consigliere comunale di Foggia che ha sostituito Landella nel convegno -, per favorire il lavoro di 1000 foggiani che ogni giorno raggiungono Melfi. Sulla mobilità la Puglia non ha investito un solo euro. Serve la cooperazione tra le Regioni anche in ottica della prossima programmazione europea dei fondi strutturali. Il Comune di Foggia - conclude - per questo è disponibile a collaborare per la costituzione di una cabina di regia per le infrastrutture decisive per lo sviluppo”.
(Fonte: www.immediato.net - 8/11/2014)

venerdì 21 novembre 2014

FCA e Politecnico di Torino: la storia continua


Firmato il nuovo accordo di cooperazione tra Fiat Chrysler Automobiles e il Politecnico di Torino. Si tratta di un protocollo d’intesa, sottoscritto dal Presidente di FCA John Elkann e dal Rettore del Politecnico Marco Gilli, che rinnova per la terza volta i progetti di collaborazione che erano stati avviati nel 1999 e successivamente estesi nel 2010. L’accordo, prolungato fino al 2018, riguarda soprattutto il Corso di Laurea di Ingegneria dell’Autoveicolo, oltre che alcune attività di ricerca di interesse comune e prevede un impegno da parte di FCA per un ammontare totale di 7,4 milioni di euro, pari a 1,85 milioni di euro all’anno, comprensivo di contributi finanziari e in natura (didattica, servizi, ecc.). In occasione del rinnovo dell’accordo, il Comitato paritetico FCA-Politecnico che coordina le attività previste dal protocollo d’intesa ha presentato una sintesi dei risultati conseguiti nel corso del periodo 2010-2014: su 621 studenti immatricolati (metà dei quali di nazionalità non italiana), 402 hanno conseguito la Laurea Magistrale, di cui 16 la doppia Laurea istituita in collaborazione con l’università canadese di Windsor. Il 25% dell’attività didattica è stata erogata da manager e professionisti di FCA, che hanno anche collaborato a numerosi programmi di ricerca congiunti, oltre che workshop, programmi didattici estivi e proposte elaborate dagli studenti del corso. Positivo il bilancio sulla ricaduta occupazionale di questo percorso formativo: ad un anno dalla Laurea risulta occupato il 96% circa dei neolaureati, prevalentemente nel settore industriale (nell’86,4% dei casi), mentre i rimanenti hanno trovato lavoro nell’ambito dei servizi.
(Fonte: www.repubblica.it - 12/11/2014)

giovedì 20 novembre 2014

Fiat 500 e 500L: presentate a Miami le nuove Ribelle e Urbana Trekking


Le nuove Fiat 500 Ribelle e 500L Urbana Trekking hanno fatto il loro debutto in questi giorni al Salone di Miami (7-16 novembre).
Fiat 500 Ribelle - Prodotta in serie limitata, è basata sull'allestimento Pop ed è caratterizzata dalla verniciatura rossa di tetto, spoiler, calotte specchietti e dell'anello centrale dei cerchi di lega, mentre i gruppi ottici sono oscurati. La carrozzeria sarà disponibile nelle tinte Bianco, Billet Argento, Grigio e Nero Puro, con interni bicolore grigio-nero o grigio-rosso.
Fiat 500L Urbana Trekking - Riconoscibile per le finiture Nero opaco e satinate, estese anche ai cerchi di lega da 17 pollici, nell'abitacolo è dotata di volante in pelle, fondi personalizzati della strumentazione e impianto Beats Audio con subwoofer e sei diffusori. I clienti potranno scegliere tra le tinte esterne Verde Bosco perlato, Rosso perlato, Giallo, Bianco, Grigio Scuro e Blu Tornado, mentre al Salone è stata esposta un'esclusiva versione Grigio Chiaro opaco con tetto nero opaco, non disponibile in realtà nelle concessionarie. Il Salone di Miami è stato l'occasione per introdurre anche sulle 500 americane la nuova strumentazione digitale con schermi da 7 pollici, già offerto in Europa, e per proporre i nuovi modelli con cambio automatico di 500 Abarth e 500L.
(Fonte: www.quattroruote.it - 10/11/2014)

mercoledì 19 novembre 2014

Alfredo Altavilla a tutto campo su FCA


Quando, a conclusione degli studi di Economia alla Cattolica di Milano, presentò la tesi di laurea con il titolo «Il modello del ciclo di vita applicato al settore automobilistico: il caso Uno», mai avrebbe pensato, probabilmente, di arrivare a far parte del Gec, il direttorio creato da Sergio Marchionne, e dei cda di Chrysler nonché della Casa automobilistica più prestigiosa al mondo, la Ferrari. In realtà il tarantino Alfredo Altavilla, 51 anni, in Fiat dal 1990, ha via via guadagnato posizioni nel gruppo assumendo incarichi di vertice (Fiat Powertrain Technologies, Iveco) per approdare, ultimamente, alla guida del mercato Emea (Europa, Nord Africa e Medio Oriente) di Fiat-Chrysler. Un incarico non facile, vista la crisi del settore e le perdite accumulate dal gruppo. Lo abbiamo intervistato al lancio della nuova Fiat 500X.
E così anche Fiat dirà  la sua nel segmento dei Suv compatti.
«La 500X è forse la macchina più attesa di tutta la gamma, che davvero può cambiare il nostro posizionamento sul mercato, mettendoci in contatto con quella fascia di clienti che oggi non aveva alternative del genere nel nostro portafoglio prodotti».
500X e Jeep Renegade entrambe prodotte a Melfi. Chi vincerà il derby?
«In realtà non esiste un derby. Sono due macchine diverse, per clienti diversi».
Gli avversari più pericolosi per 500X?
«Nissan Juke e anche Mini Countryman».
La fabbrica di Melfi?
«Ha una capacità annua di 370mila unità. E continua a produrre anche la Punto, almeno fino alla metà del 2016».
Il mercato europeo, nell'area Emea, è quello più delicato da gestire. Colpa anche dell'Italia dove le vendite si sono in generale dimezzate. Da un pesantissimo rosso di 700 milioni siete comunque riusciti a ridurre le perdite: 141 milioni negli ultimi 9 mesi.
«Stiamo facendo un buon recupero, aiutano molto Jeep, il focus su Fiat e i dati di Lancia in Italia».
Già, Lancia...
«In Italia il marchio Lancia continuerà a esistere».
Come siete riusciti a recuperare in Europa?
«I tagli si cominciano a fare sui costi di struttura e allo stesso tempo si lavora molto sull'approccio commerciale. Di fatto, non si adottano più politiche commerciali sfacciate. E ci sono maggiori efficienze industriali e negli acquisti».
Importanti novità dalla joint venture turca Tofas?
«Si sta realizzando un progetto straordinario: nasceranno tre modelli sulla stessa piattaforma, uno del segmento C, quello che era occupato da Bravo; una wagon che segna il ritorno in questo ambito; quindi, una berlina destinata alla Turchia e alla Russia, ma che si vedrà anche da noi»,
E poi c'è la Serbia.
«Siamo felici di essere il primo esportatore del Paese».
A Pomigliano dicono di sentirsi un po' «dimenticati» da FCA, ultimamente se ne parla poco.
«Assolutamente. Stiamo targhettando 160mila Panda. Pomigliano può dormire sonni tranquilli».
Intanto Marchionne è diventato anche presidente di Ferrari.
«Ora che ci spende tempo in prima persona credo ci possano essere grosse prospettive».
(Fonte: www.ilgiornale.it - 13/11/2014)

martedì 18 novembre 2014

Ferrari (2): per Mediobanca vale 7,8 miliardi di Euro


INTERROGATIVO D’ATTUALITA' - Il quotidiano Sole 24 Ore ha dedicato un articolo a un tema senz’altro all’ordine del giorno nel mondo economico-finanziario, ma anche parecchio vivo tra i semplici appassionati di auto e in particolare di quelle sportive. Il tema è il valore della Ferrari, cioè quanto può essere valutata. L’interesse per gli addetti ai lavori nasce dallo “scorporo” deciso dagli azionisti della FCA e dalla prospettiva della quotazione in borsa della casa del Cavallino. Per gli appassionati è un po’ una curiosità verso il marchio più coinvolgente del mondo delle auto.
PER MEDIOBANCA VALE QUASI 8 MILIARDI - L’articolo del Sole 24 Ore fa ampio riferimento a uno studio redatto pochi giorni fa dagli analisti di Mediobanca, appunto in vista dell’ingresso in Borsa della Ferrari. Il giudizio emesso mantiene qualche riserva legata alle politiche di gestione che la nuova dirigenza (Marchionne) vorrà attuare per la Ferrari, ma non si tira indietro e avanza comunque una valutazione di circa 7,8 miliardi di euro.
CHE COSA FA LA FERRARI - Al di là dei numeri, sono interessanti gli aspetti della Ferrari che l’analisi mette in evidenza e sottolinea come molto importanti. Anzitutto il fatto che una grossa fetta del fatturato della Ferrari deriva da attività esterne al mercato dell’automobile. Si tratta di ricambi, merchandising, parco a tema di Abu Dhabi, le attività sportive dei clienti, i musei di Maranello e Modena. Per gli analisti tale business rappresenta il 35% del totale, mentre l’articolo del Sole 24 Ore raccoglie fonti interne alla azienda stessa secondo cui sarebbero sotto il 33%. Comunque parecchio alto.
QUESTIONE DI PROFILO AZIENDALE - Tutte le attività non legate alla produzione e vendita di tipici dei marchi del lusso, come quelli della moda. E notoriamente questi ultimi sono marchi che godono di grandi fortune finanziarie (l’articolo cita il dato della capitalizzazione di Borsa di Prada, superiore a quella del gruppo Fiat Chrysler).
CAPITALI CONTENUTI, REDDITI ALTI - Tali fortune delle aziende del lusso e della moda non dipendono dal fascino del bello, o dalla loro capacità di fare sognare; tutt’altro. Tutto ciò dipende da questioni molto concrete come il basso investimento che richiedono (ovviamente rispetto a quello dell’industria automobilistica). E quest’ultima è una caratteristica anche della struttura finanziaria della Ferrari. E se non bastasse, la casa del Cavallino è in grado di produrre un notevole cash flow, cioè un giro di cassa che le mette a disposizione grandi quantitativi di denaro, così da poter finanziare in proprio le sue attività di progettazione, ricerca e sviluppo. Tutte cose che portano la Ferrari ad assomigliare molto alle aziende del lusso e della moda, più che a una azienda industriale automobilistica.
COME UNA “MAISON” DI MODA? - Questa realtà è importante nel momento che la Ferrari si accinge a porsi sul mercato azionario. Se il suo profilo accentuerà la componente luxury-moda è probabile che le valutazioni del suo valore saranno in sintonia con quelle relative alle “maison” della moda, cioè molto ricche; se invece l’immagine pubblica della Ferrari metterà l’accento sulla sua componente di casa automobilistica, probabilmente le stime in previsione della quotazione borsistica saranno più prudenti, anche se alla Ferrari non mancano le particolarità neanche sotto questo profilo.
GRANDE ASSEMBLATRICE - Per esempio, tutto ciò che costituisce la meccanica delle vetture - motori a parte - arriva dall’esterno, sia pure da una produzione particolarmente curata dalla Ferrari; ciò le risparmia non poca della problematica dell’organizzazione della produzione industriale. Quanto ai motori, da sempre fiore all’occhiello della casa di Maranello, essi sono sì prodotti internamente ma costituiscono anche un motivo di business dato che vengono forniti ad altre marche come Maserati.
L’ATTIVITA' DI FORMULA 1 - A rendere del tutta anomala la Ferrari c’è poi l’attività della Formula 1, che però finanziariamente in fondo incide poco, in quanto il bilancio relativo risulta sostanzialmente in pari: ciò che entra per sponsor e pubblicità è più o meno l’importo dei costi. E per di più i motori che vengono prodotti per la Scuderia, vengono anche noleggiati ad altri team. A voler essere pignoli, si potrebbe pensare che per sua natura la “Scuderia” potrebbe un giorno essere scorporata dall’intera Ferrari, in sintonia con la realtà operativa e merceologica di ciò di cui si occupa. Ma oggi è una divagazione.
TEMA DI DISCUSSIONE - In conclusione, quale sia il valore della Ferrari e quale sarà la sua capitalizzazione borsistica lo si saprà solo quando il processo di scorporo sarà ultimato e comincerà la quotazione in Borsa dei titoli Ferrari. Ma sicuramente se ne continuerà a parlare, in tutto il mondo. Finanziario e no.
(Fonte: www.alvolante.it - 10/11/2014)

lunedì 17 novembre 2014

Ferrari (1): 2,25 miliardi di Euro a FCA


Fiat Chrysler Automobiles (FCA) riceverà da Ferrari 2,25 miliardi di Euro fra dividendi e trasferimenti di liquidità. Lo scrive un documento depositato dalla stessa FCA presso la Sec (l'autorità U.S.A. di controllo sui mercati) in vista del collocamento di azioni FCA a Wall Street. «Prima della separazione da Ferrari intendiamo entrare in certe altre transazioni, comprese distribuzioni e trasferimenti di fondi da Ferrari, attualmente stimati a 2,25 miliardi di Euro», è scritto nel documento F-1/A depositato da FCA. Secondo il documento, Fiat-Chrysler ha nominato JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Barclays e Ubs come joint book-running managers dell'offerta di titoli FCA e come underwriters del prestito convertendo da 2,5 miliardi di dollari (circa 2 miliardi di Euro). Quest'ultimo - scrive il documento - avrà scadenza 2016, ovvero biennale, e pagherà cedole semestrali; l'ultima di queste potrà essere pagata, a discrezione della società, anche in azioni. Per quanto riguarda il collocamento di azioni FCA, il numero che verrà offerto non è ancora stato determinato; secondo quanto annunciato a fine ottobre, dovrebbe trattarsi di «fino a 100 milioni di azioni FCA», compresi 35 milioni di azioni proprie in portafoglio e 54 milioni di titoli corrispondenti a quelli acquistati dai soci Fiat che hanno esercitato il diritto di recesso. Il ricavato dell'offerta e quello del prestito convertendo, verranno utilizzati - secondo la formula generica utilizzata in questi casi - per «scopi aziendali generali».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 13/11/2014)

domenica 16 novembre 2014

Allarme clima: FCA in pole position


Salvaguardia dell’ambiente al primo posto per FCA. Per il terzo anno consecutivo Fiat Chrysler Automobiles è stata riconosciuta tra i leader globali per l’impegno e i risultati conseguiti nel contrastare i cambiamenti climatici. Le performance di alto livello, unitamente alla trasparenza nella comunicazione, riconfermano FCA leader nel CDP Italy 100 Climate Disclosure Leadership Index (CDLI). Tra le migliori aziende nel Climate Performance Leadership Index (CPLI) 2014, FCA ha conseguito un punteggio di 98/100 per la trasparenza nella comunicazione, oltre ad essere stata inclusa in The A List: The CDP Climate Performance Leadership Index 2014, la prestigiosa classifica delle migliori aziende che hanno dimostrato di aver adottato un valido approccio alla mitigazione degli impatti sui cambiamenti climatici. The A List comprende 187 delle 2000 aziende quotate che sono state sottoposte a valutazione indipendente in base alla metodologia di CDP e in seguito classificate. In uno scenario globale sempre più competitivo, il Gruppo non rinuncia al suo imperativo di leadership responsabile e continua a intraprendere azioni concrete per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
(Fonte: www.repubblica.it - 6/11/2014)

sabato 15 novembre 2014

Lancia Ypsilon: tre generazioni e un futuro incerto


Non chiamatela utilitaria. Si offenderebbe “lei” come si offenderebbero le sue numerosissime clienti. Già, clienti al femminile, dato che la Lancia Y (poi diventata Ypsilon per esteso) ha da sempre un ruolo da protagonista fra le donne, che rappresentano la fetta di gran lunga più importante della clientela. Merito di un design ricercato e un filo lezioso, che appaga soprattutto il gentil sesso, almeno la parte di esso che non rinuncia a un'eleganza un po' chic anche quando si mette al volante. La raffinatezza è propria anche degli interni, con la strumentazione che migrò al centro della plancia con la prima generazione e lì si trova ancora oggi: il contagiri e il regime di cambiata non sono la prima preoccupazione. Sulla Ypsilon, infatti, è molto più importante avere ampie tasche portaoggetti su entrambi i lati della plancia. Così come riveste grande importanza l'abbinamento dei colori dei tessuti, il giusto posizionamento delle cromature e persino un dettaglio all'apparenza ininfluente come lo stile “rotondo” scelto per i numeri del cruscotto: un mix fatto apposta per colpire una certa sensibilità e che non ha sbagliato un colpo, dal 1996 (anno di nascita della Y) a oggi.
Dall'Autobianchi Y10 a un possibile addio - L'inizio e la fine (non ancora certa, ma possibile) di tutto, hanno due “nomi” e due “cognomi”: Autobianchi Y10 il primo, Sergio Marchionne la seconda. Ma andiamo con ordine. La prima vera Lancia Y nasce nel 1996, ma è nel 1985 che vede la luce il concetto di utilitaria di lusso: sulla base meccanica della Fiat Panda, il Centro Stile Fiat disegna l'Autobianchi Y10 (venduta all'estero come Lancia Y10). Una tre porte con coda tronca, portellone nero satinato indipendentemente dal colore della carrozzeria e un interno molto più curato rispetto a quello della cugina con marchio Fiat. La formula piace e, attravero versioni speciali (Turbo, Mia, Fila, Missoni, Martini, 4WD...) e due restyling, vende oltre un milione di esemplari. Resterà sul mercato fino al 1995, per essere sostituita l'anno successivo dalla Y. E Marchionne? In occasione della conferenza stampa di presentazione del Salone di Detroit di quest'anno, il boss del Gruppo FCA ha affermato che la Lancia non può avere futuro, visto che il marchio torinese è troppo debole fuori dai nostri confini. L'unica, flebile speranza, si nutre dello spiraglio aperto dallo stesso Marchionne, che non ha escluso la sopravvivenza della Lancia solo per il mercato italiano. Una prospettiva comunque riduttiva per un Marchio che avrebbe storia, prestigio e notorietà in abbondanza per tornare a ricoprire un ruolo da protagonista nel mondo dell'automotive. Ma occorrono investimenti...
Lancia Y, l'elefantino che seduce - Tre anni dopo la prima Punto del 1993 - la Fiat della svolta - sulla stessa base meccanica nasce la Lancia Y. Il design è di quelli che lasciano il segno... Anzi, il segno è un vero e proprio solco che corre lungo tutta la carrozzeria della vettura: un profilo (prima nero poi in tinta con la carrozzeria, in seguito al restyling) su cui poggiano i fari anteriori, che si allunga sulle fiancate e le movimenta, per poi andare a esaurirsi sotto i gruppi ottici posteriori. E' riconoscibile al primo sguardo grazie anche ai fari triangolari anteriori e posteriori, alle ampie superfici vetrate e a un interno che, rispetto a quello della Fiat Punto, sembra di una o due categorie superiori per cura del dettaglio e qualità percepita; anche se poi, nel dettaglio, le differenze riguardano soprattutto le parti più superficiali, mentre la qualità di fondo delle due vetture è praticamente identica. Disponibile solo con carrozzeria a tre porte, viene lanciata con due motori, solo a benzina: 1.100 cc da 55 CV e 1.400 cc da 80. L'anno successivo è il momento degli elefantini: Elefantino Blu rappresenta la versione di accesso alla gamma, Elefantino Rosso quella sportiva, spinta da un 1.200 cc da 86 CV. A quattro anni dal lancio, nel 2000 è tempo di restyling: la calandra si fa più grande, i paraurti vengono rivisti, i gruppi ottici posteriori ridisegnati nella grafica interna e l'abitacolo presenta, purtroppo, una cura leggermente inferiore dal punto di vista dei materiali.
Da Y a Ypsilon, il successo si rinnova - La seconda generazione della piccola Lancia si svela al pubblico nel 2003; basata sulla meccanica della Fiat Punto di seconda generazione (del 1999), la Ypsilon ha uno stile ancor più femminile, che come musa (no, non la monovoume della Casa) ispiratrice ha la mitica Ardea. Grande calandra Lancia al centro del muso, fari a goccia anteriori e verticali posteriori, portellone “smussato” e spesso sono le sue caratteristiche distintive, che la fanno apprezzare ancor più della prima generazione al pubblico femminile. Detto questo, alla Ypsilon inizia a stare stretta la dimensione cittadina, come dimostra l'adozione del motore turbodiesel 1.3 Multijet da 69 CV, portato poi fino a 105 CV, sulla versione Momo Design. A proposito di diesel, nel 2008 è la volta del filtro antiparticolato (dettaglio non da poco, se siete interessati a un usato), non disponibile sulla variante da 95 CV. Si diceva delle donne: chi più di loro potrebbe apprezzare la versione Versus in color bronzo e con cerchi bruniti? E a chi, se non al genti sesso, è dedicata la versione Elle, nata in collaborazione con la rivista femminile Elle (segni particolari: carrozzeria rosa con effetto metalluro, più griglia, maniglie e paraurti cromati; e interni in pelle e Alcantara porpora, tanto per capirci)? Certo, nel curriculum della Ypsilon c'è anche la già citata Momo Design con 105 CV e assetto sportivo, ma il “cuore pulsante” della gamma è sempre stato altrove. Diciamo che la Momo Design si ricorderà più che altro per aver portato al debutto il restyling del marchio Lancia, meno elaborato e con il blu scuro dominante.
Ypsilon III, le porte diventano 5 - La base non è più quella della Punto, ma quella della Panda, eppure non si rimpicciolisce, anzi: per la prima volta è infatti disponibile con 5 porte (unica carrozzeria prodotta), per andare incontro a quelle signorine che nel frattempo sono diventate signore o comunque mamme e che, quindi, devono poter contare su una flessibilità superiore. Particolarità: la Ypsilon atto terzo è la prima piccola Lancia che viene assemblata fuori dall'Italia, per la precisione in Polonia, a Tichy. Altra curiosità: in UK e Irlanda, la Ypsilon è commercializzata con marchio Chrysler. Un po' quello che accade alla Opel, che al di là della Manica diventa Vauxhall. Per il resto, nonostante un design un po' più spigoloso e apparentemente adatto anche a “lui”, la Ypsilon continua a strizzare l'occhio alle donne: non si spiegherebbe altrimenti la riproposizione della versione Elle nelle colorazioni Cipria (si, cipria) Glam e Bianco Glacé e con interni Pied de Poule.
(Fonte: www.omniauto.it - 9/11/2014)

venerdì 14 novembre 2014

Maserati: boom di vendite in Europa


Non sembra fermarsi la crescita di Maserati. Nei primi 10 mesi dell’anno la Casa italiana ha venduto in Europa 4.642 auto con un incremento, rispetto allo stesso periodo del 2013, del 340%. La spinta arriva in particolare dal buon successo delle versioni diesel di Ghibli e Quattroporte. Bene anche l’Italia, con 1.105 vetture da gennaio a ottobre e un +507% rispetto all’anno scorso. I risultati arrivano dopo i numeri positivi ottenuti negli Stati Uniti, dove dall’inizio dell’anno Maserati ha venduto 10.328 unità, con una crescita del 265%. Volumi che possono portare a superare la soglia delle 30 mila unità nel mondo a fine 2014.
(Fonte: www.quattroruote.it - 7/11/2014)

giovedì 13 novembre 2014

Giulietta Sprint: Alfa Romeo torna a sognare


Sessant’anni fa, con la Giulietta, Alfa Romeo compiva il balzo in avanti che l’avrebbe portata in una dimensione aziendale e produttiva ben diversa dal posizionamento di nicchia occupato fino ad allora. D’altra parte, la nuova vettura non tradiva in nessun modo la vocazione di eccellenza sportiva del marchio e, anzi, la estendeva, prima di qualsiasi costruttore dell’epoca, alla categoria delle auto di fascia media e di cilindrata contenuta. Il primo modello della gamma ad essere svelato al pubblico, al Salone di Torino del 1954, fu la versione coupé (la berlina e la spider seguiranno nel 1955), firmata Bertone e battezzata Sprint, un appellativo che resterà per sempre caro alla casa del Biscione. E Sprint è la sigla che identifica ora una inedita serie speciale dell’ultima generazione della Giulietta, quella lanciata nel 2010 e che in questi anni ha rappresentato l’ossatura dell’offerta Alfa Romeo (270.000 vendute), in una fase prolungata di transizione verso l’ambiziosa svolta annunciata di recente. Svolta che prevede, tra il 2015 e il 2018, l’arrivo di otto nuovi modelli, SUV compreso, con un investimento di cinque miliardi di Euro, 600 persone impegnate nello sviluppo del progetto e l’obiettivo di raggiungere il traguardo, mai tagliato in precedenza, delle 400.000 unità a regime. Le Sprint di oggi, apparse al Salone di Parigi, sono dunque una gamma completa, parallela a quella normale, con più forte caratterizzazione sportiva del look e con ampliamento della scuderia motori. All’esterno, i segni distintivi sono i cerchi in lega a cinque fori da 17 o 18 pollici, i vetri posteriori oscurati e il paraurti posteriore modificato con terminali di scarico maggiorati; all’interno, sedili ad alto contenimento rivestiti in tessuto e Alcantara, cruscotto “effetto carbonio” e, fra gli accessori, clima bi-zona e infotainment con schermo touch da 5 o 6,5 pollici. Sotto il cofano i già noti quattro cilindri benzina 1.400 turbo da 170 Cv (con cambio a doppia frizione TCT) e i diesel 1.600 e due litri da 105 a 175 Cv (il più potente con cambio TCT), ai quali si aggiungono il 1.400 benzina-GPL da 120 Cv e un nuovo 1.400 turbo benzina da 150 Cv, in grado di spingere fino a 210 km/h accelerando da 0 a 100 km/h in 8,2 secondi, con consumo medio di 5,7 l/100 km ed emissioni di 131 g/km. Il nuovo motore è particolarmente in sintonia con il “carattere” della Giulietta e rappresenta un buon equilibrio tra prestazioni ed economie, valorizzando al punto giusto le doti di comportamento della vettura, che asseconda i comandi con precisione (assetto e sterzo fra le qualità in evidenza). Non siamo al livello della Quadrifoglio Verde 1.750 da 240 Cv, che mantiene il vertice della gamma, ma questa Sprint non mette in ombra, con la consapevolezza di un po' di dissacrazione, lo spirito dell’antenata degli anni Cinquanta che, tra l’altro, aveva una cubatura simile (1.300 cc). Abitabilità (soddisfacente per un’auto sotto i 4 metri e mezzo), bagagliaio (da 350 a 1.150 lt) e qualità (in progresso) delle finiture naturalmente non cambiano, mentre i prezzi tengono conto degli equipaggiamenti base più ricchi: a partire da 25.900 Euro per la 1.400 da 150 Cv.
(Fonte: www.repubblica.it - 27/10/2014)

mercoledì 12 novembre 2014

Ancora premi per l’Alfa Romeo 4C


Ancora riconoscimenti per l’Alfa Romeo 4C. L’ultima supercar della casa del Biscione è stata insignita dall’Uiga del premio "Auto Europa 2015 - Auto Sportiva". La cerimonia di premiazione della ventinovesima edizione del premio si è svolta presso l’autodromo di Monza, dove la 4C è stata votata a larga maggioranza dalla giuria dell’Unione italiana giornalisti dell’automotive come "Auto Europa 2015" nella sezione Auto Sportive, precedendo nel ranking finale esemplari più blasonati come la Lamborghini Huracan, la Jaguar F-Type Coupé, la Ferrari California T e la Porsche 911 Targa. La vettura è frutto del progetto sviluppato dagli ingegneri Alfa Romeo ed è prodotta nello stabilimento Maserati di Modena: "La 4C è l’icona moderna del marchio – affermano al quartier generale – in quanto rappresenta l’essenza della sportività insita nel DNA Alfa Romeo": ottime prestazioni ed eccellenza tecnica finalizzata al massimo del piacere di guida combinate con uno stile mozzafiato. Grazie a scelte progettuali audaci, all’utilizzo di materiali ultraleggeri e all’incredibile livello tecnologico applicato al motore, 4C è un concentrato di efficienza e prestazioni senza precedenti: 240 Cv in meno di 900 kg, quindi, un rapporto peso-potenza inferiore a 4 kg/Cv". Tra i titoli conquistati in due anni dalla 4C troviamo "Best Sport Cars" dal programma spagnolo televisivo Mqc, "Car of the Year 2013" dalla rivista britannica Fhm, "Coup de cœur 2013" insignito da Automobile Magazine in Francia, "Auto Trophy 2013" dai lettori della rivista tedesca Auto Zeitung e "The most beautiful car of the year 2013" in Francia, in occasione del XXIX Festival Internazionale dell’Auto. Un palmares arricchito ancora da "Best Cars 2014" dalla rivista tedesca Auto, Motor und Sport, "Le auto che preferisco 2014" nella categoria ‘Sportive’ secondo i lettori del mensile Quattroruote, "Auto Lider 2013", categoria "Vetture sportive e coupé", assegnato dai lettori polacchi del settimanale Motor e del mensile Auto Moto. Sempre in Polonia, i giornalisti del magazine Top Gear le hanno conferito il titolo del "Coupé dell’Anno" nella categoria omonima e "Best Sports Car 2014", secondo i lettori della rivista portoghese Autohoje. Insomma un lungo elenco di premi e riconoscimenti sicuramente destinato ad allungarsi ancora.
(Fonte: www.repubblica.it - 27/10/2014)

martedì 11 novembre 2014

Fiat 500X: la Web Edition a 17.250 Euro


Dopo la top di gamma Opening Edition, la gamma della Fiat 500X si arricchisce di una nuova variante dedicata ai clienti più giovani: la Web Edition.
Caratteristiche - Equipaggiata con il 1.6 E-torQ a benzina da 110 CV, la Fiat 500X Web Edition sarà ordinabile attraverso le concessionarie della Casa torinese per un periodo di tempo limitato (a partire dalla prossima settimana fino al Porte aperte in calendario a febbraio 2015) al prezzo di 17.250 Euro. A livello estetico si contraddistingue per i cerchi di lega da 17" diamantati bicolore e le calotte degli specchi neri. Nell'abitacolo, i rivestimenti sono abbinati, a scelta, a particolari Scuba grigio o Scuba rosso e a dettagli carbon look, con la plancia nelle medesima tonalità della carrozzeria. L'equipaggiamento di serie include cruise control con limitatore di velocità, sedile guida regolabile in altezza, freno di stazionamento elettrico, climatizzatore manuale, sistema Uconnect con display da 5", radio con touchscreen a colori e ingresso Usb/Aux, Mood Selector (per modificare le impostazioni di guida) e volante con rivestimento Techno-leather.
Le altre versioni - Il listino della Fiat 500X sarà compreso fra i 17.500 Euro della entry level Pop 1.6 E-torQ e i 30.650 Euro della top di gamma Cross Plus 2.0 Multijet. Cinque, in tutto, gli allestimenti opzionabili: Pop, Popstar, Lounge, Cross e Cross Plus. I clienti avranno a disposizione quattro motorizzazioni: due a benzina, il 1.4 Turbo MultiAir II da 140 CV e il 1.6 E-torQ da 110 CV, e due a gasolio, il 1.6 MultiJet II da 120 CV e il 2.0 MultiJet II da 140 CV. Accanto alle "classiche" trazioni anteriore e integrale, sullla Fiat 500X sarà possibile avere anche la variante 4x2 con sistema Traction Plus, tutte abbinabili al cambio manuali a cinque o sei marce e all'automatico a nove rapporti. Dodici le tinte disponibili per la carrozzeria (pastello, metallizzato, tri-strato e opaco) e otto diverse tipologie di cerchi di lega con misure da 16 a 18 pollici.
(Fonte: www.quattroruote.it - 10/11/2014)

lunedì 10 novembre 2014

Fiat-Tofas: investimenti in Turchia per la famiglia C Compact


Tofas, la joint-venture che il Gruppo FCA ha stipulato con il Gruppo turco Koç, investirà un miliardo di dollari per la produzione nuova famiglia C Compact (non è ancora certo se resterà la denominazione Bravo), attesa nel 2016 e destinata al mercato europeo.
Tre modelli - L'annuncio ufficiale conferma quanto anticipato da Quattroruote già dal numero di agosto, con l'arrivo di tre modelli, articolati sulle classiche varianti a due, tre volumi e station wagon. Si tratta del ritorno, anticipato dai piani industriali annunciati dal Gruppo FCA a Detroit, in quel segmento C ormai praticamente abbandonato dal marchio italiano, che lo scorso luglio aveva terminato la produzione dell'attuale Bravo.
Caratteristiche - La base tecnica sarà la piattaforma modulare B-Wide, le stessa di Fiat 500L, 500X e Jeep Renegade, dalla quale è quindi probabile che derivino le motorizzazioni a benzina e gasolio, con la possibilità d'introdurre inediti modelli a trazione integrale. Tofas ha annunciato ufficialmente gli investimenti con una previsione di produzione di circa 700.000 esemplari per l'intera famiglia di modelli, destinati a rimanere sul mercato fino al 2023 e in buona parte destinati all'esportazione.
La fabbrica Tofas - Nell'impianto di Bursa si costruiscono attualmente i modelli Linea, Fiorino, Qubo e Doblò, oltre alle derivate PSA Peugeot Nemo e Citroen Bipper e la Opel Combo Tour. Proprio i modelli francesi e tedeschi usciranno di scena nel 2016, lasciando libere le linee per la nuova famiglia della Bravo.
(Fonte: www.quattroruote.it - 7/11/2014)

domenica 9 novembre 2014

Innovazione: se l'auto spende meno degli altri


L’industria dell’automobile precipita nello studio di Boston Consulting Group sulle prime 50 aziende innovatrici al mondo, stilato consultando 1.500 top manager di tutti i settori. Se nel 2013 i marchi delle quattro ruote svettavano in 14 sulle prime 50 società, di cui 9 sulle prime 20, quest’anno BCG ne sbatte fuori una bella fetta, posizionandone 9 su 50, di cui solo 4 tra le prime 20. Cos'è successo? “E' la maggiore caduta di una singola industria fra tutte quelle rappresentate – si legge alla pagina 9 del rapporto – il taglio dei costi è riemerso come una importante priorità, anche nel settore del lusso. Molti costruttori sembrano preoccupati che l’innovazione da sola non preservi i loro margini”. E' l’auto che si mangia la coda: che domani può avere una industria che rallenta gli investimenti su propulsioni a zero emissioni, sulla guida autonoma, sull’utilizzo di nuovi materiali più leggeri, sull’elettronica i cui costi sull’auto sono aumentati nel 2012 (scrive BCG) del 40%, il doppio rispetto al 2004? Gli analisti mettono nero su bianco altri numeri, che sono ancora più impietosi se confrontati con quelli delle prime della classe, l’industria delle telecomunicazioni e del digitale ancorata ai vertici dello studio, con le solite Apple, Google, Samsung, Microsoft, Ibm e Amazon in parata nei primi sei posti disponibili. Il declino del settore auto, scrive BCG, nelle priorità date all’innovazione è del 26% rispetto all’anno precedente, -9% nelle intenzioni di spesa. Eppure, nel 2012 il gruppo Volkswagen era risultato per BCG primo al mondo in tutti i settori alla voce ricerca e sviluppo, con ben 9,52 miliardi di euro. Fra le 50 aziende più innovatrici di quest’anno, il colosso tedesco è al 21esimo posto, dietro Ford (19), Bmw (18), Toyota (8). Ma come nella vita, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola: al settimo posto è schizzata la Tesla di Elon Musk, che in un anno ha scalato ben 34 posizioni, prevedibilmente dopo avere annunciato brevetti "open" della sua auto elettrica nella primavera scorsa. Innovazione clamorosa, mai avvenuta nel mondo delle quattro ruote. Ma la notizia più sorprendente è che BCG porta in alto nelle sue prime 50 aziende innovatrici anche Fiat, che sale di sette posti e si piazza al 32esimo posto. Due degli analisti responsabili dello studio BCG, Andrew Taylor e Hadi Zablit, non rilasciano commenti rispetto a quanto scrivono nello studio sulla performance del marchio italiano, che viene così spiegata a pagina 9: “Fiat può beneficiare del suo ritorno a essere un marchio globale e della piena acquisizione della Chrysler”. Fiat Chrysler Automobiles è, in effetti, oggi il settimo gruppo mondiale dell’automobile per vendite. Ma i volumi da soli non garantiscono eccellenza né innovazione (vedi Tesla). E se c’è una cosa che ha distinto la gestione di Sergio Marchionne in questi anni è stata la riduzione degli investimenti sul prodotto e sull’innovazione, a favore della scalata finanziaria di Chrysler e della concessione di dividendi agli azionisti. Il gruppo ha una sola auto elettrica in vendita, la Fiat 500E in California, che Marchionne stesso esorta a non comprare perché ogni volta che ne vende una “perdo 10.000 dollari”. Il primo modello ibrido del gruppo arriverà soltanto nel 2016. E a oggi non c’è visibilità su investimenti per l’auto a guida autonoma e sistemi di sicurezza attivi collegati, se non nel lavoro sottotraccia della controllata Magneti Marelli. Margini a rischio o c’è altro?
(Fonte: www.pagina99.it - 4/11/2014)

sabato 8 novembre 2014

Magneti Marelli, protagonista hi-tech


La crisi imperversa, ma alcune imprese italiane continuano a fare bene. E’ il caso di Magneti Marelli, che opera a livello internazionale come fornitore di prodotti, soluzioni e sistemi ad alta tecnologia per il mondo automotive. La sede centrale è in Italia, a Corbetta (Milano). Con 6 miliardi di euro di fatturato nel 2013, 38.000 mila addetti, 85 unità produttive, 12 centri di Ricerca e Sviluppo e 26 centri Applicativi, il gruppo è presente in modo capillare in 4 continenti e in 19 Paesi (Italia, Argentina, Brasile, Cina, Corea, Francia, Germania, Giappone, India, Malesia, Messico, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Serbia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Turchia). Infatti Magneti Marelli fornisce tutti i maggiori car makers in Europa, Nord e Sud America e Asia, con l’obiettivo di rendere disponibili prodotti d’eccellenza a costi competitivi. Magneti Marelli fa parte di Fiat-Chrysler Automobiles eopera a livello internazionale attraverso otto aree di business: Electronic Systems (quadri di bordo, infotainment & telematica, lighting & body electronics). Automotive Lighting (sistemi di illuminazione). Powertrain (sistemi controllo motore benzina, diesel e multifuel; cambio robotizzato AMT Freechoice). Suspension Systems (sistemi sospensioni, ammortizzatori, dynamic system – sistemi di controllo dinamico del veicolo). Exhaust systems (sistemi di scarico, convertitori catalitici, silenziatori). Motorsport (sistemi elettronici ed elettromeccanici specifici per le competizioni con leadership tecnologica in Formula1, MotoGP, SBK e WRC). Plastic Components and Modules (componenti e moduli plastici per l’automotive). Aftermarket Parts and Services (distribuzione ricambi per l’Independent Aftermarket – IAM; Rete Assistenza e Officine Checkstar). Ecco alcuni dati significativi della produzione riferiti al 2013 relativi a tutte le aree di business. PROIETTORI: 22 milioni di unità, FANALI: 24 milioni di unità, SISTEMI XENON/AFS: 3,9 milioni di unità, QUADRI DI BORDO: 6,1 milioni di unità, INIETTORI GDI: 5,3 milioni di unità, ECU (centraline elettroniche) diesel: 900 mila unità, ECU (centraline elettroniche) benzina: 3,0 milioni di unità, SISTEMI AMT/Freechoice: 380 mila unità, DISPLAY (Central Information Displays): 400 mila unità, SCATOLE TELEMATICHE per Peugeot: 230 mila unità, AMMORTIZZATORI: circa 29 milioni di unità.
(Fonte: www.auto.it - 4/11/2014)

venerdì 7 novembre 2014

Vendere FCA e tenere Ferrari: gli Agnelli studiano il piano B


E se il piano fosse un altro? E se il percorso disegnato da Sergio Marchionne e da John Elkann, con Fiat, FCA e Ferrari, fosse diverso rispetto a quello raccontato negli ultimi giorni? La storia è questa, seguite il filo. Il ventinove ottobre alle dieci di mattina le agenzie di stampa offrono ai cronisti una notizia importante che riguarda il mondo Fiat e in particolare la holding finanziaria controllata dagli eredi della famiglia Agnelli (la Exor). La notizia è questa: il cda di Fiat Chrysler Automobiles (FCA) autorizza la separazione di Ferrari dal gruppo FCA attraverso un’operazione condotta in due fasi: la vendita del 10 per cento del capitale di Ferrari (capitale controllato da FCA al 90 per cento) e la distribuzione della rimanente partecipazione di FCA in Ferrari agli azionisti di FCA. Ufficialmente la mossa del gruppo dirigente di FCA viene spiegata in modo lineare: “Con questo annuncio – è la linea Marchionne – abbiamo dichiarato l’intenzione di fare una cosa giusta che collocherà Ferrari al suo giusto posto sul mercato”. Dunque nessun giallo e nessun mistero: Ferrari viene separata da FCA solo per valorizzare il titolo e solo per renderla distinguibile dalla nuova Fiat. A prima vista, la reazione immediata della Borsa sembra confermare l’interpretazione: il titolo di Exor sale a +19,24 per cento e quello di FCA arriva fino a +18 per cento. Ma già due giorni dopo l’annuncio gli azionisti cambiano il proprio orientamento e cominciano a comprare più le azioni di Exor che quelle di FCA (venerdì il titolo FCA arriva a -0,2, mentre Exor arriva a +5,13). E allora: e se il piano fosse un altro? E se nella testa della famiglia Agnelli, e in quella di Marchionne, ci fosse un percorso diverso, e non solo di semplice “valorizzazione” della quota Ferrari? La domanda inizia a girare con malizia nel mondo imprenditoriale già alla fine della scorsa settimana. E, seppure con toni prudenti, domenica scorsa è il Corriere della Sera (quotidiano controllato dalla Fiat, venti per cento) a mettere del sale nella storia: “Il titolo – scrive Bragantini – è balzato in alto, brinda chiunque possieda incentivi a questo legati, la famiglia regnante pure, ma che il tutto convenga anche a FCA e ai suoi azionisti ordinari è da vedere”. Il Corriere dice e non dice ma, sulla vicenda Fiat-Ferrari, il punto è semplice: e se il piano fosse un altro? E se nella testa della famiglia Agnelli, e in quella di Marchionne, ci fosse un percorso diverso, che porterebbe a vendere la propria partecipazione in FCA e a tenersi, attraverso la Exor, solo la Ferrari? Elkann ha sempre sostenuto che l’idea del gruppo è far diventare FCA un “costruttore leader a livello mondiale” – “non vedo perché non diluirci se questo serve a costruire qualcosa di più grande”. Ma qui la questione è più sottile e l’interpretazione originale delle mosse di Marchionne che viene fatta filtrare da alcuni pezzi grossi dell’industria italiana è questa. Primo: il gruppo FCA verrà messo in vendita da Exor in un tempo utile a far gestire l’operazione a Marchionne (che ha annunciato che lascerà il comando dell’azienda entro il 2018). Secondo: Exor, che oggi controlla la Ferrari con una quota del 24 per cento, acquisterà le azioni Ferrari sul mercato e diventerà il socio di riferimento della casa di Maranello (il cui presidente non è più Montezemolo ma è lo stesso Marchionne). Terzo: quel 10 per cento di azioni Ferrari immesse nel mercato dopo la separazione voluta da FCA ha un obiettivo preciso: definire un prezzo di mercato al quale Exor potrà fare riferimento nel momento in cui deciderà di passare dal 24 per cento al 51 per cento di Ferrari. E se poi fosse vera l’indiscrezione che gli eredi degli Agnelli ragionano sulla possibilità di spostare fuori dall’Italia la sede legale di Ferrari i pezzi del puzzle tornerebbero: la sede ad Amsterdam permetterebbe di esercitare il voto multiplo (l’attribuzione di un voto addizionale ad alcuni azionisti); e dato che Ferrari verrà quotata sia a New York sia in un’altra Borsa europea, quando Exor deciderà di diluire la partecipazione in FCA grazie al voto multiplo potrà avere quasi la maggioranza dei voti in Ferrari. L’interpretazione gira. E chissà che nei piani di Marchionne ed Elkann il percorso immaginato non sia troppo diverso da quello descritto da alcuni importanti pezzi dell’imprenditoria italiana.
(Fonte: www.ilfoglio.it - 5/11/2014)

giovedì 6 novembre 2014

Marchionne esercita tutte le opzioni e aumenta all'1% la quota in FCA

 
Sergio Marchionne incassa tutte le stock option (con due maxi plusvalenze) e aumenta la partecipazione in FCA conservando una parte dei titoli acquistati. Il manager italo-canadese, che è amministratore delegato di Fiat-Chrysler (FCA) e presidente di Cnh Industrial (CNHI), ha attuato l'operazione in due fasi: la prima riguarda la stock option attribuitagli nel 2006, che gli dava diritto ad acquistare 6,25 milioni di azioni FCA e altrettante CNHI al prezzo di 13,37 euro per una coppia di azioni (una FCA e una CNHI). La seconda concerne la stock option più vantaggiosa, che Marchionne ricevette nel 2004 - l'anno del suo arrivo al Lingotto: in base ad essa il manager poteva acquistare 10,67 milioni di titoli FCA e altrettanti Cnh Industrial a un prezzo di 6,583 euro (per una azione FCA più una CNHI).
La stock option 2006... - I dettagli della prima operazione sono disponibili sul sito della Afm, l'autorità olandese dei mercati finanziari (sia FCA che CNHI, aziende di diritto olandese, sono soggette al suo controllo). La seconda è stata comunicata nella tarda serata di ieri (dopo la chiusura della Borsa americana) dalla stessa FCA. Vediamo dunque i dettagli della prima: Marchionne ha esercitato giovedì 30 ottobre l'intera stock option (che sarebbe scaduta lunedì 3 novembre) acquistando i titoli al prezzo di esercizio di 13,37 euro per un esborso complessivo di 83,5 milioni, e li ha poi ceduti il 30 e 31 ottobre sul mercato incassando un totale di 94,3 milioni, con una plusvalenza di 10,75 milioni (al lordo delle tasse).
...e quella del 2004 - Secondo il comunicato diffuso in serata da FCA, Marchionne ha esercitato anche la stock option del 2004, che scadeva a fine 2015. Qui i dettagli non sono completi, perché i filing alla Afm non sono ancora disponibili; l'esercizio dell'opzione è dunque verosimilmente avvenuto lunedì o martedì. L'esborso complessivo per Marchionne è stato di 70,24 milioni di euro, che il manager ha finanzato vendendo sul mercato 5.400.000 azioni FCA e 4.957.357 azioni CNHI (il ricavato della cessione è andato a finanziare anche le obbligazioni tributarie derivanti dall'esercizio delle stock option). Ai prezzi di chiusura ieri in Piazza Affari (8,775 euro per FCA e 6,17 per CNHI) Marchionne avrebbe incassato dalle cessioni un totale di poco meno di 78 milioni di euro. “Ulteriori vendite di azioni CNHI - spiega il comunicato FCA - avranno luogo nei prossimi giorni”.
La quota in FCA sale all'1% - Per questa seconda stock option è difficile calcolare la plusvalenza, poiché Marchionne non ha ceduto tutte le azioni acquisite. Moltiplicando la somma dei due prezzi di ieri (8,775 più 6,17 fa 14,945) per i 10,67 milioni di titoli si ottiene un ricavo potenziale di vendita di 159,46 milioni di euro. Sottraendo l'esborso di Marchionne (70,24 milioni) si ottiene sulla carta una plusvalenza di 89 milioni di euro. Il manager non ha però venduto tutti i titoli FCA ma ha deciso di tenerne in portafoglio una parte, incrementando la propria partecipazione in FCA a 12.102.411 azioni ordinarie, pari allo 0,75% circa del capitale (includendo anche le azioni speciali) o all'1% circa se si considerano solo quelle ordinarie.
L'aiuto dallo scorporo Ferrari - Con il deposito dei documenti presso l'Afm (e le successive cessioni di titoli Cnh) il quadro dovrebbe chiarirsi. Fin d'ora si possono però fare un'osservazione e un calcolo. La prima stock option, quella attribuita al manager nel 2006, scadeva come detto il 3 novembre. Fino a pochi giorni prima della scadenza l'opzione era out of the money, ovvero non avrebbe garantito a Marchionne alcun guadagno. È stato l'annuncio del 29 ottobre della quotazione di Ferrari, che ha spinto il titolo Fiat-Chrysler al rialzo di oltre il 12%, a dare la spinta decisiva. C'è stato un momento, lo scorso aprile, in cui esercitando l'opzione Marchionne avrebbe guadagnato 15 milioni di euro in più; ma vendere i titoli poche settimane prima della presentazione del piano industriale (il 6 maggio) non sarebbe stato opportuno, e neppure consentito se troppo vicino alla data della presentazione del piano, che coincideva con l'approvazione dei conti del 1° trimestre 2014; per lo stesso motivo, Marchionne non ha potuto esercitarla anche nei 15 giorni precedenti il recente annuncio dei risultati trimestrali, avvenuto anch'esso il 29 ottobre.
Compensi lordi per 240 milioni - Il calcolo che si può fare sin d'ora riguarda quanto, con l'esercizio delle due stock option, Marchionne ha ricevuto finora dal gruppo Fiat: i compensi lordi possono essere stimati a 240 milioni di euro, tra stipendi e benefit (oltre 54 milioni) e stock option e grant (quasi 185 milioni); in questo calcolo le azioni di cui il manager dispone sono state incluse al prezzo del momento in cui le ha ricevute. Diviso per i dieci anni di permanenza al Lingotto, fa 24 milioni l'anno, sempre al lordo delle tasse; tasse che il manager paga nel cantone svizzero di Zugo, uno dei più vantaggiosi per chi ha un reddito elevato come il suo.
Restano ancora gli stock grant - A Marchionne restano da incassare stock grant per poco meno di 30 milioni (alcuni dei quali non ancora maturati); il manager, che dovrebbe rimanere in FCA fino al 2018 per gestire il piano industriale 2014-2018, riceverà poi verosimilmente nuove opzioni o grant in relazione al piano stesso.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 5/11/2014)

mercoledì 5 novembre 2014

India: debutto per la Fiat Avventura


FCA guarda sempre con estrema attenzione l’ascesa di mercati come l’India, dove i volumi di vendita sono in forte crescita rispetto al passato e, di conseguenza, aumentano anche le possibilità di profitto per i vari marchi del mondo delle quattro ruote che saranno in grado di conquistare il giusto spazio sul mercato. E’ cosi che Fiat ha presentato sul mercato indiano la nuova Fiat Avventura, un interessante SUV compatto che rappresenta una vera e propria evoluzione della Fiat Punto Evo, sia in termini tecnico-meccanici che per quanto riguarda il design della vettura che, per enfatizzare ulteriormente il suo carattere off-road, potrà contare anche sulla trazione integrale. La nuova Fiat Avventura sarà realizzata direttamente in India da FCA e, per il momento, sarà commercializzata unicamente sul mercato locale. In futuro, però, i piani di sviluppo di FCA per il marchio Fiat potrebbero spingere la nuova Fiat Avventura al di fuori del mercato indiano e verso la conquista di nuovi mercati asiatici. FCA punta tantissimo, per il suo futuro, allo sviluppo del mercato indiano dove l’azienda dovrebbe incrementare notevolmente il numero di modelli venduti nei prossimi anni. Nei prossimi anni, per portare a termine questo traguardo, arriveranno diversi nuovi modelli come la Abarth Punto, la Jeep Wrangler e la Jeep Grand Cherokee. In fase di valutazione vi è anche il debutto della 500 Abarth. In ogni caso, il futuro di FCA in India è destinato a vedere l’arrivo di numerose novità.
(Fonte: www.clubalfa.it - 26/10/2014)

martedì 4 novembre 2014

FCA: nuovi spot per attrarre consumatori


Convincere i consumatori a snobbare i marchi di auto tedeschi, giapponesi o svedese in favore di quelli di Fiat Chrysler Automobiles. Perché? La qualità, affidabilità e performance della nuova Chrysler 200 è comparabile a quella di vetture rivali prodotte in Asia o Giappone. E' questo l'obiettivo per le vetture di media cilindrata della nuova campagna pubblicitaria lanciata dal gruppo guidato da Sergio Marchionne. Non a caso il motto dei quattro spot, sviluppati da Wieden+Kennedy, è "l'affidabilità ora è una cosa americana". E non a caso i video iniziano con una voce fuori campo che parla in giapponese, tedesco o svedese. La speranza del direttore marketing del gruppo, Olivier François, è catturare l'udito degli spettatori, non abituati a sentire in TV una lingua straniera. In un'intervista a Detroit Free Press, François ha detto di essere "molto consapevole che noi, diversamente dagli altri, abbiamo un obbligo di conquistare nuovi consumatori. Per questo abbiamo voluto che la nostra pubblicità si mettesse in mostra. L'unico modo era farlo in una lingua diversa". Per il responsabile marketing, "non c'è dubbio che dobbiamo accelerare". Fino al lancio della nuova Chrysler 200 a inizio anno, Chrysler non garantiva un'offerta completa - scrive il Free Press - contro Ford Fusion, Honda Accord, Hyundai Sonata, Nissan Altima o Toyota Camry. Il modello Chrysler ha registrato a settembre immatricolazioni per 11.000 pezzi, un +14,7% sull'anno prima. Comunque poco rispetto alle 20.000 Camry vendute da Toyota nello stesso mese. Un'altra novità sta nel claim "Imported from Detroit", lanciata al Super Bowl del 2011, quando il gruppo stupì il mondo pubblicitario mandando in onda durante l'evento sportivo più importante dell'anno in U.S.A. due minuti di spot con protagonista il rapper Eminem. Se allora con quel video voleva creare aspettative future, ora la società vuole provare che può centrare o superare i più alti livelli di qualità e performance del settore auto. Per questo il claim è diventato "America's import". E per questo il portatore del messaggio è la Chrysler 200, prodotta all'impianto super-tecnologico di Sterling Heights (Michigan), dove sono stati investiti oltre 1 miliardo di dollari. E' in quell'impianto che dallo scorso settembre gli internauti possono effettuare un tour virtuale.
(Fonte: http://america24.com - 26/10/2014)

lunedì 3 novembre 2014

Sema 2014: attesa per tre novità FCA


Non mancheranno le novità in casa Fiat-Chrysler al Sema 2014 di Las Vegas, in Nevada, evento al quale il gruppo FCA risponderà presente all’appello a partire da martedì 4 novembre e fino a venerdì 7 novembre. La prima proposta del gruppo al Sema 2014 riguarda la nuova Chrysler 200S Mopar, con caratteristiche già note come il colore Phantom Black e i cerchi in lega da 19 pollici con finitura in bronzo. La data di rilascio della vettura è prevista per i primi mesi del 2015, ma i clienti potranno ordinarla già in occasione dell’evento Sema. Fiat 500L Custom è la seconda novità del Sema 2014 sul fronte Fiat-Chrysler, combinando alla perfezione gli stili West Coast e italiano e dando così vita ad una vettura allo stesso tempo moderna e tradizionale, con esterno bicolore, spoiler anteriore, sistema di scappamento cat-back e interni in pelle Katzkin. Chiudiamo con la terza novità di Fiat-Chrysler al Sema 2014, che ospiterà la versione speciale Fiat 500 Abarth Scorpion, auto caratterizzata da esterni biancorossi, specchietti in fibra di carbonio e possibilità di personalizzare gli interni con l’arrivo del Mopar Custom Shop, atteso tra qualche mese.
(Fonte: www.clubalfa.it - 26/10/2014)

domenica 2 novembre 2014

sabato 1 novembre 2014

Lancia e la scommessa americana


La nascita della nuova FCA nata dalla fusione di Fiat e Chrysler è cronaca quotidiana in questi ultimi tempi. Il salvataggio, e quindi l’acquisizione dell’Azienda statunitense da parte di Fiat è il “sogno americano" di Sergio Marchionne che si realizza. L’America è sempre stata per gli imprenditori europei terra di conquista, anche in tempi non sospetti come gli anni venti, quando in realtà non c’era ancora l’assoluta necessità per sopravvivere, di cercare nuovi mercati. Vincenzo Lancia, fondatore dell’omonima Casa, è sempre stato dipinto, nell’immaginario collettivo, come il classico torinese “bugianen”, che ha passato la sua vita tra i monti e le officine piemontesi. Il suo personaggio stereotipato, benché sia stato uno dei più famosi piloti dell’epoca, era quello di un tranquillo piemontese dedito alla passione per le partite alle bocce o per le grandi abbuffate con gli amici. In realtà non era proprio così. La sua è stata una vita avventurosa, con molti interessi e diverse storie degne di essere raccontate. Una delle più intriganti è senza dubbio quella che lo vide, nella seconda metà degli Anni Venti, involontario protagonista in concomitanza della nascita dell’elegante Lancia Dilambda. Lancia vendeva negli Stati Uniti già da diversi anni: gli americani andavano pazzi per le sue auto, lo testimonia una famosa foto dell’epoca che ritrae due miti assoluti: la Lambda con alla guida Greta Garbo. Frank M. Ferrari, nessuna parentela con il più famoso Enzo, fonda nel 1925 la “Lancia Motor Sales Corporation” e vende le Lancia alle più importanti personalità americane. E’ sempre lui a presiedere la “City Trust”, una finanziaria alla quale fanno capo quattro banche che a loro volta controllano una cinquantina di società diverse. Ferrari è il Presidente, Victor Rocca Vice Presidente, Michael M. Longo Amministratore. Siamo nell’America degli anni Venti e i cognomi italiani, che cominciano ad essere troppi, dovrebbero preoccupare. Ma Vincenzo Lancia si fida e decide di andare anche a fabbricare le sue auto negli States, in società proprio con questi businessman. Pare che a convincerlo definitivamente sia stato un certo Antony Flocker. Costui un americano di madre italiana, si presentò come incaricato da un gruppo statunitense che aveva in progetto di costruire in Usa uno stabilimento per la produzione di automobili. “Monsù” Lancia restò affascinato dall'uomo e dall'idea, e vi si buttò a capofitto. Come spesso accadeva, non informò di questa decisione nessuno, né i suoi collaboratori, né i suoi parenti. L’auto da produrre ideale per le strade americane era la Dilambda, proprio in quegli anni in fase di definizione. Le vetture, però, destinate al mercato americano avrebbero dovuto avere un motore di cilindrata maggiore del tipo 220 già pronto con “soli” 3960 cmc., e una carrozzeria di gran comfort. Il programma era quello di presentare un prototipo del nuovo modello al New York Auto Saloon del ‘28, il più importante dell'epoca, e successivamente altri esemplari più definitivi al National Automobile Show in programma dal 5 gennaio 1929 al Grand Central Palace. Vincenzo Lancia, fedele alla sua indole entusiastica, mise subito all'opera il suo staff di progettisti e fece studiare un nuovo telaio, quello che poi sarebbe diventato, attraverso alcune modifiche, appunto quello della magnifica Dilambda. Negli States, intanto, il 29 settembre 1927 viene fondata, la “Lancia Motor of America”, con Vincenzo Lancia Presidente, Flocker Amministratore e Ferrari operativo a tutto campo: è proprio lui che acquista il vecchio stabilimento della Fiat a Poughkeepsie nello Stato di New York. Il capitale della Società è di tre milioni di dollari, ma non si sa bene chi e con quale percentuale lo abbia versato, di sicuro una grossa parte arriva dalle tasche di Vincenzo Lancia. Intanto a Torino Flocker iniziò a frequentare l'Ufficio Tecnico, interferendo nello studio con continue proposte di modifiche per lo più ritenute assurde e incomprensibili dai tecnici, che in ogni caso riuscirono ad allestire dodici prototipi, con carrozzerie di gran lusso a sei luci, alcune persino con diversi parti dorate, peraltro di dubbio gusto. Si capì successivamente che le continue interferenze di Flocker fossero mirate a ritardare il completamento delle auto per impedire che giungessero a New York in tempo per l'apertura del Salone e, cioè prima che la preparazione del complotto in atto fosse compiuta. Finalmente le auto furono spedite a New York in regime di temporanea importazione. Inaspettatamente partì anche Vincenzo Lancia che, con il suo piglio da leader non poteva neanche immaginare una così importante trattativa nelle mani di un estraneo. Sbarcò a New York il 3 gennaio e volle vedere il Salone e prendere personalmente contatto con i soci d’oltre oceano. Non dobbiamo dimenticare che all'epoca le comunicazioni erano alquanto precarie nel nostro paese, figuriamoci poi fra due continenti così distanti. A questo punto le testimonianze sono un po’ confuse. Di sicuro Vincenzo Lancia si accorge di essere pedinato, probabilmente dopo aver scoperto qualche cosa di losco. Non si sa esattamente se venne minacciato o, addirittura, rapito. Lo ritroviamo nel suo albergo dove affronta Flocker che pentito, gli svela le vere intenzioni dei soci americani. Anche questa volta Flocker è molto convincente, tanto che Lancia molto spaventato, si traveste e lascia l’albergo da una porta secondaria, raggiunge il porto e s’imbarca sulla prima nave in partenza per l’Italia. Riesce così, probabilmente a salvarsi la vita, ma anche a sventare il progetto delittuoso messo in atto dai “soci” americani. Ferrari e compagni, finiti nelle mani dei gangster, avevano creato una società fasulla per la fabbricazione di vetture Lancia, che in realtà non sarebbe mai esistita, allo scopo di lanciare sul mercato dei titoli azionari. La “Lancia Motors of America” fallisce e così anche la “City Trust”; si scopre che non è stato pagato l’acquisto dello stabilimento e a ruota falliscono altre società più o meno coinvolte nell’affare. L’arrivo di Lancia negli States aveva mandato a monte tutto il piano. Ci rimise un po’ di soldi e le dodici Dilambda, ma senza l’aiuto del “pentito” Flocker sarebbe finita molto peggio. Vincenzo Lancia non amava parlare di questa pericolosa avventura, ma decise di costruire comunque la Dilambda che uscì con il primo esemplare nel 1931. Ne vennero poi fabbricate oltre 700 unità fino al 1938, con diverse carrozzerie, sempre elegantissime e con un motore 8V monoblocco, con testa in ghisa, di 3956 cmc. e 100 CV a 4000 giri minuto. Data la mole della vettura, lunga ben 4 metri e 87 centimetri, Lancia, dopo la fortunata intuizione della struttura portante inaugurata nel ’22 con la Lambda, ritornò al telaio separato, ma anch’esso innovativo. La sospensione anteriore è a ruote indipendenti. Ed è necessaria una grande rigidezza torsionale dello chassis, che viene quindi realizzato con longheroni scatolati e con una grande crocera centrale di lamiera sempre scatolata, disposta a X e forata per il passaggio dell’albero di trasmissione. Altre particolarità: la larga applicazione di cuscinetti “Silentbloc” alle articolazioni, il dispositivo a pompa per ripristinare il livello del lubrificante, il termostato sul radiatore e la lubrificazione centralizzata dello chassis per mezzo di una pompa comandata da un piccolo pedale sotto il cruscotto. Non solo: i fanali anteriori riprendevano la forma dello scudo Lancia e il pomello della leva del cambio aveva in testa una serratura per bloccarla e fare così da antifurto.
(Fonte: www.repubblica.it - 23/10/2014)